Dopo la morte di Mäder annullata la tappa al Giro di Svizzera: commossa passerella finale del gruppo
Non si corre oggi in Svizzera con la sesta tappa in programma cancellata dal calendario dopo la devastante notizia arrivata in tarda mattinata: la scomparsa di Gino Mäder, a soli 26 anni, a seguito delle gravissime conseguente della caduta di ieri nella corsa elvetica. Soccorso sul posto e subito trasportato in ospedale in condizioni estreme, il ciclista della Bahrain Victorious è spirato venerdì 16 giugno. In segno di lutto e di rispetto l'organizzazione non ha fatto correre la frazione numero 6 ma, insieme a tutti i ciclisti iscritti, ha concesso un'ultima passerella finale in onore di Mäder.
Il Giro di Svizzera si è fermato e ha deciso di rendere omaggio a Gino Mäder nel modo migliore, onorandone la figura di uomo e atleta esemplare, la cui improvvisa e tragica scomparsa ha devastato nel suo interno il gruppo.
Una scelta nata in modo spontaneo, non c'erano i presupposti per pensare a correre, alle fughe, alla vittoria di tappa. Il dolore ha colpito tutti e così il direttore della corsa elvetica, Olivier Senn, ha comunicato la doverosa scelta di fermarsi: "Siamo tutti devastati, noi come organizzazione, le squadre, i corridori, tutti quanti. Quanto successo è davvero terribile, è difficile ora per me e per tutti parlare perché Gino era una splendida persona e non meritava di lasciare questo mondo in questo modo".
La sesta tappa dunque è cancellata sulla cartina e nella programmazione del Giro di Svizzera 2023 che ripartirà regolarmente domani per concludere ufficialmente la corsa anche se più nessuno ha voglia di risalire in sella. "Lo conoscevano tutti e tutti gli volevamo bene. Oggi non correremo ma vogliamo ricordarlo e omaggiarlo con una passerella del finale di gara. Correremo tutti assieme, in gruppo, fino al traguardo in ricordo di Gino". Una volontà che il gruppo ha espresso fortemente e fermamente e per questo si è deciso per il momento commovente e toccante che ha unito virtualmente tutti i corridori ai familiari di Mäder con 20 chilometri in cui il plotone a passo d'uomo taglia il traguardo, tutti insieme e salutare per l'ultima volta il ciclista svizzero.
La tragica scomparsa è avvenuta nella parte finale della quinta frazione, in una maledetta discesa che è stata fatale a Mäder finito in una scarpata nello stesso tratto dove era caduto un altro corridore, Magnus Sheffield, portato a sua volta in ospedale con contusioni e una commozione cerebrale. Mäder era uscito di strada a quasi 100 chilometri orari, finito in un burrone, nel vuoto, per una decina di metri fino a piombare in uno stagno, dove è rimasto esanime. I soccorsi sono arrivati subito, l'atleta è stato rianimato sul posto, prima di essere trasportato in elisoccorso all'ospedale.
La polemica tra Evenepoel e Geschke sulla tragedia in Svizzera
Non sono mancate le polemiche tra il dolore e la commozione. Per primo a esprimere il proprio fastidio per un percorso ritenuto eccessivamente pericoloso era stato Remco Evenepoel dopo il traguardo, puntando il dito sulla scelta del tracciato. A rispondere al campione del mondo belga, è stato subito Simon Geschke, presente anch'egli al Giro di Svizzera: "La discesa non era pericolosa. Strade buone, nessuna galleria, curve perfettamente visibili. Concordo sul fatto che negli ultimi dieci chilometri di una gara, significa cercare guai. Ma sono i corridori a prendersi i rischi e questo succede non solo in discesa".
La proposta della Cpa: una regola per vietare gli arrivi in discesa
Proprio sull'argomento sollevato da Geschke, l'incidente fatale accorso a Mäder potrebbe aprire una nuova era ciclistica perché è ritornato subito alla ribalta un pericolo – quello dei finali di tappa in discesa – che spesso era stato affrontato dai ciclisti con i relativi sindacati manifestando da sempre la loro contrarietà a queste soluzioni "spettacolari". "Questi arrivi sono da sempre motivo di grave preoccupazione per i ciclisti" ha sottolineato Adam Hansen, presidente del Cpa, l'unica organizzazione di ciclisti riconosciuta ufficialmente dall'UCI. "Ho esaminato la questione all’inizio dell’anno e nessun ciclista era favorevole a un arrivo di tal genere in discesa, tanto che la gran parte preferiva avere almeno 3 chilometri pianeggianti prima".
Davanti alla tragedia di Mäder potrebbe arrivare una rivoluzione epocale e imporre per regolamento il divieto assoluto di un traguardo in fondo ad una discesa: "Il l mio obiettivo è quello adesso di presentare un regolamento per l’UCI e agli organizzatori in modo che capiscano cosa chiedano i corridori: una maggiore sicurezza. Purtroppo il mio lavoro non è stato abbastanza veloce" si è rammaricato Hansen, "ma ci arriveremo".