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Turchia, Erdogan attacca l’Uefa: “Discriminazione e linciaggio nei nostri confronti”

Il presidente della Turchia ha tuonato contro l’indagine aperta dall’UEFA per il saluto militare fatto dai giocatori della Nazionale alla fine delle gare contro Albania e Francia valide per le qualificazioni a Euro 2020: “E’ una campagna di linciaggio nei nostri confronti: si tratta di diritto naturale di salutare i soldati dopo una vittoria”
A cura di Alessio Pediglieri
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A distanza di quasi un mese dall'indagine aperta dall'UEFA nei confronti della Federcalcio turca dopo i saluti militari della Nazionale in occasione delle qualificazioni a Euro 2020, inneggianti all'invasione militare contro la popolazione curda, il presidente della Turchia, Erdogan si è scagliato contro gli organi mondiali del calcio: "Hanno abusato del loro potere producendo un atteggiamento discriminatorio nei nostri confronti".

La Uefa ha annunciato lo scorso 15 ottobre l'apertura di un'indagine disciplinare contro la Turchia. L'accusa è stata di  "provocazione politica" in seguito al saluto militare fatto dai giocatori nelle partite contro Albania e Francia, valide per qualificazioni a Euro 2020. Un gesto andato in diretta mondiale che ha suscitato indignazione in vari Paesi tra cui la Francia, dove diversi politici avevano già chiesto la cancellazione dell'incontro dopo il saluto eseguito dai giocatori nel precedente match contro l'Albania.

L?attacco di Erdogan all'UEFA

Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan adesso ha deciso di rompere il silenzio e passare al contrattacco nei confronti dell'UEFA: "Gli atleti che rappresentano il nostro paese all'estero sono vittime di una campagna di linciaggio dall'inizio dell'operazione e per questo respingiamo l'atteggiamento discriminatorio, ingiusto e politico nei confronti della nostra nazionale e dei nostri club.

Il ‘diritto' al saluto

Secondo il leader turco non vi è stata alcuna speculazione politica e tanto meno pressini nei confronti degli atleti turchi. E' stato un gesto spontaneo che a detta di Erdogan rappresenta "un diritto naturale dei nostri sportivi salutare i soldati dopo una vittoria". Ovviamente il contenzioso resta aperto perché l'atteggiamento di molti giocatori turchi – che hanno manifestato anche personalmente solidarietà militare come nel caso del romanista Under – ha evidenti risvolti di matrice politica

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