Zaha: “Orgoglioso di essere nero ma basta inginocchiarsi. A cosa serve?”
Wilfried Zaha sarà il primo calciatore della Premier League che non si metterà più in ginocchio a pochi istanti dal fischio d'inizio. Quel gesto simbolico scaturito dal movimento ‘Black Live Matter' nato dopo l'omicidio di George Floyd (ucciso da un agente della polizia di Minneapolis) viene ripetuto sistematicamente prima di ogni match di campionato per sensibilizzare l'opinione pubblica contro il razzismo. L'attaccante del Crystal Palace ha anche spiegato perché ha preso questa decisione, lo ha fatto nell'intervista a ‘The Guardian' adducendo come motivazioni le stesse chiarite dal Brentford pochi giorni fa: non serve mettere in atto cose del genere, per cambiare e combattere davvero ogni forma di discriminazione serve altro.
In buona sostanza, passata l'ondata emotiva che aveva attraversato il mondo dello sport, inginocchiarsi ha perso di significato. Lui stesso in passato è stato oggetto di abusi razzisti e sa quale valore abbia la solidarietà: sua madre lo ha incoraggiato a versare il 10% dei suoi guadagni in beneficenza da quando aveva 16 anni.
Crescendo, i miei genitori mi hanno insegnato essere orgoglioso di essere nero – ha ammesso Zaha -. E penso solo che dovremmo stare in piedi, non inginocchiarci. Non mi chinerò più anche perché questa forma di protesta ha perso di importanza. Trovo questa situazione inutile anche perché non noto cambiamenti al riguardo.
Più fatti, meno parole. La retorica dei messaggi e delle azioni iconiche può andar bene fino a un certo punto. A cosa è servita effettivamente? Zaha risponde al quesito in maniera molto chiara.
Perché devo persino indossare una maglietta con la scritta Black Lives Matter? È così che dimostro che contiamo qualcosa? Questa cosa è umiliante e non voglio farla più. Né ho più voglia di parlare di situazioni che non sono cambiate, né cambieranno.