Wladimiro Falcone dai film alla Nazionale: “Il cinema pagava bene, per parare rigori ho un metodo”
Di Wladimiro Falcone si è parlato spesso, troppo spesso, della sua vita oltre il rettangolo di gioco ma questo portiere classe 1995 ha dimostrato di essere molto di più del ‘bimbo del film di Verdone'. La sua prima annata da titolare in Serie A è stata talmente positiva che anche il CT Mancini ha deciso di dargli una chance e l'ha convocato per le partite di qualificazione a EURO 2024 contro Inghilterra e Malta.
Maglia numero 30 per Falcone ma numero 1 in tutto e per tutto: comanda la difesa, si fa sentire in campo e ha una personalità che gli permette anche di discutere animatamente con gente del calibro di Umtiti. Mica male. La magia, poi, è arrivata alla penultima giornata a Monza: il calcio di rigore concesso ai brianzoli poteva mettere in difficoltà il Lecce nella corsa alla salvezza ma Wladimiro si prende la scena. Da ‘attore navigato'. Stacco sulla sua destra e deviazione in angolo della conclusione di Gytkjaer che tiene tutto in equilibrio. Nel recupero arriva la rete di Colombo che regala la permanenza ai salentini e solo in quel momento realizza l'importanza del suo gesto: "Solo dopo il rigore segnato ho capito quanto era stata importante la mia parata". Emozioni forti.
Quello di Falcone è un viaggio molto particolare perché si affaccia al calcio molto tardi e dopo l'approdo alla Sampdoria è iniziato un lungo giro di prestiti che lo ha portato fino in Salento: ha vissuto situazioni belle e complicate ma Wladimiro ha messo tutto in valigia e porta tutto con sé perché così "capisci che hai delle responsabilità“.
Con Fanpage.it Wladimiro Falcone ha analizzato la prima annata da titolare in Serie A, ha ripercorso il campionato che ha portato il Lecce alla salvezza e ha parlato del suo futuro.
Salvezza raggiunta con un turno di anticipo: che stagione è stata quella del Lecce?
“La prima parte bella, perché siamo stati un po’ la rivelazione del campionato visto che tutti ci davano per spacciati all’inizio; mentre nella seconda forse ci è mancata un po’ di esperienza e non abbiamo chiuso subito il discorso salvezza. Io come tanti altri eravamo al primo. campionato da protagonisti e questa cosa si è fatta sentire: la voglia e il gruppo poi ci hanno aiutato a centrare l’obiettivo e abbiamo fatto un bel miracolo“.
E quella di Falcone che annata è stata?
“Per me è stata un’annata molto positiva perché ho fatto il mio primo campionato da titolare in Serie A e ho giocato tutte le partite. Ho dato il mio contributo alla squadra ed è arrivata anche la convocazione in Nazionale. Sono molto contento di quello che ho fatto“.
Il Lecce ha avuto un periodo di flessione nella parte finale prima della matematica salvezza: cosa vi è successo in quelle settimane e quanto poco vi ha aiutato la contestazione dei tifosi in qualche caso?
“Dopo la vittoria di Bergamo forse, inconsciamente, ci siamo sentiti già salvi e ci siamo accontentati. Questa cosa l’abbiamo pagata e poi con le altre che da dietro facevano punti ci è piombata addosso un po’ di pressione che non ci permetteva di esprimerci come facevamo sempre”.
Il primo pensiero dopo il rigore parato a Monza?
“Ho pensato che finalmente avevo parato un rigore in Serie A perché non mi era ancora capitato. Tra Serie B e Serie C c’ero già riuscito ed ero arrivato a Lecce con la fama di ‘pararigori’, ma in A ancora no. Poi il rigore di Colombo che ci ha dato la salvezza mi ha fatto realizzare che quella parata è stata importante“.
A proposito di rigori: è molto bravo su questo fondamentale, come si prepara?
“Non è facile perché non sai mai chi avrai di fronte. Ti mandano i video di cinque tiratori ma dopo averli studiati poi ci sono le sensazioni del campo. A Monza il tiratore era Pessina, che è molto fastidioso perché ti guarda fino all’ultimo; ma si è presentato Gytkjaer. Cerchi di fare mente locale e ricordare ma pure studiando c’è bisogno di intuito: in quel momento io ero convinto di andare a chiudere e così è stato. Ero convinto prenderlo. Ed è andata così".
Ha iniziato a giocare a calcio abbastanza tardi: com’è arrivato alla Sampdoria?
“Ho iniziato a 11 anni alla Lodigiani, per tre anni; ma dal primo anno i miei erano un po’ scettici soprattutto per il mondo che c’è dietro. Già dal primo anno si vedeva qualcosa e poi andai alla Vigor Perconti, con cui facemmo un torneo Nike e fummo la prima squadra dilettante a passare il girone dove c’erano Inter e Siena. Passammo come primi e perdemmo in semifinale col Torino. Finito quel torneo andai a fare il provino per la Sampdoria e da quel momento ho lasciato famiglia, amici e sono andato a Genova“.
Como, Livorno, Bassano, Gavorrano, Lucchese: quanto sono stati importanti queste tappe per il tuo percorso di crescita?
“Ogni tappa mi ha dato qualcosa. A Como non giocai tanto ma vincemmo il campionato. Poi ho vissuto alcune situazioni complicate, dove sono arrivate retrocessioni o c’erano vicissitudini societarie. Alcune mi sono rimaste nel cuore perché, ad esempio, a Lucca non prendevano soldi ma giocavano e davano tutto per la passione che hanno. Lì capisci che hai delle responsabilità".
Quando hai fatto il tuo esordio con la Sampdoria, subito si è parlato della tua ‘carriera cinematografica’: come sei finito in un film di Verdone a 3 mesi e in altre produzioni successivamente?
“La sorella di mia nonna ha un’agenzia di comparsa e spesso le produzioni si affidavano a lei quando giravano a Roma. Io facevo sempre il ragazzino che giocava a pallone oppure le scene di scuola (tra i banchi o le uscite confuse). A me non piaceva perché spesso con mia madre dovevamo uscire molto presto la mattina perché c’era la convocazione alle 7 e uscivamo di notte tra bus e metro a Roma. Poi c’erano i tempi del set, tra errori e varie attese, era un po’ complicato. Io non impazzivo, ma il cinema paga bene e quei soldi alla mia famiglia facevano comodo".
Ha degli idoli, dei punti di riferimento?
"Sicuramente Buffon è stato un punto di riferimento importantissimo, come per tutti quelli della mia generazione; perché è il più forte della storia. Attualmente mi piace moltissimo Courtois, che ritengo davvero fortissimo e da cui provo sempre a rubare qualcosa quando vedo le sue partite“.
La parata più bella di quest’anno.
“Ne direi tre. Quella su Okereke in casa contro la Cremonese, quella su Muriel dopo l’errore e il rigore parato a Monza non può essere lasciato fuori“.
Sui portieri ci sono due scuole di pensiero in questi ultimi tempi: attacco palla e croce. Lei quale preferisce?
“Come pensiero sto più sull’attacco palla ma non disprezzo la croce. Sono due cose che si possono unire e ti aiutano. La prima la preferisco e spesso vedo i portieri stranieri che esasperano la croce ma io credo che possano coesistere nel bagaglio di un portiere".
Chi sono i portieri più forti della Serie A?
"Tolto Maignan, che è un fuoriclasse; dico Vicario e mi ha stupito tanto Di Gregorio. E poi Meret ha dimostrato che è un portiere da big, zittendo un po’ i suoi critici".
La prima cosa che ha fatto dopo la comunicazione della convocazione della Nazionale di Mancini.
"Ho chiamato i miei genitori, che mi sono sempre stati vicino. Poi la mia ragazza e la famiglia. Nulla di eclatante ma la prima gioia l’ho condivisa con la famiglia".
Quale sarà il futuro di Wladimiro Falcone?
"Io sono in prestito con diritto di riscatto e non so cosa accadrà. Io in questo momento sono rilassato e mi godo le vacanze. Al futuro ci penseremo tra un po’. Sono certo che le società stanno già lavorando per mettere a posto questa situazione".