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Zlatan Ibrahimovic e la strategia del trash talking applicata al calcio: come funziona

Le frasi urlate da Zlatan Ibrahimovic a Romelu Lukaku nel derby sono figlie di una strategia precisa, quella del “trash-talking”. Spesso e volentieri in carriera lo svedese ha utilizzato un linguaggio provocatorio, con riferimenti al passato e paragoni per cercare di imporre la propria leadership e “demolire” o irretire gli avversari.
A cura di Marco Beltrami
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"Vai da tua madre, vai a fare le tue stron*ate vudù, asinello". Queste parole pronunciate da Zlatan Ibrahimovic all'indirizzo di Romelu Lukaku, nell'accesissimo duello andato in scena nel derby di Milano si sono rivelate come benzina sul fuoco. Non un insulto diretto, non un'offesa esplicita, ma un riferimento colorito ad un episodio del passato da parte dello svedese, intenzionato a toccare le "corde giuste" per mandare su tutte le furie l'avversario. Parole che rientrano in una strategia precisa, quella del cosiddetto "trash-talking" che spesso e volentieri Ibrahimovic ha utilizzato in carriera.

Perché Ibrahimovic ha fatto riferimento ai riti vudù della mamma di Lukaku, cosa c'è dietro

Nel silenzio di uno stadio San Siro senza tifosi, le parole di Ibrahimovic e Lukaku si sono sentite chiaramente. Un riferimento ad un episodio del passato di Lukaku e alle voci smentite dal diretto interessato sui riti vudù effettuati dalla mamma per decidere il suo futuro e in particolare un trasferimento di mercato. Non un insulto qualsiasi, magari condito da una parolaccia (come per esempio la risposta del belga mosso da una reazione istintiva: "Vuoi parlare di mia madre? Perché? Fottiti, tu e tua madre. Parliamo della tua, di mamma: è una pu**ana"), ma parole "studiate" e mirate a colpire l'avversario, che tra l'altro si stava beccando con Romagnoli e non con lo svedese, dimenticando il passato condiviso allo United.

Che cos'è il trash-talking utilizzato da Ibrahimovic

Una situazione simile, anche se con toni diversi, a quanto accaduto pochi giorni fa in Milan-Atalanta, con le schermaglie verbali con il centravanti avversario Zapata: "Non possiamo chiudere una partita senza rigori? Ho più gol io che partite tu in carriera". Una dimostrazione di quanto Ibra sia attento nelle parole da usare anche per cercare di "demolire" gli avversari facendo riferimento all'occorrenza a paragoni e al passato. Il tutto rientra in una strategia precisa, quella del trash-talking ovvero il "parlare spazzatura".

Si tratta di una forma di insulto, o un modo di parlare "sporco", attraverso iperboli, riferimenti del passato e giochi di parole, che viene utilizzato anche nel contesto sportivo. Un modo per cercare di imporre la propria leadership in modo provocatorio, per provare a capire chi comanda, stuzzicando anche l'avversario e spingendolo come spesso accade all'esasperazione. Il tutto anche documentandosi sul passato dei giocatori nel mirino, come accaduto nel caso di Lukaku e Zapata per infastidire gli avversari, e costringerli a cadere in errore. Dunque non una reazione improvvisa, d'istinto, ma un piano studiato con l'obiettivo di colpire esattamente nel punto giusto, come fatto da Ibra con il riferimento ai riti vudù della mamma di Lukaku.

Gli esempi celebri di trash-talking nel calcio

Se Ibra ha dimostrato in carriera di essere uno specialista del trash-talking, non mancano anche episodi più celebrei che hanno visto altri protagonisti. Basti pensare a Marco Materazzi, e alla provocazione che fece infuriare Zidane autore poi della famigerata testata nel Mondiale 2006, o a Poulsen che fece perdere le staffe a Francesco Totti. Il Pupone per il bruttissimo sputo all'avversario fu squalificato per tre turni a Euro 2004. Lo stesso Ibrahimovic d'altronde è stato beffato recentemente da una forma di "trash-talking" molto light, quando in occasione di Milan-Verona ha sbagliato il rigore dopo essere stato irretito dal portiere avversario Silvestri ("L’ultimo l’hai sbagliato vero?").

In realtà il trash-talking, antitesi del fair play, spesso e volentieri può essere anche controproducente. Ne sa qualcosa lo stesso Ibrahimovic, che proprio nel caso di Inter-Milan, alla fine ne è uscito malissimo. Certo l'obiettivo di far infuriare Lukaku con frasi che sicuramente non gli hanno fatto una buona "pubblicità", è stato raggiunto, ma alla fine a pagare dazio ad un'eccessiva tensione, è stato proprio lo svedese, espulso nella ripresa per un secondo giallo assolutamente evitabile.

Perché Ibrahimovic utilizza il trash-talking

A spiegare cosa spinge Ibrahimovic ad adottare questa "strategia" ci ha pensato il diretto interessato, qualche stagione fa quando militava ancora nei Los Angeles Galaxy. Dopo uno dei tanti duelli verbali, con il difensore avversario Onuoha che poi non accettò le sue scuse, lo svedese dichiarò: "Quello che succede in campo rimane in campo.  Mi piace sentirmi vivo. Mi piace quando diventa duello e questo perché a volte, non che mi addormenti, ma non mi sento vivo se non mi attivano. Hanno bisogno di attivarmi altrimenti diventa troppo facile. Mi conosco. Quando mi arrabbio mi sento bene".

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