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Zlatan Ibrahimovic e l’impatto con l’Inter: quei “gruppetti” nello spogliatoio che odiava

Zlatan Ibrahimovic è la stella del Milan, ma in passato ha giocato anche per tre stagioni con l’Inter. Anni fa quando scrisse la sua autobiografia l’attaccante svedese parlò dei gruppetti che si erano formati nello spogliatoio dell’Inter, che lui cercava di combattere: “La vera sfida era rompere quei c…o di gruppetti di argentini e brasiliani. Bisognava rompere questi dannati clan”.
A cura di Alessio Morra
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Zlatan Ibrahimovic è stato uno dei grandi protagonisti dell'ultimo derby di Milano, segnò, fece la differenza nel primo tempo, anche se poi vinse l'Inter. Ora lo svedese vuole rifarsi ed è già pronto a battagliare contro la sua ex squadra, verso cui spesso non ha avuto delle belle parole. Anni fa, nella sua autobiografia disse: "Quando arrivai lì, all'Inter, capì che la vera sfida era rompere quei cazzo di gruppetti. Li odiai fin dal primo giorno, tutte le squadre rendono molto meglio quando fra i giocatori c’è coesione. All’Inter era l’opposto. E al presidente Moratti dissi che bisognava rompere questi dannati clan. Non possiamo vincere se lo spogliatoio non è unito".

Lo svedese passò all'Inter nella calda estate del 2006. Un'estate indimenticabile per tutto il mondo del calcio italiano. Perché la nazionale vinse i Mondiali in Germania, mentre la Juventus venne spedita in Serie B, e perse contestualmente due scudetti – uno di quelli finì all'Inter e ancora oggi crea delle polemiche. I bianconeri cedettero una serie di big, ma non tutti. L'Inter acquistò il francese Vieira e Zlatan Ibrahimovic. Il bomber era un obiettivo pure del Milan, che in virtù di eccellenti rapporti con il club torinese aveva una sorta di prelazione, che svanì quando Moratti offrì una cifra più alta. Ibra firmò un contratto quadriennale, la Juve incassò quasi 25 milioni di euro.

Il bomber quando si presentò non curante di quello che sarebbe potuto scaturire dalle sue dichiarazioni (anche se i social ancora non esistevano) disse:

Io mi sento ancora campione d'Italia, abbiamo vinto il titolo negli ultimi due anni. Alla Juve abbiamo lavorato bene, tutti i giorni, tutti i mesi. Abbiamo lottato e vinto il titolo". Rileggendo adesso queste parole si capisce sempre quant'è forte la personalità di Zlatan, che poi aggiunse: Quando ho saputo dell'interesse dell'Inter ero molto felice: quand'ero piccolo ero un tifoso nerazzurro. Sono un vincente, lo sono sempre stato e adesso lo sarò con l'Inter. Una squadra molto forte nella quale per me è un grande onore giocare.

Tre stagioni e tre scudetti con l'Inter

Naturalmente così fu. Ibra confermò la sua fama di vincente anche con l'Inter: tre campionati disputati e tre scudetti vinti, naturalmente da protagonista con gol pesantissimi segnati in tutte e tre le stagioni, in cui soprattutto la Roma e la Juventus provarono a lottare con i nerazzurri. Vinse anche due supercoppe italiane e segnò 57 gol in 88 partite di campionato, con il titolo di capocannoniere della Serie A nel 2008-2009. Poi ci fu lo scambio con Eto'O e il passaggio al Barcellona, un anno in Spagna prima del ritorno in Italia, con il passaggio al Milan.

I clan nello spogliatoio dell'Inter

Ma le stagioni interiste di Ibrahimovic furono anche contrassegnate da grandi lotte interne con il resto dello spogliatoio, che Zlatan detestava come scrisse nel suo libro: ‘Io Ibra'. Ibrahimovic voleva che il gruppo fosse unito, ma secondo lui non era così e sin dal suo arrivo cercò di rompere quei gruppetti consolidati:

La vera sfida era rompere quei c…o di gruppetti di argentini e brasiliani. Bisognava rompere questi dannati clan. Non si può vincere se lo spogliatoio non è unito. E non dipendeva soltanto dal fatto che io venivo da Rosengård, dove ci si mischiava senza problemi: turchi, somali, jugoslavi, arabi. Là in un angolo stavano seduti i brasiliani; gli argentini stavano in un altro e tutti gli altri in un terzo. Era una cazzata. Così considerai come mio primo grande test da leader porre fine a quella situazione. Andavo in giro e dicevo: «Cos’è questa storia? Perché state lì seduti tra di voi come dei bambini?. Lo dissi pure a Moratti.

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