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Veleni e champagne a Pechino, quando la Supercoppa Juve-Napoli finì tra le polemiche

Ad agosto 2011 Napoli e Juventus furono protagoniste della finale di Supercoppa italiana giocata a Pechino. Vinsero i bianconeri (4-2) ma il match s’infiammò per la doppia espulsione degli azzurri, Pandev e Zuniga (oltre a Mazzarri). De Laurentiis ordinò alla squadra di non partecipare alla premiazione e la portò in discoteca. “Abbiamo brindato lo stesso con dieci bottiglie di champagne. E ho dato a ciascuno di loro un premio di 20 mila euro, perché i vincitori morali siamo noi”.
A cura di Maurizio De Santis
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Più che un nido d'uccello, sembrò un covo di vipere e veleni. Nello stadio di Pechino che ad agosto 2012 ospitò la Supercoppa italiana, vinta dalla Juventus sul Napoli, accadde di tutto. Match senza esclusione di colpi in campo, polemiche arbitrali, la furia dei partenopei contro Mazzoleni, la rabbia del presidente – Aurelio De Laurentiis – che tracima dalle tribune e arriva fino alla squadra con un ordine perentorio: al fischio finale ce ne andiamo tutti… non dobbiamo partecipare alla premiazione della Juventus. Le espulsioni di Pandev e Zuniga, oltre a quella di Mazzarri, scatenano l'ira funesta del patron che abbandona la tribuna mostrando tutto il proprio dissenso per quella direzione di gara discutibile, scandita dall'impressione che siano stati utilizzati "due pesi e due misure" nella valutazione di alcuni episodi, sulle reazioni e le proteste dei calciatori.

Una in particolare, il presunto insulto rivolto da Pandev all'assistente di linea, Stefani. A lungo si è discusso su cosa avesse detto di così grave l'attaccante per meritare il cartellino rosso diretto. A lungo è stata fatta dietrologia sul provvedimento disciplinare giudicato troppo severo rispetto a un atteggiamento "veniale" che avrebbe meritato buon senso. "Vorrei sapere da chi ha preso lezione di lingua macedone il guardalinee che ha fatto espellere Pandev – disse De Laurentiis allora -, visto che il giocatore s'è rivolto a lui nella propria lingua".

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Il mistero, però, è rimasto soprattutto in virtù delle spiegazioni contraddittorie fornite dai differenti protagonisti. Carlo Pallavicino, agente del macedone, dette fuoco alle polveri con un tweet: "Mazzoleni, ancora tu! Solo così era possibile fermare Goran". Una parola di troppo e (forse) fuori posto lo mise nei guai nel momento cruciale della sfida: "Gobbo di m…", sembra sia stata questa l'espressione irriguardosa e imperdonabile. Sembra… perché a distanza di qualche anno lo stesso Pandev fornì una versione dei fatti diversa. "Dissi che non era fuorigioco. Fui molto dispiaciuto perché giocammo una grande partita e meritavamo di vincere a Pechino". Resta il dubbio: lo fece in macedone oppure in italiano?

L'episodio di Pandev fu la goccia che fece traboccare il vaso. L'elenco delle contestazioni degli azzurri annoverava un rigore (forse) generoso concesso alla Juventus (contatto tra Fernandez e Vucinic), le due ammonizioni che portarono anche all'espulsione di Zuniga, ingiustamente punito per un fallo subito e non commesso (secondo la tesi dei partenopei). Per sfogare la rabbia e incoraggiare i calciatori per i torti subiti De Laurentiis portò la squadra in discoteca. "Abbiamo brindato lo stesso con dieci bottiglie di champagne. E ho dato a ciascuno di loro un premio di 20 mila euro, perché i vincitori morali di questa Supercoppa siamo noi".

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Premio e bollicine non bastarono a Mazzarri per dimenticare tutto così in fretta. A una settimana dalla Supercoppa, dopo le sanzioni del Giudice Sportivo, il tecnico toscano tornò sulla sfida di Pechino manifestando tutta la propria amarezza per come erano andate le cose. "A Pechino siamo stati cornuti e mazziati… ho rivisto la partita contro la Juventus 4-5 volte e a mente fredda c'è stato un momento in cui mi volevo dimettere, ho avuto voglia di smettere". E rincarò la dose replicando all'osservazione di John Elkann sul mancato fair-play del Napoli, sulla caduta di stile per l'assenza al momento della premiazione. "Queste persone che dicono di avere vinto 30 scudetti, quando due sentenze dicono che sono stati 28, farebbero meglio a stare zitte. I danneggiati siamo stati solo noi".

Il Napoli schiumò rabbia, il direttore di gara Mazzoleni si difese così: "Non ho mai avuto la presunzione di essere un grande arbitro, ma ho sempre fatto qualsiasi cosa con grande coscienza. Come tutte le persone posso aver commesso degli errori, però ho cercato sempre di migliorarmi".

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