Elia Viviani: “Ho avuto paura del ritiro, mi ha condizionato. Io Ct azzurro? Vi racconto la veritá”
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Elia Viviani continuerà a correre anche per tutto il 2025 e non solo. Il campionissimo veneto ha firmato con il Team Lotto allontanando lontano i fantasmi di un ritiro che appariva inevitabile: da dicembre si è concluso il contratto con la INEOS Granediers e solo un paio di giorni fa è arrivato l'accordo con la squadra belga: "Mi ha salvato dal ritiro" sottolinea Viviani a Fanpage.it, "son bastati due minuti guardandoci negli occhi, Non nego che è stata dura restare senza squadra, mi ha condizionato mentalmente".
A tal punto che gli ultimi Europei conclusi a metà febbraio a Zolden sono andati nel modo peggiore possibile, parentesi che ora rappresenta già il passato per Viviani che punta in alto: "Primo obiettivo, tornare ad alzare le braccia. Poi vedremo se continuare ancora…" rimandando di fatto un eventuale ingresso nella Federciclismo da CT, "opzione inesistente nei giorni scorsi: i giornali erano solo alla ricerca di un nome che facesse rumore e hanno approfittato della mia posizione".
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Dunque, Elia è iniziata ufficialmente una nuova avventura: è in Belgio a conoscere il suo nuovo team?
Abbiamo firmato qualche giorno prima dell'annuncio ufficiale e sono qui per seguire un paio di meeting con i coach, con i direttori e conoscere la bicicletta nuova. Stiamo cercando di accelerare un po' i tempi
E' stato un vero e proprio regalo per i suoi 36 anni?
Sì, è arrivato qualche giorno dopo, un po' più tardi, però sì.
Cosa le ha fatto scegliere proprio la Lotto?
Mah, diciamo l'opportunità. Nel senso che è stato subito chiaro che abbia detto sì e che avrei voluto fare un anno, forse due. Questo dipenderà in base a quanto sarò competitivo.
Una soluzione che è tardata, come mai?
La proposta concreta ha tardato ad arrivare per vari motivi, soprattutto per la direzione che sta prendendo lo sport, il ciclismo in particolare. Sappiamo che, insomma, si guarda sempre più ai giovani, si cercano nuovi talenti, quindi non è facile prendere un 36enne velocista venire inserito in squadra. Soprattutto visto che nell'ultimo anno non ho vinto.
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Però rischia di non fare il Giro d'Italia con la Lotto, corretto?
Ho sperato fino in fondo una proposta utile per il Giro… ma le card non sono ancora state assegnate, quindi anche le squadre professional come la Lotto sono ancora un po' sul chi va là… finché non avranno la certezza assoluta di poter fare il Giro o niente.
Com'è andata la trattativa con la Lotto?
Sono bastati due incontri faccia a faccia: sono stati più utili che mesi di telefonate. Io avevo bisogno di qualcuno che credesse in me e non qualcuno che pensasse solo di regalarmi un anno di contratto. Non è una questione economica ma solo una questione di voglia di fare ancora un anno, come minimo. Ha aiutato il vedersi faccia a faccia con il manager che tra l'altro conoscevo già da tempo. Diciamo che il primo incontro è andato bene, il secondo on cui si è capito che si poteva fare e alla fine abbiamo avuto la conferma.
C'erano altre proposte sul sul piatto?
Abbiamo parlato con tanti però non erano proposte concrete. Quindi a febbraio ovviamente la più concreta l'abbiamo presa, assolutamente, perché un'occasione come quella della Lotto non si può rifiutare. Una squadra professional ma torna nel World Tour l'anno prossimo ed è tra i primi 10 al mondo in questo momento. Peccato che non fanno il Giro per una scelta di punti e una questione di calendario per assicurarsi il World Tour. Quindi faranno Tour e Vuelta ma intanto partiamo.
Com'è andata con la INEOS la conclusione della sua avventura?
La sento sempre come la mia squadra.. sono gli anni in cui ho passato più tempo con una squadra, ho legato molto con lo staff, dallo staff tutto italiano al rapporto che ho con Pippo, a tutti i compagni di squadra nessuno escluso.
E perché non ha continuato?
Anche lì ci sta c'è stato un cambio generazionale: quello che non mi mi ha non mi ha permesso di continuare è stato più il cambio manageriale perché comunque ero molto legato al vecchio management e ovviamente essendo cambiato non c'è stato più quel feeling. Per il nuovo management ero uno dei tanti, diciamo così, ero uno con qualche anno sulle gambe e quindi hanno preso un'altra strada…
Come sono rimasti i rapporti?
Il rapporto è rimasto buonissimo, nel senso che io sempre farò il tifo per la Ineos… sono troppo innamorato di quel team ed è sempre veramente un team di altissimo livello, Quindi oggi sono tra i tifosi sono tra i tifosi che voglio vedere il team tornare a vincere sui grandi scenari e non solo sporadicamente.
Ma è vero che le avevano fatto una proposta per restare nello staff?
No, non avevo nessuna proposta. Non avevo nessuna proposta. Anche perché l'avrei considerata, nel senso che ne sarei stato lusingato, poi però forse sarebbe stata più forte la voglia comunque di continuare.
Elia nella nella Lotto lei sarà la chioccia del gruppo: è più responsabilità o gioia di mettersi a disposizione dei giovani?
Sicuramente la gioia: non ci sarà nessuna pressione da parte del team che mi vuole vedere sereno e competitivo e con la voglia di fare. Non avrò quel carico di responsabilità si sentirsi un team sulle spalle. E' un ruolo che mi piace mi si addice, quindi non è un problema.
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Ha già stilato un un calendario, sa eventualmente quando esordirà?
Il mio principale desiderio è di essere a Milano-Sanremo quindi ho espresso questo desiderio. Poi il Team fa un bel calendario ma hanno ancora una riunione tra direttori sportivi, quindi si saprà qualcosa di più nei prossimi giorni.
Il suo nome era stato anche affiancato alla Federciclismo, tutto vero?
Con la Federazione non c'è bisogno di creare dei contatti con me perché siamo in contatto praticamente sempre. Ci siamo sentiti in questo periodo quasi giornalmente, si è parlato della mia situazione e loro non vedono l'ora che io possa essere utile alla nazionale in qualche modo. Ma non si è mai parlato di un ruolo: la notizia del CT è stata una speculazione perché tutti i giornali cercavano qualche nome da mettere là e hanno pensato a questa cosa qua. Però non non c'è mai stata una una proposta, un sedersi a un tavolo: sapevano benissimo cosa c'era nella mia testa e quindi hanno sempre rispettato la mia scelta di continuare.
Dunque, la Federazione p'ha aiutata a continuare?
Alla fine sono stati anche loro a darmi una mano a continuare a correre, Perché se non c'erano questi Europei non sarebbe stato facile per me passare l'inverno… Invece con l'obiettivo degli Europei, ho passato bene l'inverno e ho fatto della Federazione la mia squadra fissa giorno dopo giorno, per qualche mese.
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Ma in futuro quella federale potrebbe essere una strada, Elia?
Io voglio essere utile alla nazionale e non lo so se lo posso essere in quel ruolo, cioè in quello del CT della strada, però perché no? Cioè, lo vedremo, però adesso è prematuro.
Chi dovrebbe prendere il posto di Bennati sarà invece Marco Villa che lei conosce benissimo. Se lo aspettava?
Siamo stati insieme i giorni scorsi, quindi è ovvio che ho vissuto un po' quello che lo ha circondato nelle ultime settimane. Secondo me Marco è una persona pacifica con un grande curriculum. I nostri fari in questo momento possono essere Pippo Ganna e Milan nelle volate, siamo alla ricerca di far crescere quei giovani scalatori ma ci sono tanti giovani secondo me che dobbiamo solo cercare di far crescere bene. Lui è la persona che può portarli ad ottimi livelli. La stima che ho per lui è inestimabile.
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A proposito di giovani, da giovanissimo, a soli 19 anni lei ha iniziato a vincere senza mai più fermarsi: se lo sarebbe aspettato?
Ovviamente no, nel senso che non è una cosa che puoi programmare: è sempre stata una crescita progressiva la mia, tappa dopo tappa… le Olimpiadi di Rio, poi la consacrazione su strada per 3 o 4 anni con dei risultati consecutivi esaltanti, poi difficoltà e il ritorno alle vittorie. Posso dire una crescita fino al 2020 poi una conferma importante: certo è quell'oro olimpico di Rio ha segnato un momento svolta.
Su strada ha vestito maglie prestigiose, a chi si sente ancor oggi più legato?
Non ho dubbi, direi assolutamente gli anni alla QuickStep. Le soddisfazioni e le vittorie hanno accelerato qualsiasi sentimento rispetto al team. Sono stati anni in cui, anche se ci passi solo 2 stagioni, ti sembra di averci passato una vita: 30 vittorie in 2 anni, con successi al Giro al Tour, la Vuelta, nelle classiche, il campionato italiano, il campionato europeo… Quindi sì, dico la QuickSstep perché mi sono divertito come un matto, un gruppo unico che tutti ricorderemo negli anni.
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Lei è uno straordinario atleta multidisciplinare, sia su pista, sia su strada: lo si allena questo talento o ci si nasce?
Quando si parla di multidisciplina non penso ci si debba soffermare solo su pista o strada, ma può abbracciare la Mountain Bike e il Cross su strada.. Il tutto è un mix e sono tantissimi a suddividersi nelle varie discipline. Ci sono delle stagioni in cui ci si concentra su strada e si pensa solo a quella. Ci sono altre in cui è giusto dedicare il tempo per raggiungere un risultato importante come la medaglia olimpica e quindi con una programmazione su pista. Credo che sia una cosa che non solo si può allenare, ma che si può facilmente, tra virgolette, raggiungere una volta che fai le cose fatte bene.
E a proposito di cose fatte bene, viene in mente ovviamente la straordinaria giornata agli Europei di Monaco… Come è nata quella folle quella folle idea?
Sono quelle cose che nascono quasi per caso e vanno a finire bene. La verità? E' nata che ovviamente volevo essere il leader su strada, cosa che non si è concretizzata perché mancavano i risultati. Bennati non poteva darmi in mano una nazionale, senza che io ottenessi risultati. Il leader era Nizzolo, poi si fa male, quindi io ero la riserva.. ed ero già là.
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Quindi la vera sorpresa è stata vederla correre in strada?
Diciamo che il mio programma a sorpresa è stato la strada, non l'eliminazione della sera. Nel momento in cui c'è stata l'opportunità di correre la strada, nella mia testa ero pronto anche se poi l'ho gatto con la bici e le ruote che c'erano. Abbiamo visto che le tempistiche c'erano e mi son detto "Perché no? Alla fine saliamo con la maglia da campioni del mondo, vado, mi diverto e vediamo cosa succede".
E cos'è successo?
Che ho chiesto a Villa di tenermi iscritto all'eliminazione della sera, e che ne avremmo riparlato a poche ore dalla gara su pista. Alla fine è arrivata una grande vittoria che è suonata da impresa proprio per questo motivo qua.
A proposito di Europei… gli ultimi non sono andati benissimo. Cos'è che è mancato?
Io di solito storicamente, a febbraio sempre soffro un po'. Poi questa volta ovviamente ho fatto l'inverno dove comunque mi è mancato il ritiro su strada, con gli allenamenti con una squadra che comunque ti dà gamba, ritmo, ti dà poi qualcosa in più.
Ma non le è pesata la situazione di essere senza squadra?
Sì, poi probabilmente sono arrivato in pista con una testa non libera. Sono sempre onesto in queste cose: evidentemente è normale vivere un momento particolare, anche se facevo finta di niente la mia testa non era libera del tutto. Sapevo di essere comunque senza una squadra per il 2025.
E per il 2025? Un obiettivo, una promessa, cosa ci dobbiamo aspettare da Elia Viviani?
Sicuramente l'obiettivo numero uno è alzare le braccia il più possibile su strada e tornare ad avere quel feeling con la vittoria. Una cosa che mi manca ma è la verità. Poi su pista, di certo, voglio puntare a riprendermi quel mondiale a eliminazione che negli ultimi due anni ho solo sfiorato. Qualcosa di incompiuto, che ho lasciato lì, ecco.