Tutte le volte che De Laurentiis ha annunciato di costruire il nuovo stadio a Napoli e non l’ha fatto
"Tenetevi liberi per il 15 luglio 2027". Annuncio che, detto così, sembra una sorta di adunata per uno sbarco sull'arenile coi mezzi anfibi. Dove? A Bagnoli. Perché è lì che il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha già immaginato la location per la sceneggiatura del film che s'è fatto in testa sulla costruzione della cittadella dello sport. Gli ronza per la mente da anni, comprensiva di stadio e un centro sportivo che siano la pietra angolare della (nuova) casa del club.
È lì che l'uomo dei sogni e delle stelle pensa di far arrivare dal mare squadra, allenatore, staff tecnico, tutti, per uno spettacolo in stile hollywoodiano carico di effetti speciali. Ci manca solo Robert Duvall che, a petto in fuori, foulard azzurro al collo, mentre i suoi uomini fanno surf tra onde e pallottole, pronuncia l'iconica frase sull'odore del napalm al mattino. Ché da quelle parti pure hanno avuto a che fare con l'amianto brucia polmoni.
"Questa è l'area dove potrebbe nascere la città del Napoli". In un tweet del 2017 era affacciato al balcone di Città della Scienza e scrutava l'orizzonte fin dove arriva lo sguardo, ipotizzando che fosse quella l'area migliore, funzionale, da riqualificare, trasformare perché dopo 20 anni, uno scudetto in tasca e un paio di Coppe Italia ci vuole dell'altro per restare nella storia. Un'opera che sia testimonianza degli anni d'oro dalla rinascita alla grandezza, resti a futura memoria di quel che è stata la sua presidenza da quando, nel 2004, per una trentina di milioni di euro comprò il club fallito e oggi l'ha portato tra i primi 20 del Ranking Uefa.
Questa volta fa sul serio? Sì, a parole. Nel corso del tempo sono scorse a fiumi come i meme sui Jalisse a Sanremo dopo 27 anni di rifiuti. Poi serviranno i fatti che s'intrecciano sempre con la promiscuità delle leggi, della politica, dei traffici e degli interessi.
De Laurentiis, però, è convinto: a malincuore ha fatto sapere che il Maradona così com'è non va bene e, piuttosto che rifarlo ex novo scontando 3 anni di esilio chissà dove, è meglio costruire un impianto qualche chilometro più in là. A Bagnoli ‘ma che-che-che occasione ma che affare tra colline verdi, mare blu'.
A Bagnoli dopo Acerra (2005), Afragola (2023), Napoli Est e la zona di San Giovanni-Barra (2005), l'area di via Miano con le sue caserme da dismettere (2007) o a Melito (2007) "dove ho già individuato i terreni", addirittura a Caserta (2013). Con le "poltroncine in pelle umana", a mo' di circolo privato "perché devo sapere chi sei e che fai" e con una capienza di non più di trentamila posti "cinquemila dei quali li riserviamo ai meno abbienti".
Ristrutturato. Anzi no, edificato daccapo, senza pista d'atletica sul modello dell'Allianz Stadium di Zavanella, purché quel vecchio San Paolo (oggi Maradona) non sia più un "cesso con le stalattiti di pipì e cacca dei topi". Per farci un po' di soldi e renderlo vivibile sette giorni su sette, magari si possono anche "celebrare matrimoni e comunioni". Ma deve aver cambiato idea rispetto alla solida certezza che da lì non sarebbe mai voluto andare via, al punto da sbeffeggiare chi ipotizzava un esodo a Ponticelli (2012) oppure scendere a patti con il primo cittadino dell'epoca (2013) per realizzare una struttura "dov'è ora il San Paolo".
Sono trascorsi circa 7300 giorni da quando nel 2004 il massimo dirigente lanciò il primo di una serie di ultimatum ("aspetto 21 giorni, dopodiché lo stadio me lo costruisco da solo") sulla vicenda stadio per la quale ha sempre propeso per una cessione così da tenersi le mani libere dalla burocrazia delle concessioni da pagare alle diverse amministrazioni che si sono succedute durante il suo ventennio di presidenza: Rosa Russo Iervolino, Luigi De Magistris e Gaetano Manfredi "lo juventino che se mi dà lo stadio diventa il più bello d'Italia".
Al di là di questi annunci spot, l’unico vero investimento fatto per lo stadio a Napoli c’è stato grazie ai fondi stanziati per le Universiadi 2019. E in tutti questi (venti) anni il Napoli stesso non ha mai messo in cantiere lo straccio di un investimento per dotarsi di un centro sportivo di proprietà. Però, chissà, nell'Anno XX dell'era Aureliana, stai a vedere che è la volta buona? Stai a vedere che dopo aver atteso 30 anni per uno scudetto non si possa aspettare altri 3, 4 per arrivare alla data fatidica del 15 luglio 2027 ammirando la grande bellezza di una cittadella dello sport? Avanti, chi offre di più. Però sbrigatevi perché è un'asta, conto fino a tre.