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Zaccheroni a Fanpage.it: “Non sarà un campionato regolare. E in caso di nuovo contagio…”

Alberto Zaccheroni, ex allenatore di Milan, Lazio, Inter e Juventus, ha commentato a Fanpage.it la possibile ripartenza del calcio italiano: “Io non sono contro alla ripresa del campionato, ma se qualche altro giocatore si ammala ancora cosa facciamo? Cosa succede se una squadra intera viene messa in quarantena? Giochiamo un campionato zoppo?”.
A cura di Alberto Pucci
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Il calcio italiano non vuole arrendersi al Coronavirus. Anche a costo di prendere scelte che agli occhi di molti potrebbero sembrare azzardate e pericolose. In attesa della decisione relativa alla possibile ripresa dell'attività, dopo l'ultimo incontro interlocutorio tra governo e vertici calcistici, Alberto Zaccheroni non ha dubbi: "Il punto fermo deve rimanere la salute. Io sono un tecnico e di conseguenza conosco bene le dinamiche di spogliatoio e d'allenamento, quelle di una convivenza in un periodo più o meno lungo. Viste le mie conoscenze ho delle perplessità sulla ripartenza". L'ex allenatore di Milan, Inter e Juventus, con un passato in Asia tra Giappone, Cina ed Emirati Arabi, ha parlato in esclusiva a Fanpage.it.

Qual è il suo più grande dubbio?
"Bisogna mettere in piedi ciò che si è in grado di gestire e vorrei capire qual è il piano B se un giocatore si contagia alla ripresa del campionato. Il problema è quello. E cosa comporta il contagio di un giocatore? Comporta l'isolamento di tutta la squadra, che a quel punto non potrebbe più scendere in campo e questo sarebbe un danno enorme sotto tutti i punti di vista. A me dà fastidio quando vengono a dirmi come allenare una squadra e in questo caso non voglio dire cosa devono fare gli altri. Sollevo soltanto una domanda: se succede, siamo in grado di gestire la situazione?".

Meglio, dunque, non far riprendere il campionato?
"Io non sono contro alla ripartenza del campionato, anzi conosco i sacrifici che fanno i club e i giocatori e arrivare a questo punto della stagione dove hai fatto tanto e vedere sacrificato tutto è un peccato. Anche perché non è che vincere e far bene capita tutti gli anni. Ho letto che c'è una task force del Governo per valutare i pro e i contro e sicuramente avranno consultato anche i medici di alcune squadre. Non so cosa decideranno, ma secondo me un minimo di rischio c'è. Cosa succede al campionato se una squadra intera viene messa in quarantena? Cosa facciamo, giochiamo un campionato zoppo?"

Sarà eventualmente difficile tornare a giocare nei mesi caldi?
"Questo problema non lo vedo. L'allenatore ha tre settimane per riprendere in mano la squadra. I giocatori non sono stressati più di tanto, quelli che non sono stati bene sicuramente sì, ma gli altri sono rimasti a casa con le loro famiglie e mentalmente non possono essere così stressati. Preoccupati sì, ma non certamente stanchi e stressati. Ripeto, il problema principale è il piano B: cosa facciamo in caso del contagio di un giocatore?".

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Questo lungo stop può aver cambiato gli equilibri della corsa allo scudetto e alla salvezza?
"Non credo, e d'altronde se vogliamo andare avanti dobbiamo trovare un compromesso. È chiaro che non possiamo definirlo un campionato regolare, però bisogna scendere ai compromessi e se proprio vogliamo riprendere dobbiamo esser certi che venga garantita la salute di tutti".

Lei conosce bene il mondo orientale. Perché non siamo riusciti a contenere e combattere il virus come hanno fatto loro?
"È una questione di cultura. Tra noi e i giapponesi c'è una grande differenza, siamo quasi agli estremi. Loro sono metodici, compatti, si fanno guidare. Hanno costanza e determinazione, sono meno istintivi di noi. Noi siamo più creativi e facciamo un po' più fatica a far ‘squadra'. Loro hanno questa cultura. Quando hanno da fare una cosa la fanno tutti insieme".

Può essere un problema per Mancini lo spostamento dell'Europeo? L'Italia stava volando sulle ali dell'entusiasmo.
"È vero stava giocando bene, ma mi rifiuto di credere che quello che è riuscita ad ottenere la squadra lo abbia fatto solo grazie all'entusiasmo. Ovviamente quello c'è ed è arrivato grazie ad un'organizzazione nuova. Mancini è riuscito a catturare l'attenzione e la stima dei giocatori, che è quello che deve fare un allenatore. Dietro questi successi non ci può essere solo l'entusiasmo. C'è del lavoro, c'è uno staff che insieme al ct sta lavorando bene, sta coltivando giocatori e li mette bene in campo. È tutto un insieme e io non mi preoccuperei tanto. I giocatori ci sono, la squadra si è ringiovanita. Secondo me farà bene anche il prossimo anno, quando ci presenteremo agli Europei anche più maturi".

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