video suggerito
video suggerito

Vogel “condannato” ad allenare una squadra femminile dopo un’espulsione: polemiche in Germania

La Federcalcio della Germania Ovest ha punito il comportamento antisportivo dell’allenatore della formazione Under 23 del Borussia Moenchengladbach Heiko Vogel ordinandogli di andare ad allenare una squadra femminile. Ciò ha causato inevitabile indignazione sui social media e non solo, con tifosi e addetti ai lavori che hanno sottolineato il sessismo implicito nella punizione inflitta all’ex tecnico del Basilea.
A cura di Michele Mazzeo
56 CONDIVISIONI
Immagine

Heiko Vogel, l'allenatore del Borussia Moenchengladbach Under 23, è stato incaricato di allenare una squadra femminile come punizione per il suo "comportamento antisportivo" nei confronti di un arbitro. Secondo quanto riportato da ESPN, la punizione inflitta dalla Federcalcio tedesca occidentale (la WDFV) all'ex Basilea oggi 44enne sarebbe una multa di 1.500 euro e l'ordine di allenare una squadra femminile per sei sessioni entro il prossimo 30 giugno.

Ciò ha causato inevitabile indignazione sui social media e non solo, con tifosi e addetti ai lavori che hanno sottolineato il sessismo implicito nella punizione inflitta all'allenatore del ‘Gladbach U23  per il suo comportamento nei confronti dell'arbitro Marcel Benkhoff durante una gara di campionato dello scorso gennaio e anche per aver, nella stessa occasione rivolto espressioni irriguardose nei confronti di Vanessa Arlt e Nadine Westerhoff, assistenti del direttore di gara.

Tra i tanti che hanno commentato la vicenda c'è stata anche la giornalista sportiva Nicole Selmer della rete rete anti-discriminazione "Frauen im Fussball" (“Donne nel Pallone”) che ha definito la decisione della WDFV  come "un messaggio fatale" in quanto "Dimostra che a qualunque livello le donne e le ragazze che giocano a calcio, non sono prese sul serio come uomini e ragazzi". La Selmer ha poi spiegato meglio: "Questa punizione per l'allenatore del ‘Gladbach mette l'allenamento di una squadra femminile allo stesso livello dei lavori sociali – ha infatti proseguito –. Ma non è così. Il calcio femminile è uno sport e coloro che lo partecipano sono professionisti come i loro omologhi maschili. Anche se la decisione è stata sicuramente animata da buone intenzioni – ha quindi concluso –, sta comunque inviando un messaggio fatale, poiché allenare una squadra femminile  fa parte di una punizione per una cattiva condotta".

56 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views