Vlahovic ha trovato il suo rituale magico per le punizioni: è quello di Cristiano Ronaldo
Uno, due, tre passi indietro (al massimo cinque, se la distanza è maggiore). Poi uno di lato così da piazzarsi con l'angolazione giusta per impattare di interno collo e imprimere effetto alla palla. Cristiano Ronaldo e Dusan Vlahovic hanno lo stesso rituale anche se diverso è il piede di calcio: destro per il portoghese, sinistro per il serbo. L'ex Viola dà l'impressione di aver studiato la tecnica del cinque volte Pallone d'Oro, di averla fatta propria e personalizzata provando in allenamento abbastanza da acquisire quella sicurezza che gli ha permesso di ricamare traiettorie (e reti) in due match consecutivi (all'Olimpico con la Roma e a Torino con lo Spezia), di essere devastante.
L'alfa e l'omega della Juventus su punizione: era stato proprio l'ex Real l'ultimo a segnare da tiro franco per i bianconeri, era il 4 luglio 2020 – in quella stagione funesta e dilatata nel tempo per la pandemia – quando nel derby contro il Torino (vinto per 4-1) il campione portoghese lasciò partire il tracciante dal limite dell'area di rigore. Basta dare un'occhiata alla postura, alle cose che fa sempre allo stesso modo con precisione metodica. Movimenti mandati a memoria, ripetuti con meccanica procedurale fino al momento dell'impatto anche se l'esito non è scontato.
Da CR7 a DV9. Due anni più tardi quella magia svanita con la partenza di ‘Ron' sembra essere rinata grazie al tocco magico di Dusan, un buon segnale per la Juve ancora alla ricerca della propria dimensione. La similitudine si nota anche a occhio nudo. Ed è tanto più evidente se per un attimo si sofferma l'attenzione sulla dinamica del calcio di punizione che caratterizza il serbo: stessa camminata a ritroso, più o meno simile il numero dei passi, stessa idea di scartare di lato per ritagliarsi la migliore visuale e la ‘mattonella' preferita da cui lasciar partire il tiro.
Non c'è trucco né inganno nel colpo di prestigio. È tutto vero, un misto di tecnica individuale innata più una buona parte affinata senza tralasciare nulla, trattenendosi un po' di più sul prato del centro sportivo, alla ricerca della coordinazione perfetta tra testa, anima e corpo.
Il margine di differenza c'è, perché differenti sono gli interpreti e gli stili che li contraddistinguono: più esplosivo quello del portoghese, che divarica le gambe e poi prende fiato come per raccogliere tutte le energie prima di battere; sferzante come una frusta che senti sibilare nell'aria, prima che la scudisciata ti faccia del male, quello di Vlahovic.
E ancora: CR7 tende più verso l'esterno, alla ricerca di una maggiore angolazione per caricare d'effetto la traiettoria; DV9 fa qualcosa di simile ma si accentra per sistemarsi in posizione più frontale rispetto alla palla. L'assonanza c'è e si riverbera nella grande voglia del ‘giovane' Dusan di migliorarsi sempre.