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Dopo la vittoria di Jungels, al Tour scoppia il caso Covid: “Altri sono positivi ma tacciono”

Domenica Bob Jungels ha vinto la tappa, dopo aver iniziato il Tour da positivo mentre altri corridori sono stati fermati dall’organizzazione. Scatenando una feroce polemica sui protocolli modificati dall’UCI all’ultimo istante.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il Tour de France ha concluso la sua prima settimana di tappe dando vita ad una edizione tutt'altro che anonima e ricca di colpi di scena. Sin dal prologo, in una cronometro vinta a sorpresa da Lampaert, per poi lasciare spazio ad altri due assoluti protagonisti: Wout van Aert e Tadej Pogacar. Nel mezzo, tante storie da raccontare tra tentativi di fuga e cadute spettacolari e spaventose, fino al successo di Bob Jungels, il corridore che nemmeno doveva essere presente alla partenza, perché positivo al Covid.

Sì, il Covid. Anche la pandemia con cui oramai si sta imparando a convivere è stata protagonista al Tour de France, inserendosi all'interno del gruppo ed espandendosi tra i vari team fino a costringere qualche ciclista a dover abbandonare anzitempo la Grande Boucle. Non è stato il caso, però, del passista-scalatore della AG2R Citroën Team che si è inserito regolarmente ai nastri di partenza della crono di Copenaghen per poi proseguire la propria corsa fino a domenica 11 luglio, quando si è ritagliato uno spicchio di gloria vincendo in solitaria la sua prima tappa assoluta al Tour.

Proprio in quella tappa non ha preso il via Guillame Martin della Cofidis che nella giornata di sabato ha richiesto un controllo anti Covid ed è risultato "altamente contagioso", parametro che ne ha obbligato al ritiro immediato. Creando un putiferio e un cortocircuito all'interno dell'organizzazione e del protocollo in essere, visto che la tappa è stata poi vinta da Jungels che era risultato positivo il 1° luglio. "Quando sei troppo onesto, alla fine vieni sempre fregato" si è sfogato il francese della Cofidis subito dopo l'esclusione. "Se non avessi detto nulla e fossi rimasto in silenzio, oggi sarei ancora in gara. Il protocollo è troppo vago e poco chiaro, credo che molti altri in gruppo stiano zitti per evitare problemi. Sono rumors e voci, ma molti non sono al top e qualcosa vorrà pur dire: corriamo in gruppo, potrebbe esserci un cluster di infezione, perché la bolla viene sempre meno rispettata"

Ma cosa centra il successo del lussemburghese  Jungels con il Covid-19 riscontrato a Martin? Centra e molto perché Bob Jungels in qualsiasi altra disciplina sportiva professionistica non sarebbe potuto presentarsi regolarmente al via lo scorso 1° luglio, essendo risultato positivo ai controlli dei tamponi del 30 giugno. Ma l'UCI ha visto bene di mettere mano al regolamento internazionale proprio alla vigilia della principale corsa a tappe e dal 28 giugno ha cambiato il regolamento sulle direttive anti Covid da seguire, facendole entrare in vigore proprio per la partenza dell'edizione 2022 del Tour.

Una coincidenza che ha scatenato ovviamente più di una polemica, creando anche tensione e nervosismo nel seno dell'organizzazione divisa tra pareri differenti sulle procedure da applicare all'ultimo istante, ma che ha permesso a molti team di lasciare inalterata la propria lista di partecipanti, come è accaduto per l'AG2R con Jungels che, ai controlli effettuati su tutti gli iscritti, nelle 24 ore precedenti al via, era risultato positivo al Covid. E ha permesso al Tour di avere una lista di partenti ben nutrita e per nulla scalfitta dalla pandemia, per la gioia dei Team, degli appassionati, ma soprattutto delle televisioni e degli sponsor.

Il nuovo regolamento, rivisto e corretto nell'arco di 24 ore, non prevede più l'obbligo di isolamento da parte del positivo ai test e quindi l'automatica esclusione dalla corsa, ma ha inserito il "grado di positività" sul quale si determinano le decisioni. Si è creata una commissione, più unica che rara nel mondo dello sport professionistico, formata da tre dottori: il medico della squadra del corridore positivo, il medico responsabile Covid dell’evento in programma e il responsabile medico dell’UCI. Per decidere l'esito finale, i tre luminari votano a maggioranza, valutando ogni singolo caso in base ad alcune specificità inserite nel nuovo regolamento.

Bob Jungels, ad esempio, ha potuto regolarmente partecipare al Tour malgrado la sua positività perché la commissione medica ha valutato la carica virale registrata agli ultimi due tamponi effettuati, molto bassa per cui, malgrado fosse affetto da Covid, non è stato considerato contagioso per gli altri. A vantaggio di Jungles sono sopraggiunti poi altri test, il giorno stesso la partenza che avevano registrato valori ulteriormente in calo. Altro dato essenziale che ha "salvato" il lussemburghese a discapito di Bryan Coquard della Cofidis i cui valori erano comunque bassi, ma con una tendenza ascendente al via a Copenaghen, e del povero Guillame Martin, che ha pagato la sua eccessiva onestà.

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