video suggerito
video suggerito
Gianluca Vialli morto a 58 anni

Vialli sapeva da mesi che il tumore poteva degenerare: “Non so quanto tempo vivrò”

Dal 2017 Gianluca Vialli ha dovuto fare i conti con il tumore al pancreas, l'”ospite indesiderato”. Cinque anni di convivenza con la malattia, dalla “vergogna” iniziale al saluto finale: “Ho sentito tutto questo come un viaggio”.
A cura di Alessio Pediglieri
5.971 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

La lunga malattia di Gianluca Viallimorto oggi a 58 anni – è iniziata nel 2017 anche se tutti ne sono venuti a conoscenza praticamente un anno più tardi. A raccontarlo è stato proprio l'ex bomber di Samp, Juve e Nazionale, trovando il coraggio di parlarne apertamente, affrontandone la realtà e provando a trovare ulteriore forza e stimolo per poter proseguire. Non a discapito del tumore, ma insieme al tumore. Perché la prima grande consapevolezza che Gianluca Vialli ha sempre conservato dentro di sè e ha spesso sottolineato non è mai stata la volontà di "vincere" il cancro ma di conviverci "finché un giorno forse, non si annoi e muoia prima di me" 

Solamente nel 2018, in occasione della presentazione di un suo libro, Gianluca Vialli confessa di essere malato di tumore. Tra i più terribili e temuti dai medici, il cancro al pancreas con una mortalità altissima e una aggressività tra le peggiori: il 50% degli ammali non supera il secondo anno. Dati e statistiche che Vialli conosce benissimo e con cui ha voluto convivere da solo, senza condividere il dolore, la paura, la malattia con altri. Quando ne parla, Vialli ha già sostenuto due cicli di chemioterapia e un intervento chirurgico: 17 mesi di cure continue, quasi di nascosto, che lo avevano debilitato nel fisico e nella mente.

Gianluca Vialli nel 2018, l'anno in cui decise di raccontare al mondo di essere malato di cancro
Gianluca Vialli nel 2018, l'anno in cui decise di raccontare al mondo di essere malato di cancro

"Ti prende come un senso di vergogna, come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia perché gli altri non si accorgessero di nulla" dirà circa un anno più tardi dalla prima diagnosi. "Non l'ho condiviso ampiamente per 12 mesi perché senti che stai deludendo qualcuno, come i tuoi genitori e non vuoi che ti vedano soffrire. Non volevo essere visto come un povero ragazzo con una malattia perché sono sempre stato percepito come un ragazzo duro, forte con molta determinazione. Non essere in quella posizione mi rendeva inquieto".

Il peggio, però, sembra essere passato: la chemio e le cure hanno portato effetti confortanti e Vialli lo confessa, anche se sempre sottovoce, con un profilo basso, come la malattia gli ha insegnato si deve vivere, scansando il baratro ma senza mai trionfare per la vetta raggiunta: "Sto bene ora e sono tornato ad avere un fisico bestiale. Ma non ho ancora la certezza di come finirà la partita. L’importante non è vincere; è pensare in modo vincente". Il destino gli sorride e nell'aprile del 2020 Vialli riceve la notizia più bella dalla sua equipe medica: il cancro non c'è più. Un miracolo, costruito sulla forza e sulla determinazione a non mollare mai ma il primo a non illudersi mai è sempre stato lui.

Gianluca Vialli in uno dei suoi tanti impegni che aveva ripreso nel momento in cui il cancro era regredito
Gianluca Vialli in uno dei suoi tanti impegni che aveva ripreso nel momento in cui il cancro era regredito

Anche nel momento del massimo conforto Gianluca Vialli è rimasto tremendamente realista. A tre anni dalla malattia insiste nel vivere la situazione con la serenità di chi non ha vinto una battaglia ma è riuscito ad avanzare le proprie truppe di un altro po'. "È stata molto, molto dura, anche per un tipo tosto come me. Ora sono felice, ma lo dico sottovoce: può sembrare strano, in questo momento mi sento più fortunato rispetto a tanti altri. Ho sempre pensato di non voler combattere il cancro, perché è un nemico troppo grande e potente, ho sentito tutto questo come un viaggio. Si tratta di viaggiare con un compagno indesiderato fino a quando, si spera, non si annoi e muoia prima di me".

Il viaggio sembra essere tornato splendido: Vialli accetta la chiamata dalla Federcalcio, prende con felicità un incarico importante come quello di capo delegazione della Nazionale italiana. Che in quel periodo è guidata dal suo amico di sempre, Roberto Mancini. E con il ‘Mancio' trasforma un altro momento difficile, caratterizzato dalla pandemia e dal Covid, in una favola straordinaria, con la vittoria agli Europei. E' l'estate del 2021, tutto sembra sorridere. Sembra. Nell'inverno 2021 il tumore al pancreas torna a bussare.

Gianluca Vialli con il trofeo di Euro 2020 vinto con la Nazionale dell'amico Mancini a Wembley
Gianluca Vialli con il trofeo di Euro 2020 vinto con la Nazionale dell'amico Mancini a Wembley

Il periodo di tranquillità scompare, neve al sole: purtroppo Vialli si ritrova a dover di nuovo lottare con il tumore. Lo spirito oramai è quello di sempre, a viso alto e sguardo fisso senza più alcuna sensazione di vergogna, senza nessun grido disperato di battaglia.  Contrariamente a quanto fece nel 2017, Vialli ne parla per primo, in modo spontaneo, estremamente consapevole di cosa l'aspetti: "Sto abbastanza bene ma non ho ancora completato questo viaggio. L'ospite indesiderato è sempre con me e ogni tanto è un pochino più presente, altre meno. Io adesso sto facendo un periodo di manutenzione, diciamo così. Si va avanti, speriamo che mi possiate sopportare ancora per tanti anni. Sono fiducioso e ottimista in questo senso".

Nel silenzio e nel rispetto della sua convivenza con il cancro, Gianluca Vialli mantiene sempre fede ai propri impegni e al suo ruolo di capo delegazione. Appare però meno in pubblico,  l'ultima volta lo fa in TV nell'occasione di raccontare un'altra straordinaria favola, con il suo amico di sempre Roberto Mancini e il ricordo dello storico scudetto con la Sampdoria. Lo fa in punta di piedi parlando del suo periodo difficile, la paura di non farcela, con la serenità di chi sta proseguendo il cammino, racchiuso nello storico abbraccio con il ct a conclusione della finale di Wembley: "E' stato un abbraccio totale, dove c'era dentro tutto, anche i pensieri che c'erano venuti, per le mie condizioni". 

Vialli e Mancini in Nazionale in Nations League: l'Italia si qualifica per le Final Four
Vialli e Mancini in Nazionale in Nations League: l'Italia si qualifica per le Final Four

Nel dialogo con Alessandro Cattelan, ad inizio 2022, le confessioni più intime e recenti sulla convivenza con la malattia, con la piena consapevolezza della criticità della situazione e dello stato del tumore: "Oggi so che ho il dovere di di comportarmi in un certo modo nei confronti delle persone, di mia moglie, delle mie figlie perché non so quanto vivrò. Cerco di non perdere tempo".

Vialli aveva messo in pausa i propri impegni con la Nazionale con un comunicato lo scorso 16 dicembre: "Al termine di una lunga e difficoltosa ‘trattativa’ con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri", dirà poco prima di volare a Londra e venire ricoverato. "L'obiettivo è quello di utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia, in modo da essere in grado al più presto di affrontare nuove avventure e condividerle con tutti voi. Un abbraccio".

5.971 CONDIVISIONI
35 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views