Una Primavera da 40 milioni di euro in un anno: le plusvalenze dell’Inter finite sotto indagine
Plusvalenze per rientrare nei criteri previsti dal fair play finanziario. Ma l'Inter, conti alla mano, con chi ha prodotto i quasi 90 milioni di «plus» finiti nel mirino della Guardia di Finanza? Le fiamme gialle hanno acquisito i documenti relativi ai bilanci chiusi il 30 giugno 2018 e 2019, ovvero nel pieno della corsa alle cessioni per non incorrere in sanzioni da parte della Uefa. In quegli anni, infatti, l'Inter ha ceduto una serie di giovani, oltre a calciatori ben più affermati, spesso inseriti in scambi con altri elementi. Alcuni valutati alla pari, altri utilizzati come parziale contropartita, tutti con valutazioni che hanno portato il club nerazzurro ad iscrivere nel proprio bilancio 49,7 milioni di plusvalenze nel 2018 e 40,1 milioni nel 2019. Il tutto cedendo giocatori della Primavera o, al massimo, in esubero dalla rosa della prima squadra.
Gli scambi per Nainggolan e Cancelo nel 2018
Il primo della lista è l’ex «bambino prodigio» Santon, che ha fruttato una plusvalenza da 8,127 milioni nel 2018. Stesso anno in cui l’Inter ha ceduto al Genoa i giovani Radu (7,763 milioni di plusvalenza) e Valietti (5,95 milioni). Nel mezzo, Bettella all’Atalanta (6,949 milioni di plus), che a sua volta ha preso anche Carraro (4,455 milioni). Presenze dei quattro in Serie A al momento della cessione: una, quella del portiere Radu, all’ultima giornata della stagione 2015/16 con l‘Inter già sicura del quarto posto in classifica, da subentrato contro il Sassuolo. Plusvalenze contabilizzate con loro: oltre 25 milioni di euro.
Ma non sono i soli: il Sassuolo prende Odgaard per 4,62 milioni (3,535 milioni di plusvalenza) nell’affare Politano, Zaniolo va alla Roma insieme a Santon nell’operazione Nainggolan (plusvalenza da 2,643 milioni) e Kondogbia va al Valencia nell’ambito dello scambio con Cancelo, valutando il francese 21,893 milioni e riuscendo così a non registrare una minusvalenza. Sempre al Valencia, viene ceduto Murillo (plusvalenza da 5,34 milioni) e in Spagna va anche Manaj, all’Albacete, contabilizzando una plusvalenza da 1,225 milioni. Va all’estero pure Nagatomo, al Galatasaray, generando una plusvalenza da 1,845 milioni, e in Turchia troverà come avversario Medel, per il quale il Besiktas sborsa 2,5 milioni e l’Inter contabilizza 151 mila euro di plusvalenza.
Si annulla, o quasi, il costo storico di Jovetic dopo la cessione al Monaco (129 mila euro di plausvalenza) e per il resto, l'Inter cede ragazzi del proprio vivaio come Bardi al Frosinone (721 mila euro di plusvalenza), Sgarbi al Perugia (275 mila euro) e Capone al Crotone (16 mila euro). Cifre apparentemente irrisorie, ma in tre fanno comunque un milione da mettere a bilancio col segno più.
Inter, una Primavera d’oro nel 2019
Si vende di meno nel 2019, ma le plusvalenze superano (seppur di poco) la soglia dei 40 milioni. Quasi metà dei quali ascrivibili a Pinamonti, che il Genoa acquista per 19,5 milioni e per l’Inter vale una plusvalenza da 19,009 milioni. Al momento della cessione, aveva presenziato in qualche cameo con i nerazzurri e aveva disputato la sua prima stagione in A al Frosinone, in prestito, segnando 5 gol in 27 presenze. Sicuramente più di quanto fatto da Zinho Vanheusden, che oggi gioca spesso da titolare al Genoa (quando gli infortuni glielo permettono), ma nel 2019 passa ai belgi dello Standard Liegi per 11,74 milioni senza aver mai giocato in A e con una sola stagione veramente disputata in patria, in prestito dal club milanese, causa infortunio. La plusvalenza, nel suo caso, è di 9,529 milioni. Solo loro due hanno portato nei conti dell’Inter più di metà delle plusvalenze realizzate in quell’anno, che sul mercato ha visto l’Inter cedere esclusivamente ragazzi provenienti dal proprio settore giovanile.
Un vivaio sicuramente florido, se in una sola estate è riuscito a produrre 40 milioni di plusvalenze. Basti pensare ad Andrea Adorante, ceduto al Parma per 4 milioni di euro, con plusvalenza da 3,954 milioni complessivi: oggi gioca all’Acr Messina, in Serie C, in prestito dagli emiliani. È stato venduto a 3 milioni, invece, Marco Sala, con plusvalenza da 2,949 milioni, giunto alla terza stagione di fila in B (a Crotone, dopo Entella e Spal). L’Inter ha ottenuto 3 milioni, contabilizzando 2,945 milioni di plusvalenza, anche dalla cessione di Gabriele Zappa al Pescara, ma in questo caso almeno si tratta di un giocatore che è arrivato in A, al Cagliari.
Una traiettoria che ancora non è riuscita a Riccardo Burgio, plusvalenza da 1,464 milioni per la cessione all’Atalanta. È finito in Belgio, invece, Francesco Forte, classe ’93 che dopo un lungo girovagare per l’Italia ha fatto tappa a Beveren. Lì si è affermato, è tornato nel calcio italiano e si è imposto in Serie B con la Juve Stabia, fino ad essere acquistato dal Venezia, col quale ora gioca in A. Nel suo caso, la plusvalenza è di 287 mila euro, da aggiungere agli «spiccioli» (4 mila euro) per la cessione di Alberto Brigati al Padova.
La girandola di Pinamonti e la mannaia della recompra
Non tutte le plusvalenze, però, vanno considerate allo stesso modo. Prendiamo ad esempio la più corposa di tutte, ovvero i 19 milioni messi a bilancio per Pinamonti. Il giovane centravanti è un caso di studio: nel giro di un anno, infatti, risulta essere una plusvalenza sia per l'Inter che per il Genoa. Nel il 30 giugno 2019, lo rilevano in prestito con obbligo di riscatto dai nerazzurri, che iscrivono un valore di cessione pari a 19,5 milioni di euro. Un anno dopo, a riscatto avvenuto, i genovesi lo cedono nuovamente all’Inter per 21 milioni, mettendo così nel bilancio al 31 dicembre 2020 una plusvalenza da 2,5 milioni.
Sempre nello stesso esercizio, è bene ricordare, il Genoa contabilizza costi pari a 500 mila euro proprio per il prestito di Pinamonti e oneri per 2 milioni relativi alla valorizzazione di Nicholas Rizzo (oggi in forza al Virton, fanalino di coda della B belga), entrambi a favore dell’Inter. Sempre dai nerazzurri, invece, arriva 1 milione per la valorizzazione di Eddie Salcedo, acquistato nel 2018 dall'Inter proprio dai rossoblù e successivamente ceduto in prestito un anno dopo ai vecchi proprietari.
Quando ci sono in mezzo questi giovani, però, l’Inter si presenta spesso al bivio della recompra. Radu, ad esempio, è stato riacquistato dai nerazzurri e oggi è nella rosa interista, dopo averlo pagato più di quanto incassato per la sua cessione al Genoa. Proprio come per Pinamonti, in sostanza, con due valutazioni diverse di oltre due milioni nel giro di un anno. Il che porta l’Inter, di fatto, a ricontabilizzare in uscita più di quanto iscritto precedentemente in entrata, senza però che questo tipo di operazioni riesca ad alleggerire il peso degli ammortamenti.
Un peso che, per l’Inter, è diventato sempre maggiore proprio negli anni in cui intendono far luce i pm milanesi. Nel 2018, il conto degli ammortamenti relativo ai contratti dei calciatori della prima squadra è aumentato da 74,091 a 78,114 milioni di euro, per poi salire ulteriormente a quota 84,738 milioni nel 2019. Più del doppio di quanto prodotto con le plusvalenze, seguendo un filo che ormai sembra legare parecchie società calcistiche italiane.