Cosa succede davvero in gruppo al Tour de France, quello che non si vede: gomitate e colpi proibiti
Per il Tour de France è arrivato il momento della cronometro, la classica corsa contro il tempo in cui i ciclisti si sfidano uno alla volta sullo stesso tracciato a cadenze predeterminate. Nessun contatto, nessun confronto ravvicinato, nessun pericolo di una caduta di gruppo o altro. Tutto ciò che accade puntualmente nelle classiche tappe dove, in pianura così come in salita o in discesa e nelle sempre più concitate volate, accade di tutto con rischi altissimi di creare incidenti come già spesso è accaduto. La dimostrazione? Un filmato direttamente registrato da una pro-cam sotto il sellino di uno dei ciclisti impegnati alla Grande Boucle 2024.
Cosa accade davvero in seno al cosiddetto plotone, il raggruppamento di ciclisti che percorrono le strade del Tour de France? La risposta è celata nelle immagini mostrate live da una telecamerina posta sul retro di una delle bici dei corridori, dove si evidenzia per bene tutto ciò che sfugge spesso e volentieri agli occhi comuni, attratti da fughe, scatti, vincitori e che non si accorge che la vera "battaglia" quotidiana che coinvolge la maggior parte degli iscritti avviene nella pancia del gruppo. E che sale all'onore delle cronache unicamente in caso di sbandate, spallate, polemiche e cadute a fine tappa, nonché per atteggiamenti spregiudicati dei sempre meno contenibili tifosi a bordo tracciato.
Cosa accade all'interno del gruppo di ciclisti al Tour de France
Le immagini parlano chiaro e sono ben esplicative sui rischi che tutti i giorni – e non solo al Tour ma la corsa in giallo ne é perfetto simbolo – la maggior parte dei ciclisti corrono ad ogni tappa. Avviene praticamente di tutto, dalle spallate per farsi largo e guadagnare posizioni importanti, alle frenate improvvise per decelerazioni altrettanto inattese per evitare cadute ad effetto domino, fino alle traiettorie che appaiono impossibili e che vengono infilate sfiorando di qualche millimetro compagni ed avversari con evidente rischio per la sicurezza generale. E non mancano scorrettezze e colpi proibiti che, anch'essi, "fanno parte del gioco".
Ordinaria amministrazione che evidenzia due fattori su cui si sta discutendo da anni e che sono ciclicamente sulle bocche di tutti: la sicurezza dei ciclisti e i regolamenti UCI. Nel primo caso, è evidente che come sempre più spesso si sente dire anche dai diretti interessati, che "nessuno oramai frena più" ed è per questo che alla fine accadono situazioni pericolose, a volte con conseguenze tragiche, altre volte che compromettono stagioni e risultati. Nel secondo, sotto la lente di ingrandimento ci sono i regolamenti da parte di chi organizza i grandi giri o semplici classiche dove esistono parametri ferrei che portano anche a sanzioni e declassamenti o dove si mette mano addirittura ai tracciati e all'incremento di segnali e avvisi a favore dei ciclisti, con evidenti falle nel sistema.
La tappa di Dijon, la volata scorretta di Philipsen e il declassamento
Per capire anche la difficoltà dei giudici di gara nell'osservare il tutto per tappe che durano anche 4-5 ore, con diversi gruppi di ciclisti sparsi lungo il tracciato o nell'osservare la regolarità nelle sempre più folli volate all'arrivo, basti rivedere cosa è accaduto negli ultimi due sprint (su tre finora effettuati) proprio al Tour. Nella tappa 5, la caduta di Pedersen e il "bunny hop" con cui Zingle ha evitato l'incidente di massa, provocata dal tentativo del velocista della Lidl-Trek di farsi spazio laddove non c'era, colpendo le transenne.
Oppure quanto avvenuto a Dijon, tappa numero sei, con Jasper Philipsen che ha letteralmente chiuso alle corde Wout van Aert, costretto a rallentare e preferire di uscire dalla volata finale pur di evitare una rovinosa caduta, per il comportamento scorretto del velocista della Alpecin-Deceuninck poi declassato in classifica di tappa e in quella a punti UCI, poco prima di esporre il proprio rammarico per quanto accduto, su Instagram.