Doping e ciclismo, l’esperto: “Monossido di carbonio a volte letale, ma impossibile individuarlo”

Chetoni, camere ipobariche, inalazioni di monossido di carbonio. Ciclicamente il mondo del ciclismo è pervaso dal velo del sospetto di doping, pratiche illecite e oltre il filo della sportività che alimentano illazioni e retropensieri che ne inquinano il proprio essere. Così, a fronte anche delle eccezionali prestazioni mostrate da Tadej Pogacar in questo inizio di stagione, si è rispolverato il vecchio tormentone che mette in dubbio le qualità del campione sloveno, anche alla vigilia del prossimo appuntamento che tutti aspettano, la Parigi-Roubaix.
Per capire cosa ci sia di vero nell'assunzione sempre più massiccia di sostanze e integratori e per l'utilizzo sempre più sistematico di pratiche atte a permettere di migliorare le proprie prestazioni in bici, ne abbiamo parato con il dottor Stefano Bianchi, Medico Chirurgo, Specialista in Medicina dello Sport.

Dottore la sorprende che si sia tornati a parlare di doping non appena è iniziata la nuova stagione di ciclismo?
No, ciclicamente qualcosa viene fuori e questo è un po' la storia del ciclismo e dello sport in generale. Non mi stupisco anche se rispetto a un anno o due anni fa ci siano situazioni e cose nuove.
Si parla tanto di chetoni, ultimamente: di cosa si tratta precisamente?
Quando si parla di chetoni è un po' parlare di acqua calda, nel senso che sono sostanze che vengono prodotte anche dal nostro organismo quando siamo in una fase di digiuno. Si tratta di un meccanismo di difesa che utilizza il grasso corporeo e il grasso viene utilizzato mobilizzando gli acidi grassi che vanno a finire nel fegato e vengono trasformati in energia e in corpi chetonici. Poi questi chetoni possono essere utilizzati dal cervello o anche da altri organi con uno scopo energetico, sono una specie di serbatoio di riserva naturale dell'organismo per sopravvivere in condizioni sfavorevoli come quelle del digiuno.
Dunque non c'è nulla di illecito o di sbagliato quando vengono assunti dai ciclisti?
Fondamentalmente no, perché producono energia, il problema è un eventuale eccessiva assunzione di chetoni.
Cioè?
È vero che servono per produrre energia, ma quando ne produciamo talmente tanti da essere in eccesso, può modificare il il pH, poi vengono modificati gli equilibri elettrolitici e si può arrivare addirittura al coma, cioè a una situazione gravissima con i disturbi neurologici. Però sto partendo dall'idea che sono prodotti che si assimilano per bocca, quindi non vedo una vera pericolosità: una persona quando ne prende troppi, comincia a sentirsi male e si ferma. Quindi un problema, secondo me, di salute reale non c'è.
E sulla loro eventuale definizione di doping?
Ci sono degli studi in corso, se poi la WADA valuterà che ci sono dei rischi per la salute, come può essere successo per altre sostanze le vieterà, ma io ho dei dubbi perché non è una sostanza farmacologica. Un conto è un farmaco, che è un qualcosa di estraneo e un conto è un qualcosa che, come dicevo prima, è già prodotto dall'organismo.

Ma chi li assume non fornisce un miglioramento delle prestazioni?
In via teorica sì, nel senso che effettivamente fa risparmiare il glicogeno muscolare, quindi gli zuccheri, per cui è chiaro che uno può avere più, come dire, sprint finale, più risorse energetiche. Però l'impatto sulla prestazione è però molto molto limitato. Nel senso che fatico a pensare una persona che vince una gara di ciclismo perché usa chetoni solo per quello, quindi stiamo parlando di un impatto sulla prestazione che è molto limitato. Poi chiaro che a altissimi livelli quando sei al top è chiaro che anche quell'1% in più ti può aiutare, ma non la prenderei come una nuova forma di doping.
Più delicato e forse complesso il discorso del monossido di carbonio, giusto?
Assolutamente.
Qual è la differenza?
In questo caso si sta parlando di un qualcosa che è completamente estraneo alla nostra natura, il monossido di carbonio è una sostanza che di per sé è molto pericolosa per la salute, perché non dà sintomi. Si lega l'emoglobina, però purtroppo sostituisce l'ossigeno in questo legarsi all'emoglobina, per cui non arriva più l'emoglobina a ai distretti, ai tessuti e ovviamente, in casi in casi eccessivi, si può arrivare anche alla morte. Si sta parlando di un prodotto esogeno, cioè estraneo e pericoloso.
Molte squadre hanno ammesso l'utilizzo di monossido di carbonio semplicemente come test, è plausibile come spiegazione?
Potrei pensare di sì, perché la misurazione della quantità di emoglobina che può essere fatta respirando una miscela di gas fra cui il monossido di carbonio, ti dà un valore più sicuro, mentre la misurazione del emocromo è molto variabile. Un caso emblematico è quello di Pantani: la sera prima sono sicuro che lui avesse un valore più basso, la mattina l'ha trovato più alto di quanto era in quel momento il limite, per cui fu fermato.

Cioè, il monossido come test può essere una pratica non solo consentita ma anche utile?
Ai fini della misurazione anche sì: l'ematocrito è più variabile, mentre una misurazione di questo tipo è precisa. Sul fatto che possa essere utile per questo scopo sì, però inalando la quantità minima.
E i sospetti che lo si utilizzi invece per migliorare le prestazioni? È una accusa reale?
Sì: come è utile la eritropoietina, come è utile la tenda ipobarica perché sono meccanismi che ti aumentano la possibilità di trasporto dell'ossigeno da parte dell'organismo. Quindi è come usare l'eritropoietina che ti aumenta l'emoglobina che ti porta più ossigeno ai muscoli che ti servono ovviamente nello sport aerobico per migliorare la performance. E' un po' come lo è anche la tenda ipobarica o anche semplicemente andare in altura. Migliorano la prestazione.
Quindi la linea che separa l'uso lecito da una pratica di doping è estremamente sottile…
Sì, diciamo che l'utilizzo di monossido presenta di fondo dei rischi importanti di salute, se uno esagera o ne fa troppo uso. Rischi che non hai se vai in altura o se dormi nella camera ipobarica.
Ma è doping oppure no, farne uso?
La linea è sottilissima, se la valutazione del doping è il rischio per la salute, ti dico che il monossido di carbonio è una cosa assolutamente sconsigliabile, perché ti può creare dei danni gravi e quindi è doping. Secondo me il doping nel termine attuale è più un qualcosa cosa che pone a un rischio di salute la persona, piuttosto che non qualcosa che ti migliora la prestazione. Il monossido di carbonio è un meccanismo molto artificioso: non ho dubbi che sia una cosa contraria ai principi del dello sport e anche contraria alla salute.
Capire se un ciclista ne fa uso oppure no, è attualmente difficile?
E' molto difficile: o becchi la persona che la sta facendo oppure non ce la fai. Non è un qualcosa che ti lascia una traccia come un esame del sangue. Devi pensare di fare dei controlli finalizzati a quello altrimenti è l'unico modo è trovare la persona che lo sta facendo: è effettivamente molto complicato poter dimostrare che un atleta abbia utilizzato questo metodo proibito.
C'è chi ha proposto per cancellare tutti i sospetti che i ciclisti pubblicassero i propri dati alla luce del sole. Avrebbe senso?
A parte che qui si entra nella privacy delle persone e nell'ambito della morale, è vero anche però che dopo cominci a entrare in un circolo vizioso perché pubblichi dei dati ma il giorno dopo assumi qualcosa. E dovresti ripubblicare tutto e via così. E poi: quali esami? Gli esami del sangue, l'emocromo? No, anche se il messaggio è chiaro non sarebbe la strada giusta per togliere i sospetti. Sarebbe tutto tremendamente complesso e complicato, si entrerebbe in un loop in cui tutti dovrebbero fare esami su esami, 24 ore sette giorni su sette.