Tutti i pronostici sbagliati da Cassano, “l’oracolo di Bari” che se ne frega delle figuracce
Antonio Cassano è così: dice quello che pensa d'istinto, senza peli sulla lingua né giri di parole. A modo suo si fa capire, impossibile fraintendere anche perché sottolinea le sue frasi con una decisione e una determinazione che non teme smentite. È convinto di avere la mano buona a favore e scopre subito le carte. Ha qualcosa in testa e la porta fuori senza filtri. Difficile che ingoi il rospo o si lasci tormentare da un peso sullo stomaco. Accompagna le sue espressioni con una mimica che spiega già tutto. Lo ha sempre fatto anche da calciatore quando, a causa della sua sincerità cristallina, dell'essere bianco o nero, a costo di sembrare fuori controllo, avrebbe fatto meglio a contare fino a tre prima di partire lancia in resta. Ma non ha mai cercato scuse, pagando in carriera il prezzo salato della sua esuberanza.
A FantAntonio certe affermazioni escono da bocca di getto, con schiettezza assoluta come le sue giocate sopraffine, le finte ubriacanti, i cambi di passo che ti lasciavano di sasso e quei tocchi che sembravano una linguaccia fatta al mondo intero. È il suo pregio e, al tempo stesso, il suo maggior difetto. Un po' ruvido ma molto chiaro, leale perché uno come lui una coltellate alle spalle non te la dà e ti affronta a viso aperto. È persona verace, piacevole, istrionica abbastanza da tenere viva l'attenzione dell'interlocutore che lo segue e ne apprezza quel comportamento così genuino. La cattura alla sua maniera, esponendosi anche al rischio di scivoloni clamorosi e cantonate che scatenano la più pungente ironia nei suoi confronti.
Durante le dirette in collegamento con la Bobo TV dialoga con Adani, Ventola e Vieri. Nel mondo del calcio c'è stato dall'interno, sa cosa si può e non si può dire, come vanno certe cose, quanto conti avere testa fredda, cuore caldo e gambe reattive conosce la sacralità delle mura dello spogliatoio, ne fiuta l'aria e decritta i messaggi che si nascondono tra le righe del detto/non detto. È anche per questa ragione, oltre all'indole, che non ha paura di sbilanciarsi nei giudizi che dà. A chi deve darne conto se non a se stesso? È stato così anche quando calzava le scarpette e indossava le maglie di Roma, Real Madrid, Milan, Inter (mica bruscolini…) perché dovrebbe cambiare adesso che si sente più libero dalle etichette dei club e da quel recinto di squadra che al suo genio spesso andava stretto?
L'oracolo di Bari Vecchia. È il soprannome bonario che in Rete circola sul suo conto. Non perché le sue previsioni si avverino ma per la straordinaria sequenza di avvenimenti che hanno un esito opposto rispetto alle sue deduzioni. In parole povere, non ne azzecca una… Sono tornate tutte in auge con la qualificazione in finale di Champions del Real Madrid di Carlo Ancelotti (di cui aveva sottolineato il "culo" proverbiale che lo hanno salvato anche quando tutto sembrava perso contro Paris Saint-Germain, Chelsea e Manchester City). "Senza se e senza ma", disse prima del ritorno delle semifinali, era certo che il 28 maggio nello Stade de France sarebbero stati Guardiola e il Liverpool di Klopp a trovarsi l'uno di fronte all'altro per il trofeo.
Restiamo in argomento Champions e andiamo un po' indietro nel tempo, fino ai quarti. "Bobo ma perché lo fai ancora venire a questo…", sbotto' Cassano quando Ventola sostenne che il Villarreal sarebbe stato un brutto cliente per il Bayern Monaco e la sorpresa da tenere d'occhio. Tra Anfield Road e il duello all'Estadio de la Cerámica la squadra di Emery è andata vicinissima a scrivere la storia, soccombendo (ma senza sfigurare) alla maggiore qualità dei Reds candidati alla vittoria finale.
Dalla Spagna all'Inghilterra, riflettori puntati sul Chelsea che – così come avrebbe puntato a occhi chiusi sui bavaresi, dando per spacciato il "sottomarino giallo" – dava per favorito nel secondo atto del confronto con il Real Madrid. Era sicuro della rimonta dei Blues ma la realtà del campo ha preso un'altra piega. La dissolvenza cambia la scena e di conduce in Serie A, due le ipotesi iconiche: l'una relativa alla Juventus e l'altra all'Inter.
La squadra di Allegri ("a cui interessa solo il grano") non chiuderà nemmeno tra le prime quattro del campionato fu la predizione di Cassano: annuì e ribadì il concetto anche ad Adani che gli sussurrava "ma sei sicuro?". Quanto ai nerazzurri, preconizzò – prima del recupero – che avrebbero superato l'ostacolo Bologna senza problemi: finì col putiferio scoppiato per la papera incredibile di Radu, la reazione glaciale di Handanovic e una sconfitta che è stata un assist scudetto per il Milan. Provaci ancora, Antonio.