Un compagno di Lukaku all’Inter vuota il sacco: non decide lui, è manovrato
Che ne sarà di Romelu Lukaku? Ma soprattutto cosa vuole realmente Romelu Lukaku? Chi è davvero questo gigante di 30 anni, personaggio in cerca d'autore, protagonista dell'ennesima giravolta della sua vita calcistica? Prima di tutto le certezze: l'attaccante belga non resterà al Chelsea, dove è fuori dal progetto di Pochettino. Domani si presenterà a Cobham, centro d'allenamento dei Blues, assieme agli altri esuberi, ma che sia solo un parcheggio prima di sistemarsi altrove lo dimostra il fatto che il Chelsea è partito oggi per la tournée americana.
Lukaku poi non tornerà neanche all'Inter, rimasta sconcertata e delusa – a dire poco – dalla trattativa condotta segretamente nelle scorse settimane dai rappresentanti del giocatore con la Juventus. Un fitto dialogo che ha partorito l'accordo tra le parti per un sontuoso ingaggio da oltre 12 milioni a stagione, mentre il club bianconero ha anche trovato l'intesa col Chelsea per il suo cartellino a 37,5 milioni più 2,5 di bonus (40 milioni totali, gli stessi che aveva faticosamente messo sul tavolol'Inter, salvo scoprire che stava dando l'anima per qualcuno che amoreggiava segretamente con qualcun altro).
Ma non è assolutamente detto che Lukaku vada alla Juve, nonostante questa sia la volontà sia sua che del club bianconero. Non tanto per la ferma opposizione della tifoseria torinese, con la quale in passato c'è stato veleno, quanto per il fatto che la chiusura dell'operazione col Chelsea è vincolata alla cessione di Vlahovic al PSG, un affare a sua volta ferocemente osteggiato dai tifosi parigini. È chiaro che il Chelsea non può aspettare ancora molto ed a questo punto non si può escludere che l'assalto arabo al giocatore – finora fermamente respinto dal belga, pur a fronte di un mega stipendio da 50 milioni lordi per due stagioni – alla fine vada in porto.
L'Al Hilal nelle ultime ore ha accelerato, forte del caos creatosi in Italia tra Inter e Juve: l'offerta del club che in questa sessione di mercato si è portato a casa Koulibaly, Milinkovic-Savic e Ruben Neves è superiore ai 40 milioni messi sul piatto da entrambe le squadre italiane, arrivando a 50 milioni di sola parte fissa, tutti pagati sull'unghia. Per ora Lukaku dice no, o meglio – secondo quanto afferma un suo (ex) compagno nello spogliatoio nerazzurro – a dire no per lui e decidere cosa fare è un'altra figura, nascosta nell'ombra. E non è nessuno dei suoi agenti. "Lui sarebbe capace anche di andare al Milan, fa tutto ciò che gli dice la madre", ha svelato tre settimane fa la fonte in questione a Eddy Veerus, frontman del gruppo "Il Pagante" e noto tifoso dell'Inter.
Del resto il legame tra Lulaku e sua madre è strettissimo ed è proprio per i sacrifici fatti dalla donna quando Romelu era un bambino, in un contesto di grande povertà ad Anversa dove vivevano, che il piccolo giurò a se stesso che sarebbe diventato un giocatore professionista per garantirle un futuro migliore. "Ricordo il momento esatto in cui ho capito che eravamo al verde. Avevo sei anni e tornavo a casa per pranzo durante la nostra pausa a scuola. Mia mamma aveva sempre la stessa cosa sul menu: pane e latte. Quando sei un bambino neanche ci pensi, ma immagino che fosse quello che potevamo permetterci. Poi un giorno sono tornato a casa, sono entrato in cucina e ho visto mia mamma al frigorifero con la scatola del latte come al solito. Ma questa volta stava mescolando qualcosa, lo stava agitando. Poi mi ha portato il pranzo e sorrideva come se fosse tutto a posto. Ma io ho capito subito cosa stava succedendo. Stava mescolando l'acqua con il latte. Non avevamo abbastanza soldi per farcelo durare tutta la settimana. Non eravamo poveri, peggio", è il racconto fatto da Lukaku qualche tempo fa a ‘The Players' Tribune'.
"Mio padre era stato un calciatore professionista, ma era alla fine della sua carriera e il denaro era finito. La prima cosa a sparire fu la TV via cavo. Niente più calcio, nessun segnale. Poi capitava di tornare a casa la sera e le luci erano spente. Niente elettricità per due, tre settimane. Quando volevo fare il bagno non c'era l'acqua calda. Mia mamma scaldava un bollitore sul fornello ed io mi mettevo nella doccia gettandomi acqua calda sulla testa con una tazza – continua il racconto, che spiega cosa accadde in quel momento – Ho fatto una promessa a me stesso, sapevo esattamente cosa dovevo fare e cosa avrei fatto. Un giorno tornai a casa da scuola e trovai mia mamma in lacrime. Così alla fine le dissi: ‘Mamma, vedrai che cambierà. Giocherò a calcio nell'Anderlecht e succederà presto. Staremo bene. Non dovrai più preoccuparti'. Avevo sei anni". Promessa mantenuta, adesso si tratta di prendere qualche decisione sensata…