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Un positivo nello staff dell’Argentina, la Juve rischia di perdere Dybala anche per la Champions

La notizia della positività al Covid di un membro dello staff dell’Argentina è l’ennesima brutta notizia per la Juventus. Paulo Dybala sta bene ma il caso scoppiato in nazionale getta un’ombra sul rientro in Italia e riporta in primo piano la questione della quarantena finora passata sotto traccia.
A cura di Maurizio De Santis
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Un positivo al Covid nello staff dell'Argentina, per la Juventus è l'ennesima brutta notizia che possa arrivare a ridosso dello slot in calendario per le qualificazioni a Qatar 2022. Dopo aver incassato l'infortunio muscolare di Federico Chiesa e accettato, obtorto collo, la questione dei rientri tardivi in Italia dei sudamericani impegnati con le rispettive selezioni, i bianconeri devono fare i conti anche con la preoccupazione per Paulo Dybala. La Joya sta bene (sarà sottoposto a controlli ulteriori in nazionale) ma la comunicazione ufficiale dell'Albiceleste sul membro della squadra contagiato fa scattare un altro campanello d'allarme.

E soprattutto riporta in auge la questione della quarantena che era quasi passata sotto traccia nonostante i voli transoceanici, i protocolli sanitari e le misure di contenimento del virus in vigore nei differenti Paesi. Un aspetto risolto "in deroga", richiamando la stessa formula adottata in occasione della finale degli Europei quando ai vip stranieri venne concesso di accedere a Wembley senza osservare le norme sulla quarantena ma sottoponendosi a tamponi ravvicinati per monitorare le loro condizioni. Un caos.

Dybala sarà a disposizione di Allegri per la gara di sabato contro il Napoli? Se, almeno inizialmente, l'intenzione del tecnico era convocarlo ma non utilizzarlo nella formazione titolare, quanto accaduto nel quartier generale della Seleccion solleva  altre perplessità: nel caso il calciatore dovesse affrontare il periodo di isolamento previsto dalle norme non potrebbe far parte del match in programma al "Maradona" e, considerati i tempi, rischierebbe anche di saltare il debutto in Champions League del prossimo 14 settembre.

Una situazione paradossale, subita dai club che non hanno preso di buon grado né la novità dei calendari stilati dalla Fifa (che ha inserito 3 gare per ogni nazionale sia in questa sessione di match sia nella prossima) né la decisione presa dalla Federazione senza tener conto della salute dei calciatori e degli interessi legittimi delle società.

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