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Venuti, il padre malato di tumore e il gesto di Ribery: “Per me questo significa essere uomini”

Lorenzo Venuti apre il suo cuore e racconta il momento difficile vissuto qualche tempo fa quando a suo padre è stato diagnosticato un tumore. È stato in quel frangente che l’esterno della Fiorentina ha capito lo spessore umano di Franck Ribery: oltre il campione apprezzato sul campo, c’è un grande uomo.
A cura di Paolo Fiorenza
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Approdando alla Fiorentina due anni fa, Lorenzo Venuti ha coronato il suo sogno di bambino: da sempre tifoso viola, lui nato a Montevarchi, a 24 anni approdava nella squadra del suo cuore. Oggi che ne ha 26 racconta a ‘Cronache di spogliatoio' come si senta realizzato come calciatore e si goda ogni attimo di questa fase della sua vita.

"Se penso a un poster, penso a quello di Batigol – dice Venuti – Lui era il mio riferimento con la Viola, quello che io voglio essere per coloro che inseguono questa maglia. Al giorno d’oggi è raro vedere un ragazzo riuscire a vestire la maglia della propria squadra del cuore. Io sono cresciuto a pochi chilometri dallo stadio, con la maglia viola addosso. Guardavo i miei modelli dagli spalti. Ora sono uno di loro".

A Firenze il 26enne esterno ha avuto modo di incrociare la sua carriera con un grande come Franck Ribery. Venuti apre il suo cuore, spiegando che persona sia il francese al di là del campione che tutti conoscono sul campo: "Una persona vera, come ce ne sono poche. Recentemente hanno diagnosticato un tumore a mio padre. Ho passato un periodo buio. Non era facile mostrare il sorriso, figuriamoci trovarlo internamente. Quando l'ho saputo mi è crollato il mondo addosso. Ho avuto paura e, in preda alla confusione, ho chiesto delucidazioni anche ai medici della Fiorentina. Li ho presi da una parte, gli ho spiegato la situazione, cercando risposte".

"Franck era nella stanza accanto e ha sentito tutto, sebbene io non lo sapessi – continua Venuti – Mi ha visto nello spogliatoio, triste, e si è seduto accanto a me: ‘Lorenzo, domani pomeriggio non abbiamo allenamento. Il mister ce lo dà libero. Portami da tuo padre, mi piacerebbe conoscerlo' Fermi tutti. Sono rimasto spiazzato. Non capivo. Ho farfugliato qualcosa e mi si è riempito il cuore. Un gesto non scontato, non richiesto: sincero. Il giorno dopo sono andato a prenderlo in macchina e siamo andati a Incisa Valdarno, un paesino di 6mila abitanti, dalla mia famiglia. Ecco, per me questo signica essere uomini. E non perché si chiama Ribéry, questo è un gesto fatto senza avere niente in cambio, fatto esclusivamente a fin di bene. Tra me e lui, in segreto".

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