Victoria Beckham non dimentica l’inferno negli stadi: “In 75mila a cantarmi un coro imbarazzante”
Il cartellino rosso preso contro l'Argentina e la sconfitta (con tanto di eliminazione) dell'Inghilterra ai Mondiali del '98. Fu una combo micidiale, il disastro perfetto nel quale venne risucchiato David Beckham. Una nazione intera lo odiò, ritenendolo il responsabile del fallimento, il capro espiatorio perfetto per aver lasciato la squadra in difficoltà a causa della sua intemperanza.
Il seguito fu durissimo, come raccontato nel documentario su Netflix dedicato all'ex campione del Manchester United: dalla depressione alimentata per il senso di colpa provato fino agli insulti ricevuti per strada, Becks si ritrovò in mezzo a una tempesta emotiva che colpì anche Victoria.
La campagna di dissenso che era stata scatenata nei confronti del giocatore investì anche gli affetti più cari che aveva intorno. A cominciare proprio dall'ex Spice Girl che divenne oggetto di cori oltraggiosi e scurrili: bastava solo si diffondesse la voce che era in tribuna per assistere alle gare del marito che uno stadio intero le dedicava slogan del tipo "Posh Spice lo prende su per il c…".
Il racconto di quel brutto periodo è tutto nelle parole della donna che ha spiegato come s'è sentita in quei momenti così difficili. "Chiedo scusa per il linguaggio linguaggio – dice Victoria -. Ma 75.000 persone che cantano così è imbarazzante e doloroso. Ricordo che mi sono seduta e la signora accanto a me si è girata… non sapeva cosa dire, ha detto ‘vuoi una polo?' Del resto cosa dici quando ti siedi accanto a qualcuno e 75.000 persone ti dicono che lo prendi in c…?".
L'esempio citato è solo uno dei tanti episodi che hanno scandito i mesi successivi a quella maledetta partita. "Non sapevamo cosa fare. Ci sentivamo come se stessimo annegando". Come hanno fatto a tenere la barra a dritta? Lo ha rivelato Beckham che ha spiegato qual è stata la sua fonte di energia, dove ha trovato la forza per rialzarsi e andare avanti nonostante tutto, contro vento che in quel momento spirava contro. "Per quanto fosse orribile guardare Victoria seduta lì, in realtà è stata l'unica cosa che mi ha spronato. Quando i tifosi pensavano di potermi prendere in giro cantando cori contro la mia famiglia ho finito per segnare un gol".
L'amore vince sempre, su tutto. Più Beckham sentiva che le persone a lui vicine erano prese di mira, più si caricava per riscattarsi. Nel documentario emerge anche questo aspetto della coppia che ha resistito agli ‘agenti atmosferici' e alle ‘turbolenze del clima' perché c'era qualcosa di più profondo che la teneva assieme. Un legame così forte da spingere lui a noleggiare un velivolo per essere accanto a lei: "Ero in tournée ma non sapere quando lo avrei visto era la cosa difficile. David arrivava su un piccolo aereo a due posti e veniva da me anche solo per qualche ora poi tornava indietro".
Beckham era molto preso, un aspetto che preoccupava i compagni di squadra e perfino sua mamma: temevano che quella passione gli potesse portare via tutto, che lo distraesse dal calcio che era tutta la sua vita. Sandra, 74 anni, madre del talento del Manchester United ha raccontato come, quando il figlio era a casa, il telefono squillasse anche nel cuore della notte. "Essendo una mamma protettiva, ho pensato ‘non dovresti chiamare davvero a quest'ora del mattino'. Ma come puoi dirglielo? Sono adulti. Avevo paura che perdesse tutto ciò per cui lavorava perché il calcio veniva prima di tutto e all'improvviso non lo era più".