Cosa fa oggi Miguel Indurain, l’antidivo che vinse 5 Tour di fila: regala borse studio ai giovani atleti
Oggi, 16 luglio, Miguel Indurain compie 60 anni e il suo nome ritorna sulle cronache sportive, soprattutto ciclistiche perché la ricorrenza coincide con la ripartenza del Tour de France che si appresta a concludere l'ultima settimana, fino a domenica 21 luglio quando a Nizza si celebrerà la maglia gialla 2024. Proprio nel ricordo della Grande Boucle è legato a triplo filo il ricordo del campione spagnolo, la "Locomotiva di Villava" che per primo riuscì a vincere per ben cinque volte di fila il Tour. Ritiratosi nel 1996, oggi Indurain regala ancora sogni evitando come sempre riflettori e notorietà, cui sfuggiva anche nel momento clou della sua carriera. Lo fa attraverso la sua Fondazione che offre borse di studio ad atleti, molti dei quali sono diventati grazie a lui olimpici e paralimpici.
Miguel Indurain l'antidivo generoso: la "Fundazioa" con cui aiuta gli atleti
Senza clamori o cercando ad ogni costo visibilità, Miguel Indurain ha continuato a rimanere legato al mondo dello sport, non solo del ciclismo. Da quando si è ritirato – nel 1996 – è via via scomparso dalla vita pubblica cui ha sempre preferito quella privata, dedicandosi in primo luogo alla sua grande passione, la bicicletta. Ha continuato a prestare la propria immagine ad eventi ciclistici per lo più spagnoli, come la corsa Ebro Gold Ride, a Miranda del Ebro, e ha ricoperto diversi ruoli di ambassador per prodotti e sponsor sempre legati al ciclismo. Senza grandi clamori, a tal punto che oggi Indurain è assente in modo totale anche dai social network, preferendo gli eventi esclusivamente live.
Ma soprattutto, dal 1998, a soli due anni dal ritiro, si è dedicato anima e corpo alla "Miguel Induráin Fundazioa", una Fondazione senza fini di lucro, con cui ha regalato borse di studio a diversi atleti molti dei quali nel corso del tempo sono diventati olimpici e paralimpici. Precisamente, nei suoi 26 anni di storia ha già concesso borse di studio a più di 1.600 atleti di diverse discipline sportive. Un'attività che lo ha assorbito completamente, così come la dedizione alla famiglia, presentandosi nelle poche volte al pubblico, sempre insieme alla moglie Marisa López de Goicoechea e ai figli Jon e Ana, laureati rispettivamente in Economia aziendale e Biochimica.
Chi era "Miguelòn" Indurain: la straordinaria carriera nel ciclismo anni 80 e 90
Tra i tanti appellativi che Indurain si è guadagnato in bicicletta c'è anche quello maggiormente conosciuto dagli appassionati, di "Big Mig", ovverosia "Miguelòn", soprannome derivato dalla sua stazza non certo da fringuello con i suoi 188 centimetri e 80 chili. Eppure, è stato uno dei cronomen e degli scalatori più forti di sempre, che a cavallo tra gli anni 80 e 90 ha dominato le scene mondiali vincendo ben 5 Tour di fila (1991-1995). Tolti per doping i 7 conquistati da Lance Amstrong, oggi Indurain detiene un record al momento imbattibile anche dagli attuali extraterrestri come Pogacar o Vingegaard. Nel suo palmarès figurano anche due Giri d'Italia in accoppiata al Tour, nel 1992 e 1993, oltre al titolo di campione del mondo a cronometro ottenuto nel 1995 e alla medaglia d'oro olimpica, nella medesima specialità, ai Giochi di Atlanta nel 1996.
Le mitiche sfide tra Miguel Indurain e Claudio Chiappucci
Tra i più forti e completi ciclisti di ogni epoca, ci fu però chi riuscì a metterlo in difficoltà in più di una occasione: Claudio Chiappucci. El Diablo fu in grado di diventare l'antagonista di "Miguelòn" nelle grandi corse a tappe. Una in particolare, datata 28 luglio 1992 quando Chiappucci nella Saint-Gervais – Sestriere (13a tappa del Tour de France) compì una impresa a dir poco titanica: arrivare da solo al traguardo dopo una fuga di 192 chilometri, di cui 125 in perfetta solitudine.
Al suo inseguimento si mise proprio Indurain, già in maglia gialla, ma fu tutto inutile: El Diablo scollinò dall'Iseran con 2'20" su Roberto Conti e Richard Virenque, 2'30" su Chioccioli e Lino. Bugno, Indurain, Hampsten, Virenque e gli altri erano ancora più staccati. Alla fine quel Tour non sfuggì comunque a "Miguelòn", che si impose con Chiappucci in maglia a pois e in seconda posizione, a 4'35", mentre Bugno a Parigi si classificò terzo a oltre 10 minuti.