Chi era Davide Rebellin, il “chierichetto” che ha dedicato tutta la sua vita al ciclismo
La notizia è arrivata improvvisa in un anonimo pomeriggio di fine novembre: Davide Rebellin è stato travolto da un camion mentre si stava allenando ed è morto a 51 anni, in mezzo alla strada. La stessa strada che ha amato per una vita intera, percorsa per oltre 30 anni in sella ad una bicicletta onorando al meglio la propria professione e il ciclismo in generale. La stessa strada che lo ha portato via con sè, mentre stava praticando ciò che era oramai la sua infinita e più grande passione, la bicicletta.
Per chiarire la grandezza di Davide Rebellin basti ricordare che solo qualche mese fa stava ancora pedalando tra i professionisti a 50 anni suonati, diventando l'unico corridore over 50 ad aver mai gareggiato nel calendario europeo. Immenso, per una passione che non smetteva mai di trasmettere anche attraverso un costante utilizzo dei social su cui postava quasi quotidianamente, provando a regalare una parte delle emozioni che la bici continuava a regalargli.
Una passione iniziata negli anni '80 da ragazzo, quando capì che quella sarebbe stata la sua strada, in cui debuttò tra i professionisti nel 1994 per poi restarci fino al 2022, ritagliandosi la stima e la considerazione di amici, compagni e avversari. Il "Chierichetto", così ribattezzato per i suoi modi semplici e genuini in gruppo, in quasi trent'anni pieni, si è ritagliato momenti unici di successi e vittorie che lo hanno inserito per sempre tra i migliori di tutti i tempi delle due ruote italiane e non solo. Nel suo palmaers spiccano le tre Frecce Vallone, la Liegi Bastion-Liegi, un Amstel Gold Race e una sessantina di altre corse, e tappe, di primo livello. Con il momento più esaltante che arriva Nel 2004 in cui diventa il primo ciclista capace di conquistare tre classiche (Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi) in una sola settimana. Poi, la prima medaglia olimpica d'argento conquistata a Pechino nel 2008.
Proprio l'alloro olimpico fu croce e delizia per Rebellin che venne accusato di positività e che la commissione antidoping confermò in una accusa in sede sportiva che gli toglierà ufficialmente la medaglia anche se in sede penale non ci saranno conseguenze. Di quelle accuse infamanti, lo stesso Rebellin si professò da subito assolutamente estraneo ma ne resterà per sempre traccia con la medaglia restituita e quell'amarezza che mai nasconderà: "Un ingiustizia che ho pagato a carissimo prezzo" dirà anni più in là, evitando un argomento che non voleva più ripercorrere nemmeno col pensiero.
Anche negli ultimi anni di attività, Rebellin è stato un esempio di professionalità e dedizione: dopo due stagioni di inattività, ritorna prepotente nel giro professionistico e alla bellezza di 40 anni torna a vincere la Tre Valli Varesine prima degli ultimi acuti in alcune classiche italiane come la Coppa Agostoni, suo ultimo alloro. Poi, lo scorso ottobre, prima del ritiro ufficiale, la partecipazione alla Veneto Classic, sulle strade di casa. Le stesse che se lo porteranno via, in un freddo pomeriggio di novembre.