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Un anno fa il boom Mondiale, oggi lo stop al campionato: il calcio femminile è fermo

Un anno fa il Mondiale femminile fu un grande evento, tanti appassionati di calcio seguirono con passione le partite della nazionale della c.t. Bertolini. Le azzurre arrivarono fino ai quarti di finale, ma oggi sembra tutto dimenticato Il campionato 2019-2020 è stato sospeso definitivamente, mentre le calciatrici chiedono una riforma molto forte: vogliono il professionismo.
A cura di Alessio Morra
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Il Consiglio Federale ha deciso, lunedì, la sospensione definitiva della stagione 2019-2020 del calcio femminile. Contestualmente è stato deciso che lo scudetto non sarà assegnato, ma sono state ufficializzate le qualificazioni alla Champions di Juventus e Fiorentina, inoltre definite le retrocessioni e le promozioni dalla Serie B. Una nota secca, diffusa nel giorno in cui sono stati ufficializzati i playoff come ‘Piano B' in caso di sospensione ulteriore della Serie A e le promozioni di Reggina, Vicenza e Monza in Serie B. Così, velocemente, è stato deciso il destino del campionato femminile. E sembrano passati anni, e non dodici mesi, dal Mondiale disputato in Francia dalle azzurre. Un anno fa all'improvviso tutti sembravano essere appassionati di calcio femminile, con la Nazionale azzurra che riuscì a qualificarsi per i quarti di finale.

Le calciatrici della Serie A vogliono il professionismo

La decisione del Consiglio Federale ha creato delle polemiche, alcune si sono accese perché non è stato assegnato il titolo alla Juventus. Quello che è certo è che le calciatrici avevano fatto fronte comune e avevano chiarito che sarebbero scese nuovamente in campo solo se avessero avuto la possibilità di raggiungere i propri obiettivi. Le calciatrici della Serie A nei giorni scorsi avevano pubblicato una lunghissima nota in cui hanno fatto sapere che volevano tornare in campo, ma non accettavano i playoff e i playout e soprattutto pretendono, con una buona ragione, una riforma del sistema. In poche parole anche il calcio femminile deve diventare professionistico:

Quando è arrivato il nostro momento ci è stato detto che c’era la volontà di provare a farci proseguire per non guastare il bel percorso che il calcio femminile stava facendo nel nostro Paese.
Mentre attendevamo e lavoravamo ad una ripresa, però, è anche emersa la vera realtà del nostro sport oggi. L’emergenza ha di fatto messo in luce tutte le fragilità di un sistema ancora acerbo ma promettente che stava crescendo in questi anni e che ha dovuto affrontare una fulminea e gravosissima situazione.
Le calciatrici oggi sono molto confuse. Non abbiamo paura ad ammetterlo. Non lo eravamo, eravamo unite in un unico pensiero in questi mesi, ora non lo siamo. E questo perché l’attesa genera dubbi, soprattutto per come è stata vissuta.

Apprendiamo della proposta di terminare il campionato con una formula ridotta di play off e play out che coinvolgerebbero sei delle dodici squadre del nostro campionato. Non la condividiamo, perché non vediamo come possa essere tutelato il merito sportivo con una modalità di gioco che a nostro avviso non garantirebbe la vera equità. Le calciatrici pensano questo: o scendiamo tutte in campo o non ci scende nessuna. Tutte devono essere in grado di lottare per i propri obiettivi, oppure devono tutte mettere un punto su questa stagione e prepararsi per la prossima partendo dalle stesse condizioni.

Quello che appare in sintesi ai nostri occhi è che il nostro sistema va riformato. È tempo di decidere quale direzione dobbiamo prendere perché situazioni simili non sussistano più. Ma è ora di garantire le giuste tutele a tutte quante, uno status da professioniste e condizioni reali di professionismo.

Il Mondiale di calcio femminile dell'Italia è stato rapidamente dimenticato

Il problema vero quindi non è rappresentato dallo stop che di fatto è stato chiesto dalle calciatrici che attendono di diventare a tutti gli effetti delle professioniste. Quello che salta agli occhi è che in un momento difficile anche per lo sport, il calcio italiano si è dimenticato completamente di quello femminile che un anno fa invece sembrava davvero entrato nel cuore degli appassionati. Le partite delle azzurre erano state seguite in tv da milioni di spettatori. E il Mondiale francese aveva avuto in alcuni momenti un'attenzione simile a quello di un campionato maschile. Ciò stride oggi. Un anno fa il calcio femminile era seguito e il professionismo sembrava il passaggio successivo, da realizzare in tempi brevi. Ma non è stato così. L'innamoramento e l'attenzione per il calcio femminile è stato pressoché identico a quello che tanti tifosi italiani riservano a tanti sport olimpici che ogni quattro anni (questa volta cinque a causa del rinvio di Tokyo 2020) appassionano ma che poi vengono dimenticati nonostante abbiano regalati emozioni e medaglie d'oro. Quando la situazione sarà più vicina alla normalità, lo sport italiano deve iniziare concretamente a lavorare per il professionismo del calcio femminile.

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