Zinchenko in campo con la morte nel cuore: piange per la sua Ucraina durante il minuto di silenzio
Oleksandr Zinchenko ha voluto esserci lo stesso. È andato in campo assieme ai compagni con la morte nel cuore, l'animo in subbuglio e la testa martellata dai pensieri che vanno al suo Paese, l'Ucraina. A Kiev combattono e muoiono, soffrono e fuggono. La guerra scatenata dall'esercito russo è tanto folle quanto devastante e il calciatore del Manchester City non ce la fa più. Non regge a tanta pressione. Singhiozza e muove il capo. Prova a frenare le lacrime. Le trattiene a stento. Gli occhi lucidi e il viso bagnato tradiscono l'emozione.
La sua squadra, di scena a Goodison Park, e l'Everton si allineano prima dell'inizio del match di Premier League: bandiere gialle e blu (i colori dell'Ucraina), un lungo applauso di solidarietà e incoraggiamento del pubblico, l'abbraccio con Vitaly Mykolenko (connazionale che gioca nei Toffees), la t-shirt indossata dai calciatori che reca un messaggio rivolto al popolo ucraino scandiscono quei minuti intensi sotto il profilo emotivo.
Un'ovazione da parte degli spettatori presenti allo stadio fa da sottofondo dopo il minuto di silenzio dedicato al suo Paese in lotta contro le milizie di Putin. Zinchenko ringrazia, piange, si guarda intorno, gli occhi si perdono nel vuoto. Non sa quando e se potrà tornare in patria. Non sa cosa accadrà al suo popolo. O forse sì e la consapevolezza gli provoca dolore maggiore.
Nei giorni scorsi il calciatore del City aveva fatto parlare di sé per una storia condivisa su Instagram (e poi cancellata) nella quale si esprimeva con parole molto forti nei confronti del leader russo. "Ti auguro la morte più dolorosa possibile", il messaggio che ha fatto il giro del web. Zinchenko non s'è limitato a questo ma ha preso parte anche a una manifestazione in onore del suo popolo, per la pace. Nonostante tutto, c'è stato anche chi ne ha criticato tanto attivismo.
In conferenza stampa Pep Guardiola ha risposto in maniera molto polemica: "Tu cosa faresti se attaccassero il Regno Unito? Come reagiresti? Come ti sentiresti?", le parole del tecnico catalano che ha preso le difese del suo giocatore e ribadito il concetto con un esempio altrettanto deciso. Non ha avuto bisogno di andare troppo indietro nel tempo facendo riferimento alla guerra nei Balcani deflagrata negli Anni Novanta nel cuore dell'Europa. "In Jugoslavia nessuno ha fatto niente e si sono uccisi gli uni con gli altri per anni – ha aggiunto Guardiola -. Purtroppo nel mondo ci sono tante guerre e perdono la vita tanti innocenti che vorrebbero vivere in pace".