Clamoroso al Giro d’Italia 2023: non si scala più il Gran San Bernardo, colpa del governo svizzero
Una clamorosa notizia rischia di sconvolgere il percorso del Giro d'Italia 2023 quando si è solamente alla 2a tappa dell'edizione 106. La 13a tappa in programma, da Borgofranco d'Ivrea a Crans Montana (Svizzera) in programma il prossimo 19 maggio rischia di subire un incredibile cambio di percorso, costringendo la Carovana rosa a rinunciare alla sua Cima Coppi, il Gran San Bernardo. Il motivo è il mancato accordo con il Governo Svizzero che sta alimentando le polemiche sull'organizzazione del Giro, colpevole di non aver prevenuto la situazione per tempo.
Ogni Giro che si rispetti ha la sua Cima Coppi, ovvero la punta massima che si tocca in ogni edizione. Nell'attuale, dove si è conclusa solo la prima tappa con il successo di un imperioso Evenepoel, era stata identificata nella salita al Gran San Bernardo, nella tredicesima frazione, una delle più belle e attese tappe di montagna di questa edizione. Con i suoi 2.469 metri, il valico alpino delle Alpi Pennine, tra Italia e Svizzera, non sarà scalato quasi per intero dai corridori, con il percorso che subirà un clamoroso cambiamento proprio alla prima occasione in cui si inizierà a confrontarsi con le principali salite in programma.
La 13a tappa è infatti la prima occasione per fare sul serio tra i big in classifica con una frazione che presenta tre punti chiave: primo, proprio il Col du Grand Saint Bernard che rappresenta la Cima Coppi 2023 con i suoi 2.469 metri d'altezza. Una salita di 34 km al 5.5% di media, posta a metà tracciato e che farebbe già selezione dura in vista delle altre due ascese di giornata, l'inedito Croix de Coeur (15 km al 8,6%) e l'arrivo a Crans Montana, in Svizzera per gli ultimi 13 km al 7,4%. Invece, niente Gran San Bernardo, o meglio: si passerà in galleria.
Non certo un inedito assoluto, visto che già nel 2006 il Giro aveva attraversato il Vallese e la corsa era passata sotto il tunnel del Gran San Bernardo. Ma questa volta tempistiche e motivazioni hanno dell'incredibile: la Svizzera ha comunicato infatti che non sgombererà le strade su Gran San Bernardo, visto che Vincent Pellissier, il capo del servizio di mobilità del Cantone del Vallese aveva già dichiarato chiaramente le decisioni a riguardo: "Non si è mai parlato di aprire il Gran san Bernardo per il fine settimana dell’Ascensione".
L'organizzazione del Giro ha provato a tranquillizzare tutti spiegando che al momento non sia arrivata alcuna comunicazione ufficiale di cambiamenti del tracciato in questione, ma la situazione sembra quasi delineata al clamoroso ribaltone della 13a tappa visto che diversi elementi sono evidenti e circostanziati. Primo: la riapertura alla viabilità del tratto di salita verso il Gran San Bernardo è stato fissato tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, e non di certo entro il 19 maggio, quando è in programma la frazione con la cima Coppi. Secondo: anche forzando la mano, storicamente, la riapertura non è mai avvenuta prima del 23 maggio. Terzo: le parole di Pellissier risalgono a gennaio, quindi molto tempo in anticipo rispetto alla situazione attuale che l'organizzazione aveva il dovere di prendere in considerazione, prevenendo quanto sta accadendo.
La tappa non è ovviamente a rischio, la soluzione alternativa è ben chiara a tutti: si attraverserà il Gran San Bernando attraverso il traforo, come già accaduto in passato. Con una riduzione di 7 km sulla distanza complessiva della frazione che potrebbe avere anche un ulteriore cambiamento: sul Col Croix de Coeur al momento persistono previsioni pessime e quindi è in dubbio anche la seconda scalata di giornata. Che aumenta curiosità e ansie sulla prima vera prova sulle Alpi di questa edizione in rosa 2023.
La smentita da parte dell'organizzazione del Giro d'Italia
A fronte di queste indiscrezioni che stanno rimbalzando in queste ore, è intervenuto Mauro Vegni, il direttore del Giro d’Italia che ha provveduto alla smentita perentoria di rito: "Sono state scritte tante falsità e illazioni" ha evidenziato colui che ha contribuito a disegnare il percorso delle 21 tappe, tra cui la 13a. "Ad oggi, il Giro d’Italia si farà tutto così com’è. Quando si disegna una gara del genere si mettono in conto eventuali problemi meteorologici o logistici, si sanno quali tappe potrebbero causare problemi e si pensano delle alternative. Solo l'intervento delle autorità ci farà cambiare idea".