Veleno su Klopp, il Manchester City lo accusa per una frase: “Al limite della xenofobia”
La polemica rovente tra Liverpool e Manchester City è tutta qui, nella frase che in Jurgen Klopp pronuncia nella conferenza stampa alla vigilia del match di Premier League. Gli chiedono se i Reds possono effettivamente competere con la squadra di Pep Guardiola e la risposta del tecnico tedesco va oltre le dichiarazioni di facciata. Anzi, tocca un tasto dolente, un nervo scoperto quando fa riferimento alla ricchezza dei petrol-dollari (e al potere che c'è dietro) che sbilancia i rapporti di forza.
"Ci sono tre club nel mondo del calcio che possono fare ciò che vogliono dal punto di vista finanziario. È legale e va tutto bene, ma possono fare quello che vogliono". Chi sono? Oltre al City, il Paris Saint-Germain e il Newcastle. Il ragionamento di Klopp era molto semplice: non abbiamo tutti quei soldi a disposizione, dobbiamo fare altro per lottare ad alti livelli. Loro possono permettersi questo e altro, noi no. Loro hanno risorse economiche ingenti, noi non possiamo seguirli su quel terreno. "Se piace un giocatore, non importa quanto costa, lo prendono e basta. Noi non possiamo agire alla stessa maniera. Servirebbe un campionato a parte in questi casi".
Nemmeno è bastato che lo stesso Klopp precisasse come Guardiola fosse uno dei migliori allenatori al mondo e così la sua squadra una delle più belle da vedere e forti da affrontare. A Manchester l'hanno presa male ugualmente. Al punto da lasciar trapelare un giudizio molto severo nei confronti di Klopp suggerendo al giornalista del tabloid The Times una grave interpretazione di quelle parole "al limite della xenofobia".
Lo hanno tacciato di aver caricato in maniera irresponsabile l'incontro, di aver esasperato gli animi con quella riflessione inopportuna e provocatoria. In buona sostanza, se ad Anfield Guardiola ha trovato un ambiente eccessivamente ostile è stato a causa delle sortite del collega.
Il vocabolo della discordia sarà successivamente cancellato dal giornale ma il clima nel quale s'è giocato il match di campionato è rimasto avvelenato. Al folklore e alla rivalità sportiva s'è aggiunto dell'altro, compreso uno scambio di accuse incrociate all'insegna del "chi ha cominciato prima" e di chi "l'ha combinata più grossa".
Ad Anfield hanno denunciato i cori sull'Heysel e le scritte vergognose dei tifosi del City nel ricordo della tragedia di Hillsborough che nel Merseyside è una ferita dolorosa e ancora aperta. A Manchester menzionano il lancio di monetine verso Guardiola ("ci hanno provato a prendermi ma non ci sono riusciti"), atteggiamenti indecenti nei confronti dello staff e dei calciatori in panchina (sputi provenienti dai tifosi nei pressi della panchina) e il bus preso di mira da qualche balordo che vi ha lanciato oggetti contro all'uscita dello stadio.
Tutto per colpa di Klopp. Almeno questa è la linea dei Citizens che tirano in ballo anche l'atteggiamento aggressivo e intimidatorio del tecnico nei confronti degli ufficiali di gara. Le proteste veementi nei confronti di un assistente e poi dell'arbitro Taylor costeranno all'ex Borussia Dortmund il cartellino rosso. "Questo è Anfield", dirà Guardiola in maniera ironica incassando una sconfitta indigesta.