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Willian: “Giocare? Ho paura di prendere il coronavirus e infettare la mia famiglia”

La confessione del brasiliano, Willian, non è un caso isolato: la Premier lavora per tornare in campo a giugno e chiudere la stagione ma tra i calciatori c’è grande perplessità sulle condizioni di sicurezza e sul rischio di restare contagiati. Il calcio è uno sport di contatto e se in campo avvenisse un contrasto ci sarebbe il rischio di trasmetterci il virus. E se resto infetto poi torno a casa e magari lo passo anche a mia moglie oppure alle mie figlie”.
A cura di Maurizio De Santis
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Paura di tornare in campo. Paura di restare contagiato e contrarre il Covid-19. Paura di essere infetto e trasmettere il morbo anche ai suoi cari. Il calciatore del Chelsea, Willian, resta molto perplesso sulla possibilità che la Premier League (come le Coppe) possano riprendere nelle prossime settimane per terminare la stagione, assegnando titolo e trofei. Mentre i vertici del calcio inglese sono ormai d'accordo – con la complicità della stessa Uefa, che ha auspicato la conclusione dei campionati – a riprendere l'attività agonistica, tra i giocatori non tutti sono convinti che sia la scelta migliore.

Si giocherà a porte chiuse – e con ogni probabilità accadrà ancora per molto tempo per una questione di sicurezza – con un'attenzione particolare alle precauzioni indicate dal protocollo affinché venga garantita e tutelata la salute di tutti i tesserati. Giugno sembra essere la data fissata in calendario per il nuovo fischio d'inizio: è questo l'orientamento generale da parte della Football Association ma servirà attendere necessariamente il via libera da parte del Governo.

A Willian, però, non basta per mettere da parte tutti i dubbi e nella video-intervista concessa all'Associated Press confessa di avere timore.

Il calcio è uno sport di contatto – ha ammesso il brasiliano – e se in campo avvenisse un contrasto ci sarebbe il rischio di trasmetterci il virus. E se resto infetto poi torno a casa e magari lo passo anche a mia moglie oppure alle mie figlie.

La preoccupazione dell'ala destra sudamericana non è ansia patologica ma legittima per quanto accaduto al Chelsea. Tra i Blues, infatti, c'è stato il caso di Callun Hudson-Odoi che era risultato positivo al test per il coronavirus ma per fortuna senza conseguenze per lui stesso e per i compagni di squadra. "Ci eravamo stretti la mano e anche abbracciati – ha concluso Willian – e per questo eravamo molto preoccupati".

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