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Ciclismo, da Oxford al record dell’ora: Vittoria Bussi pedala verso Tokyo 2020

La trentunenne ciclista romana, che nello scorso settembre ha centrato il record dell’ora ad Aguascalientes in Messico, ha raccontato la sua storia in una lunga intervista: “Non ho dietro una squadra professionistica e mi sono organizzata da sola investendo tutti i risparmi. Gli sponsor guardano solo a quanti follower mi seguono sui social”.
A cura di Alberto Pucci
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La strada per Tokyo 2020 è ancora lunga e piena di curve insidiose per molti atleti italiani. Per alcuni di loro è però anche terribilmente in salita, soprattutto per chi è alle prese con problemi di natura economica. Per potersi allenare e puntare ad arrivare a certi livelli, l'aiuto degli sponsor è infatti fondamentale e lo sa bene anche Vittoria Bussi: trentunenne ciclista italiana, balzata su tutte le prime pagine dei giornali lo scorso settembre in seguito alla conquista del record dell'ora stabilito ad Aguascalientes, centrato dopo aver superato i 47.980 chilometri fatti segnare da Evelyn Stevens nel 2016.

"Dopo l'impresa in Messico ho un paio di sponsorizzazioni, ma non ho ancora raggiunto i 16 mila euro che mi consentirebbero di coprire almeno le spese e con altri ho litigato – ha spiegato Vittoria al "Corriere della Sera" – A loro dei tempi interessa poco. Mi chiedono quanti follower ho. E se ne vanno. A novembre sono andata in tv, avevo la gonna. Il giorno dopo ho avuto più like di quando ho fatto il record. Mi sono cadute le braccia a terra. A parte i materiali, i velodromi in Italia hanno costi incredibili. Ho dovuto fare il passaporto biologico, 7.500 euro all’anno, e tenere un diario con tre mesi di anticipo per essere rintracciabile dai controlli antidoping".

La scelta di Vittoria

Laureata in Matematica con borsa di studio per il dottorato di ricerca a Oxford, Vittoria Bussi ha mollato tutto per dedicarsi alla bicicletta: "Ho lasciato l'università per allenarmi e dato che mi dicevano che andavo forte a cronometro ho pensato di puntare al record dell'ora – ha aggiunto – Le difficoltà sono però molte e non ho dietro una squadra professionistica. Mi sono organizzata da sola investendo tutti i risparmi. Il mondo del ciclismo di oggi non mi piace. Manca il rispetto dei diritti minimi dei lavoratori".

In attesa di nuovi possibili sponsor, Vittoria continua intanto ad allenarsi a Palma De Maiorca e sognare le Olimpiadi: "A parte il clima, a Maiorca c’è un velodromo perfetto a prezzi accessibili, ho un bagno e uno spogliatoio tutti per me. Il segreto del record dell'ora? Bisogna saper sopportare il dolore sin dal primo metro. Il cervello ti dice basta, tu devi resistere. Quando sto per cedere penso a mio padre Walter, a quei pomeriggi in cui mi accompagnava al campetto di atletica. E così riesco ad andare avanti".

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