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Tutti gli errori dell’arbitro Giacomelli: è ancora in Serie A grazie a una regola

L’arbitro Giacomelli è ancora una volta nel mirino per episodi da moviola ed errori avvenuti nel corso di Milan-Roma. La partita di San Siro è solo l’ultima nella lista delle obiezioni nei confronti del direttore di gara di Trieste che arbitra ancora in A perché venuto meno il “limite di permanenza nel ruolo”. Napoli-Atalanta e Lazio-Torino i match che sollevarono maggiori polemiche.
A cura di Maurizio De Santis
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Piero Giacomelli ha 42 anni, al termine della scorsa stagione avrebbe dovuto riporre fischietto e carnet dei cartellini nel cassetto per sopraggiunti "limiti di permanenza nel ruolo". La sua carriera di direttore di gara si sarebbe dovuta chiudere con Atalanta-Inter giocata il 2 agosto, per effetto di una norma vincolata alla riunificazione delle Can di A e B ha beneficiato di una sorta di deroga che gli permetterà (come altri due colleghi, Calvarese e Abbattista) di spostare un po' più in avanti l'età della ‘pensione'. Tolto il paletto dell'anzianità di servizio, resta solo lo stop imposto al compimento del 45° anno di età che prima valeva solo per i fischietti con qualifica di internazionali. Al netto degli errori (e degli orrori) commessi di recente, resterà in quota alla squadra di Nicola Rizzoli ancora per 3 campionati oltre a quello attuale.

Quanto accaduto a San Siro, in occasione di Milan-Roma, ha visto il fischietto di Trieste direttamente protagonista in negativo: ha concesso due calci di rigore inesistenti, certo che la sua decisione sarebbe stata la più giusta anche a dispetto del Var. Regolamento alla mano, spettava a lui l'ultima parola. E ha esercitato in pieno i poteri avocando a sé ogni decisione, con convinzione granitica contro la quale è andata a sbattere (anche) la moviola in campo.

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A cosa serve lo strumento tecnologico se non viene usato per dirimere quei casi più controversi e sanare le ingiustizie scaturite da errori palesi? "Forse Giacomelli voleva confermare solo la bontà del mio ultimo tweet…", la ‘sciabolata' (tutt'altro che morbida) è di Sandro Piccinini, oggi opinionista del Club di Sky. L'affondo arriva dopo un week-end difficile per gli arbitri e la moviola in campo con le criticità emerse in Genoa-Inter (intervento di Bani su Lukaku), Benevento-Napoli (fallo da rigore di Foulon su Lozano), Juventus-Verona (contatto tra Faraoni e Bernardeschi).

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Quanto basta perché l'ex giornalista Mediaset ponesse l'attenzione su un aspetto molto importante: "Se il protocollo attuale impedisce la correzione di errori evidenti come i rigori negati ad Inter e Napoli allora si riveda il protocollo. Oppure Rizzoli convinca gli arbitri a sfruttare di più e meglio l'on-field-review". Particolare curioso, la moviola in campo è intervenuta per segnalare la seconda rete consecutiva non convalidata a Morata, pescato in posizione di fuorigioco millimetrico (impercettibile all'occhio umano), ma è rimasta dietro le quinte per le altre situazioni della quinta giornata non considerate ‘chiaro errore' e sulle quali ha prevalso la valutazione del direttore di gara.

L'arbitro Giacomelli è andato oltre e non è certo la prima volta che pecca di decisionismo (o sicumera). Milan-Roma è solo l'ultima partita nella lista delle obiezioni nei confronti del direttore di gara: era inesistente il rigore concesso alla Roma (Bennacer mette il piede a terra e viene colpito da Pedro, non c'è alcun intervento falloso del rossonero), altrettanto quello assegnato al ‘diavolo' apparso una sorta di compensazione del precedente (Mancini ha sì la gamba alta ma il contatto non Calhanoglu non è tale da giustificare caduta e massima punizione). Andando a ritroso nel tempo sono almeno due i match che hanno alimentato polemiche nei confronti dell'arbitro triestino.

  • In Napoli-Atalanta della scorsa stagione furono due gli episodi contestati. Il movimento di placcaggio di Kjaer su Llorente (penalty non concesso, sul ribaltamento dell'azione la ‘dea' trova il gol). La scarpata di Pasalic dietro la testa Callejon (scorrettezza punita solo con l'ammonizione dell'atalantino e senza rivedere la posizione dei calciatori nei pressi dell'area di rigore).
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  • L'espulsione di Carlo Ancelotti. L'allora tecnico del Napoli prese un cartellino rosso perché entrato in campo nel finale convulso della sfida del San Paolo. Lo fece per provare a calmare gli animi dei suoi calciatori a causa del parapiglia tra partenopei e nerazzurri. "Giacomelli? Mi ha detto ‘aiutami a sistemare le cose', io gli ho chiesto ‘ma non hai il dubbio che possa essere rigore?' e mi ha buttato fuori – disse Ancelotti a Sky –. È stato un attacco alla mia serietà, professionalità, alla squadra e alla società".
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  • La partita del San Paolo terminò con il risultato di 2-2, di quella serata restò emblematica un'altra immagine: il difensore del Napoli, Tonelli, si avvicinò all'arbitro per consegnargli il pallone. Fu un gesto ironico, considerato che abitualmente il ‘pallone a casa' lo porta il man of the match, il calciatore autore di una tripletta. In quel caso si trattò di un tris di errori.
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  • La Lazio schiuma ancora rabbia quando sente il nome dell'arbitro Giacomelli che all'Olimpico fischiò nella sfida contro il Torino. Nel 2017 i granata si imposero in una partita nervosa e caratterizzata dalle polemiche sia per un rigore non assegnato ai capitolini (fallo di mano in area di Iago Falque, anche allora la valutazione del direttore di gara si riveò preminente rispetto al Var) sia per l'espulsione di Ciro Immobile, che reagì a una provocazione di Burdisso. Giacomelli non si accorse di cosa fosse accaduto ma in quell'occasione invece il Var si fidò del Var e mandò l'attaccante della Lazio anzitempo nello spogliatoio.
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