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Colbrelli come Jacobs, infangato dai sospetti: i francesi divorati dall’invidia sputano veleno

Sonny Colbrelli ha trionfato domenica sul pavé della Parigi-Roubaix, scrivendo una pagina leggendaria dello sport italiano. Una prestazione resa ancora più memorabile dallo scenario di epica battaglia in cui si è svolta la classica delle Fiandre francesi. Tuttavia non tutti l’hanno presa bene: i francesi gettano fango sul ciclista azzurro.
A cura di Paolo Fiorenza
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Sonny Colbrelli ha commosso e reso orgogliosa l'Italia con una prova di altri tempi nell'inferno della Parigi-Roubaix: la vittoria in una ristretta volata nel velodromo della città delle Fiandre francesi ha consegnato il 31enne ciclista di Desenzano del Garda all'iconografia leggendaria di questo sport. Fatica, polvere, fango, sofferenza, ed infine lacrime. Inarrestabili, per un ragazzo che in quel momento ha capito di avercela fatta, di essere entrato nel novero di chi sarà ricordato per sempre. È il primo italiano a vincere la Roubaix nel nuovo millennio, un successo che segue quello di giugno nel campionato nazionale e la medaglia d'oro agli Europei di inizio settembre a Trento.

"Questo è davvero il mio anno, non potrei essere più felice – ha detto Colbrelli dopo il trionfo di domenica, sottolineando come scollinati i 30 anni si sia scoperto campione competitivo ai massimi livelli – Questa vittoria arriva in un momento importante della mia vita, adesso che ho raggiunto la maturità sono arrivati i risultati importanti, prima il campionato italiano e poi quello europeo. Questa vittoria è la conferma che sto andando nella direzione giusta. Adesso non mi fermerò e continuerò sulla mia strada, che mi sembra che sia quella giusta, cercando di ottenere nuovi risultati".

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Il salto di qualità dell'azzurro tuttavia ha provocato la reazione scomposta e tracimante invidia della stampa francese, che ha rimarcato proprio l'assenza di risultati al livello più alto prima di quest'anno: "Vincitore della Parigi-Roubaix, Sonny Colbrelli getta una nuova pietra nel mare dei sospetti", titola Le Dauphiné libéré, giocando sul significato della parola "pavé". Ed ancora il quotidiano ricorda che il ciclista lombardo "ha vinto a 31 anni la Parigi-Roubaix alla sua prima partecipazione, una prestazione senza precedenti da quando ci riuscì Jean Forestier nel 1955". Toni analoghi si ritrovano su Le Parisien e Le Sud-Ouest. Ci si meraviglia che quello che era un velocista si sia trasformato in un uomo da grandi classiche, capace di tenere botta anche in salita con i migliori. E poi si tira in ballo anche l'ispezione della Gendarmeria nello scorso luglio – durante il Tour de France – nelle stanze d'albergo dove alloggiava la squadra di Colbrelli, la Bahrain Victorious, esplosa quest'anno con 30 successi ed i due podi di Damiano Caruso al Giro d'Italia (secondo) e Jack Haig alla Vuelta (terzo).

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Insomma il fango è stato schizzato su Colbrelli anche nelle ore successive al successo che vale una vita sportiva. Senza alcun rispetto per il grandissimo lavoro che c'è dietro: l'azzurro ha perso otto chili grazie ad una dietologa, è assistito da una mental coach, ha cambiato metodologie di allenamento e posizione sulla bicicletta. Massima attenzione a tutti i dettagli, anche tecnologici, come dimostra l'utilizzo degli pneumatici tubeless, arma decisiva per alzare le braccia al cielo di Roubaix. Con buona pace di chi lancia accuse senza lo straccio di una prova. Vi ricorda qualcuno? Esatto, inglesi e americani su Jacobs. L'invidia è davvero una brutta bestia e spesso – vedi lo staffettista britannico trovato positivo al doping – si può ritorcere contro.

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