Un disastro sportivo: quanti milioni perderebbe la Juventus senza Champions League
Uno scudetto ormai perso e il fiato delle inseguitrici sul collo. La stagione della Juventus rischia di tramutarsi in un vero e proprio disastro, dovendo ancora mettere al sicuro un posto in Champions League. Un posto mai così a rischio negli ultimi dieci anni, quelli che hanno visto i bianconeri vincere in Serie A a suon di record. Adesso, però, non è più solo il dominio in campionato ad essere in discussione. Anzi, quello ormai è ampiamente compromesso, con 13 punti di distacco dalla capolista Inter e cinque giornate a disposizione. Il vero problema, in casa Juve, è riuscire a scongiurare il peggio, ovvero un'esclusione dalla Champions League che avrebbe del clamoroso. A pochi giorni dall'accantonamento del progetto Superlega, guidato tra gli altri proprio da Andrea Agnelli, la mancata qualificazione alla più importante competizione continentale avrebbe conseguenze per almeno 50 milioni di euro.
Quanto vale la Champions League per la Juventus
L'edizione 2019/20 della Champions League ha portato alla Juventus una quota di ricavi pari a 84,1 milioni di euro. Una cifra ascrivibile al percorso sportivo della squadra allenata allora da Sarri (eliminata agli ottavi di finale dal Lione), al market pool da 16,6 milioni di euro e alla parte di ricavi distribuita in base al coefficiente Uefa, pari a 29,9 milioni. Questo, però, in una stagione colpita a metà strada dal Covid-19. Nell'annata precedente, con un'eliminazione ai quarti di finale, sono arrivati 95,6 milioni di euro. La quota relativa al coefficiente è identica, mentre il market pool era maggiore nel 2018/19 (18,9 milioni di euro, complice l'avanzamento agli ottavi di sole due squadre, contro le tre della stagione successiva). Per quanto riguarda i risultati sportivi, la fase a gironi dell'anno passato è stata più remunerativa dell'ultima con Allegri in panchina (15,7 contro 12 milioni), ma l'accesso ai quarti ha garantito alla Juventus quei 10,5 milioni che lo scorso anno non ha avuto e che, a conti fatti, giustificano il divario tra i ricavi prettamente sportivi rispetto alla stagione precedente. Ricavi a cui vanno aggiunti tutti gli altri proventi legati alla partecipazione alla massima competizione europea.
Il botteghino, in Champions League, ha fruttato in totale 14,4 milioni di euro nella stagione 2018/19, con un totale di cinque partite giocate in casa nella competizione. Impossibile fare un paragone con l'annata passata, dato che la Juventus ha potuto disputare a porte aperte solamente le tre gare casalinghe della fase a gironi, per un totale di poco inferiore ai 5,9 milioni di euro di proventi dalla biglietteria. Peggio ancora, ovviamente, nella stagione attualmente in corso, che per la Juventus è già terminata con la sconfitta agli ottavi per mano del Porto, senza mai poter ospitare spettatori paganti all'Allianz Stadium. Tutta colpa del Covid-19 e delle misure adottate per evitare il diffondersi del contagio, ma in Europa si assistono ai primi allentamenti per quanto riguarda le presenze sugli spalti e la prospettiva di poter rivedere una percentuale minima di pubblico nella prossima stagione è tutt'altro che peregrina, come dimostra la decisione della Uefa di ospitare l'Europeo solo negli stadi che garantiscono una presenza fissa di spettatori.
Quanto perderebbe la Juventus in Europa League
In sostanza, la Juventus fuori dalla Champions avrebbe comunque – salvo peggioramenti della situazione sanitaria – maggiori ricavi dal botteghino rispetto a quest'anno. È il dato sui possibili introiti mancati, però, che genera preoccupazioni. Lo scarso appeal dell'Europa League è evidente e lo dimostrano anche i numeri relativi all'ultima stagione giocata dai bianconeri in questa competizione: in quattro partite, nella stagione 2013/14, nelle casse juventine sono entrati 6,9 milioni dalla vendita dei biglietti. Meno della metà di quanto raccolti nell'ultima edizione della Champions giocata interamente a porte aperte, con una sola partita casalinga in meno. Ma questi, ovviamente, sono calcoli da prendere con le pinze: il lasso di tempo tra i due dati è fin troppo ampio e non sappiamo, né possiamo realmente ipotizzare, quanti spettatori potranno essere presenti negli stadi italiani nella stagione 2021/22. Per questo, di fatto, l'unica certezza è che dal botteghino sarà impossibile far peggio di quest'anno.
Il grosso dei mancati ricavi, ovviamente, è legato ai proventi media e ai risultati sportivi. Nell'ipotesi di mancata qualificazione alla Champions League, dunque di partecipazione all'Europa League direttamente dalla fase a gironi, la fetta di pagamenti riservata dalla Uefa potrebbe raggiungere al massimo i 30-35 milioni di euro, portando a casa il trofeo. Nella stagione 2019/20, il Siviglia ha ottenuto 34,6 milioni partendo proprio dai gironi e arrivando a vincere l'Europa League. Nello stesso anno, il Manchester United (pur fermandosi alle semifinali) si è garantito poco più di 30 milioni di euro. Se il cammino dovesse essere paragonabile a quello di entrambe, quindi giungendo quantomeno tra le migliori quattro, il "danno" potrebbe quantificarsi in una cinquantina di milioni nella più rosea delle previsioni. Senza dimenticare, però, che la Uefa starebbe seriamente valutando di ridurre i premi alle società partecipanti alle competizioni europee, per far fronte alla perdita di ricavi causata dalla pandemia.
Ronaldo in uscita senza Champions League
In condizioni normali, perdere 50 milioni di ricavi sarebbe potuto essere persino un rischio sostenibile. Le condizioni attuali della Juventus (e dell'intero mondo del calcio) aprirebbero invece una profonda riflessione sui costi. Perché se già con la Champions League i conti sono in profondo rosso, senza il salvagente dei ricavi Uefa la situazione difficilmente andrebbe a migliorare. A quel punto, le strade da percorrere sarebbero due: abbattere il monte ingaggi e monetizzare dalla cessione di qualche giocatore. In entrambi i casi, il mercato sarebbe l'appiglio sicuro per contrastare gli effetti negativi di un'eventuale mancata qualificazione all'Europa che conta. Per quanto riguarda gli stipendi, è inevitabile che tutti i fari siano puntati su Cristiano Ronaldo, il primo in lista di uscita qualora dovesse essere fallito l'assalto ai primi quattro posti. Il portoghese ha partecipato alle ultime 18 edizioni della Champions League, riscrivendo la storia della competizione. Immaginarlo disposto a "retrocedere" in Europa League è difficile, tanto più con Manchester United e Paris Saint-Germain alla finestra.
Riuscire ad alleggerirsi del suo ingaggio da 54 milioni lordi a stagione, per la Juventus, potrebbe già bastare per compensare gli effetti nefasti di una mancata qualificazione in Champions. Con cinque partite rimaste da giocare, però, la lotta per rientrare tra le prime quattro è serratissima. E in tutto questo, la squadra di Pirlo non sembra affatto essere quella più in forma, almeno nell'ultimo periodo. Perso ormai lo scudetto, con la certezza aritmetica che potrebbe arrivare già domenica a Udine, i bianconeri dovranno fare di tutto per non perdere persino quello che sembrava essere un porto sicuro, ovvero la Champions League, tra scontri diretti e classifica avulsa. Mancare quell'approdo vorrebbe dire rinunciare come minimo a 50 milioni di euro, più i mancati ricavi da botteghino (pur con riaperture parziali degli stadi). Per una società che nel primo semestre 2020/21 ha perso 113,7 milioni di euro, l'Europa League potrebbe aprire le porte a cambiamenti radicali.