Wass: “Terribile giocare Atalanta-Valencia, molti compagni si sono ammalati dopo quel match”
Daniel Wass preferisce sempre far parlare il campo. Lo schivo centrocampista danese questa volta ha fatto un'eccezione per dire la sua sulla scelta di giocare l'andata del match degli ottavi di Champions tra il suo Valencia e l'Atalanta. Il calciatore è tornato su quella trasferta milanese che ha contribuito in maniera decisiva alla diffusione del Coronavirus in terra iberica. Wass ha infatti evidenziato il fatto che molti suoi compagni si sono ammalati proprio dopo quel match.
Atalanta-Valencia partita zero del Coronavirus
Atalanta-Valencia del 19 febbraio è stata considerata la "partita zero" del Coronavirus. Il match d'andata degli ottavi di Champions disputato regolarmente a San Siro davanti a 45mila tifosi ha contribuito in maniera decisiva alla diffusione del Covid anche in Spagna. Dopo quella gara infatti, oltre ai giocatori dei "pipistrelli" anche tantissimi sostenitori hanno manifestato i primi sintomi della malattia, che ha poi dilagato trasformandosi in una vera e propria pandemia.
Wass e l'incubo di Atalanta-Valencia
Wass ai microfoni di Tv3 è tornato a parlare del match giocato a San Siro con il suo Valencia. Un vero e proprio incubo per il calciatore danese che ha rivissuto quei giorni difficili: "Ci hanno detto che l'incontro ha causato tutto ciò che è accaduto. È terribile che ci abbiano fatto giocare quella partita. Molti dei nostri giocatori si sono ammalati dopo quella sfida e molti spagnoli hanno portato il Coronavirus in Spagna"
La difficile situazione spagnola raccontata da Wass
Wass è stato costretto a restare in Spagna, anche se avrebbe voluto fare rientro in Danimarca per stare vicino alla famiglia: "Vorrei essere in Danimarca ora. Mia moglie e i miei due bambini sono in Danimarca, perché crediamo che, nonostante tutto, sia più sicuro essere in Danimarca che qui in Spagna. Ci sono stati molti decessi e gli ospedali sono sovraffollati. Non ci sono molte persone per le strade. Nelle ultime sei settimane non ci è stato permesso di lasciare le nostre case. È difficile, soprattutto quando si parla con la famiglia in Danimarca, che può fare una passeggiata".