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AlUla Tour nel caos, figuraccia degli sceicchi: manto stradale impresentabile, tappa neutralizzata

Nella seconda tappa dell’AlUla Tour, il fiore all’occhiello delle gare inserite nel calendario UCI che si corrono nella ricca Arabia Saudita si è assistito all’inimmaginabile: 30 chilometri sono stati neutralizzati. Asfalto in condizioni devastanti, indegno di una gara internazionale che ha visto diverse cadute e una infinità di forature.
A cura di Alessio Pediglieri
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La ricca Arabia Saudita da qualche anno si è preso un posto rilevante anche nel mondo del ciclismo, spingendo a suon di soldi l'UCI a guardare verso oriente per il calendario internazionale di ciclismo. Così, le gare organizzate a bordo deserto hanno sempre più preso piede capitanate dalla prova regina, l'AlUla Tour un appuntamento che dal 2020 è diventato parte integrante di inizio stagione. Ma nella seconda tappa in programma mercoledì 30 gennaio, i ricchi sceicchi hanno rimediato la più classica delle brutte figure internazionali: tappa accorciata, percorso modificato e ciclisti costretti per diversi chilometri a pedalare dietro le ammiraglie a ritmi blandi. Motivo? Un manto stradale in pessime condizioni e accidentato che ha provocato diverse cadute ma soprattutto numerosissime forature.

La stagione di ciclismo è appena iniziata con i classici appuntamenti invernali che vedono il calendario spostarsi nelle calde terre australiane e arabe. Così, l'AlUla Tour, iniziato martedì 29 gennaio (e che finirà dopo 5 tappe, sanato 1 febbraio) è al centro delle attenzioni di addetti ai lavori, professionisti e tifosi con la classica campagna promozionale a suon di soldi da parte degli organizzatori arabi che stanno spingendo in qualsiasi modo per prendersi anche una fetta di ciclismo, dopo averci provato col calcio. Ma ciò che hanno rimediato nella seconda tappa, poi vinta da Tom Pidcock è stata figuraccia in direttissima.

Un AlUla Tour ai limiti dell'imbarazzo: manto stradale pessimo

L'introduzione della salita Bir Jaydah avrebbe dovuto essere il fiore all'occhiello dell'intera quinta edizione dell'AlUla Tour, inserita nel finale di percorso della seconda tappa ma le pessime condizioni delle strade hanno dato luogo a scene di imbarazzo e decisamente poco professionali. Asfalto accidentato e in pessime condizioni con a bordi della carreggiata profondi solchi mentre terriccio e ghiaia hanno messo a dura prova i ciclisti, che alla fine hanno desistito. Tantissime le forature con una infinità di corridori costretti al cambio bici o gomme, mentre altri sono ruzzolati per terra.

L'organizzazione obbliga i ciclisti a frenare: tappa neutralizzata

A 45 chilometri dall'arrivo previsto, Jens Reynders della Wagner Bazin WB e l'italiano Simone Raccani, che era in fuga, è stato improvvisamente fermato dalla giuria della competizione obbligandolo a rallentare e costringendolo a perdere tutto il vantaggio dagli inseguitori che nel giro di un istante lo hanno raggiunto. Poi, l'assurdo: l'ammiraglia dell'organizzazione si è posta davanti ai corridori riducendo la gara ad una passeggiata, per circa 30 chilometri, di fatto cancellati.

Il finale assurdo: ai fuggitivi non viene concesso l'iniziale vantaggio

Solamente a cinque chilometri prima del traguardo, poco prima della tanto attesa salita finale di Bir Jaydah, la corsa è ricominciata con la giuria che ha dato a Reynders e a Raccani un po' di vantaggio. Ma non tutto quello che avevano maturato prima della neutralizzazione, come sarebbe dovuto essere, togliendo loro ogni possibilità di vittoria, andata al 25enne britannico Pidcock della Q36.5 Pro Cycling Team.

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