Vialli racconta la sua battaglia: “Il tumore? Meglio tenerselo come amico”
Gianluca Vialli è stato uno dei protagonisti dell'evento organizzato dalla Gazzetta dello Sport. L'ex attaccante, oggi capo delegazione della Nazionale italiana, è stato infatti intervistato da Walter Veltroni nell'ambito del ‘Festival dello Sport'. Durante la chiacchierata con l'ex vicepresidente del Consiglio e Sindaco di Roma, Vialli ha parlato anche della sua malattia: "Non l’ho mai considerata una battaglia, perché ho sempre pensato che il cancro è meglio tenerselo amico. L’ho sempre considerato un compagno di viaggio che avrei evitato. Adesso cercherò di farlo stancare, in modo che poi mi lasci proseguire".
Il modo di vivere e di pensare da sportivo e atleta lo ha di fatto aiutato nel tener testa ad un avversario molto pericoloso: "Questo modo di intendere la vita mi è servito molto – ha aggiunto Gianluca Vialli – perché se fai il calciatore impari la disciplina e quindi accetti certe cose che devono essere fatte durante la malattia, impari a non lamentarti. La vita è per il dieci per cento quello che ti accade e per il novanta quello che tu produci con intelligenza, passione, capacità di reazione".
La gioia di vivere la Nazionale di fianco a Mancini
"La Nazionale mi dà l’opportunità di fare quello che voglio adesso dalla vita: ispirare le persone. Ho trovato un’organizzazione perfetta, un ambiente ideale, il rapporto tra lo staff, i giocatori e i magazzinieri, i massaggiatori…sembra che tutti si vogliano bene e siano felici di essere qua. Merito del presidente Gravina, che ha trasformato la Nazionale in un club, e di Roberto, che è riuscito a creare un’atmosfera veramente molto bella".
In occasione dell'amichevole con la Moldavia, Vialli è addirittura andato in panchina con il suo ex compagno di squadra alla Sampdoria: "È stata una situazione eccezionale, perché mancava Oriali. Di solito va lui in panchina con Roberto e io mi siedo in tribuna, di fianco al presidente, perché le mie non sono mansioni tecniche. È stato emozionante, non mi sedevo su una panchina da vent’anni, da quando allenavo il Watford".