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Una voce di Conte dal passato, a Napoli ora sanno cosa li aspetta : “Nella storia ci restano i vincenti”

I metodi di allenamento e la costruzione di una mentalità vincente, in un’intervista a Vivo Azzurro TV precedente alla firma coi partenopei, Antonio Conte ha ribadito quali sono i concetti essenziali del suo lavoro. “Sono cresciuto in mezzo alla strada. Devi sapere che devi cavartela da solo e che non puoi contare su niente e su nessuno”.
A cura di Maurizio De Santis
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L'intervista a Vivo Azzurro Tv è precedente alla firma con il Napoli ma i concetti espressi da Antonio Conte dicono molto su che tipo di mentalità porterà nell'ambiente partenopeo. Il clamore e l'epica degli allenamenti sfiancanti fino allo stremo delle forze è solo una parte della narrazione che accompagna l'ex ct della Nazionale. Chi non ha ancora lavorato con lui non sa veramente cosa lo aspetta. Chi lo ha fatto, sa cosa vuole dire: maledice (in senso metaforico) e ringrazia al tempo stesso, perché se in campo dai tutto e anche di più, con la gambe e con la testa, è soprattutto per quei percorsi che fortificano il corpo e lo spirito.

È una sorta di selezione naturale messa in atto coi suoi metodi: se resisti ne uscirai migliore; se lo segui, non te ne pentirai; se lo ascolti, non avrai altra voce a cui credere all'infuori di lui; se dai tutto, com'è nel suo stile, sarai a posto con la coscienza e meriterai un segno di pace.

Sono cresciuto in mezzo alla strada. La strada ti porta ad incontrare subito delle difficoltà e non c'è nessuno che ti aiuti a risolverle. Devi sapere che devi cavartela da solo e che non puoi contare su niente e su nessuno.

Basta questa frase per dare forma definita ai suoi pensieri, a chiarire che il suo approccio non è da copione cinematografico. Non ti urlerà in testa né farà discorsi come il sergente Hartman del Corpo dei Marines, ma il ciclo di lavoro e le tabelle previste, i diktat associati e le sedute video, la cura ossessiva di ogni dettaglio creeranno un clima molto simile.

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Non sono le uniche parole che restano scolpite dentro, ci sono anche un altro paio di concetti che vanno a completamento del precedente. Entrambi sono collegati all'esperienza da calciatore ai Mondiali del '94 negli Usa, quelli persi ai rigori contro il Brasile. Quelli che ancora oggi fai fatica a capire come abbia mai fatto Roberto ‘codino' Baggio a spedire alle stelle quel penalty decisivo che consegnò la finale e la Coppa del Mondo ai verde-oro.

Quando arrivi ad avere queste opportunità – ha aggiunto Conte – devi sapere che potrebbe non capitarti mai più. Invece quando si è giovani pensi che magari capiterà un'altra volta. Invece, quando giochi finali del genere, con i club o in nazionale, devi sapere che potrebbe essere l'unica della tua vita, e devi essere forte e determinato per far sì che tu possa entrare nella storia perché, parliamoci chiaramente, nella storia ci rimangono le persone che vincono. Quella fu la prima sconfitta pesante, di quelle che bruciano sulla pelle. Il Brasile è rimasto nella storia, tanta gente non ricorda il secondo posto dell'Italia.

Antonio Conte mette nero su bianco in calce al contratto triennale col Napoli.

Amarezza, dolore ma anche esperienza formativa. Conte parla anche del rapporto con Arrigo Sacchi, allora ct degli Azzurri. Lo fa in maniera entusiasta e da quel che dice si capisce perché lo faccia e quanto sia stato importante l'esempio dell'ex milanista.

Trasmetteva passione per il calcio, voglia di aggiornarsi e di essere davanti agli altri. Un grande lavoratore che non lasciava niente al caso: sono tutte cose che ho cercato di fare mie. Una persona sicuramente ossessionata, ma per me l'ossessione nel calcio è una cosa positiva.

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Dal club alla Nazionale, se c'è una cosa che torna sempre nel discorso di Conte sono i termini "gruppo" e "squadra". Nel 2000, quando si fece male in Azzurro contro la Romania, chiese a Zoff "di restare col gruppo, perché mi faceva piacere". È questo che c'è alla base di tutto, anche se in Nazionale è diverso rispetto a un club ma c'è un comune denominatore: "Alla fine vincono sono quelle che riescono a costruire una squadra". L'ultima riflessione non può che far piacere ai tifosi del Napoli, sembra quasi profetica.

Alla fine però tutti nella vita abbiamo un percorso. Sono andato via dalla Juventus e ho incontrato la nazionale che mi ha dato grandi emozioni, poi sono andato in Inghilterra e ho vinto Premier League e FA Cup. Diciamo che in tutte le situazioni ci possono essere dei rimpianti, ma quello che è arrivato dopo è stato bello ed entusiasmante.

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