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Trezeguet: “L’Inter che espone lo Scudetto 2006 è folclore. Vlahovic? Chi non capisce cambi squadra”

David Trezeguet si è raccontato nel corso di un’intervista a Fanpage. L’ex attaccante della Juventus tra aneddoti e curiosità della sua carriera ha svelato anche il suo speciale incontro con Diego Armando Maradona dopo i Mondiali 2006: “È stato un momento unico”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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David Trezeguet oggi vive a Buenos Aires con tutta la sua famiglia. Dopo l'addio al calcio giocato, sta continuando il suo lavoro sempre nel mondo del football in attesa della giusta chiamata. Nel frattempo si aggiorna, visiona i talenti del domani senza perdere di vista il campionato italiano e la sua Juventus che per dieci anni l'ha visto protagonista entrando nella storia del club bianconero. In un'intervista a Fanpage, l'ex bomber della Vecchia Signora ha parlato di diversi argomenti partendo proprio dai suoi trascorsi con la Juventus.

"Tutto iniziò con un caffè a casa di Gianni Agnelli". Trezeguet ha spiegato l'importanza di indossare quella maglia. "Vincere è l'unica cosa che conta" non è soltanto uno spot ma è la mentalità Juventus che per Trezeguet oggi è la prima cosa da imparare per chi si avvicini all'universo bianconero: "Se questo non l'hai capito allora devi cambiare squadra". Nella sua vita nel calcio poi indimenticabile il ricordo di Diego Armando Maradona e di quel discorso che El Pibe de Oro gli fece al termine di Italia-Francia del 2006: "È stato un momento unico".

Trezeguet durante un evento FIFA.
Trezeguet durante un evento FIFA.

Cosa fa oggi David Trezeguet dopo l’addio al calcio giocato?
"Ho fatto diversi corsi da direttore sportivo perché credo che un ex giocatore possa dare un contributo ancora più importante da un punto di vista dirigenziale. Oggi il calcio viene gestito molto come se fosse solo un'azienda, meno dal lato sportivo che racchiude tutto un aspetto emotivo. Quindi ora aspetto la mia opportunità".

Oggi vivi in Argentina.
"Sì, a Buenos Aires. Mi mancava tanto più dal punto di vista umano che lavorativo, ma mi muovo tantissimo per lavoro, anche in Giappone. Voglio dare un contributo al calcio sotto l'aspetto umano: avvicinarsi al tifoso, trasmettere la cultura calcistica. È questa la realtà che più mi rispecchia".

Julian Alvarez è stato il tuo grande colpo, cosa pensi di lui?
"Julian ha dimostrato di essere interessante, poi è andato al City e all'Atletico. Oggi rappresenta quel prototipo di attaccante molto cercato, soprattutto capace di far gol che per un attaccante è quello che conta. Lo sta dimostrando in un contesto come quello di Simeone e dell'Atletico e in una squadra che corre. Mi sembra adatto al gioco del Cholo".

Chi stai seguendo oggi?
"Il River oggi sta giocando con due giovani interessanti, su tutti Colidio. Si tratta di un giocatore mobile che sa fare la prima e la seconda punta ed ha quello che l'Europa ha bisogno. Poi c'è Solari, che gioca al fianco di Colidio".

È il tipo di target che può adattarsi bene alla Serie A?
"Credo che in Italia il prototipo di giocatore più interessante a livello sudamericano e argentino sia Lautaro. Ha dimostrato subito di essere un attaccante unico. Le squadre europee vanno alla ricerca di questi giocatori, non per forza giovanissimi, ma che possano far guadagnare tempo a seconda di ciò che hanno bisogno".

Trezeguet agli inizi col Monaco.
Trezeguet agli inizi col Monaco.

Con Del Piero hai composto un tandem d’attacco tra i più forti d’Europa, vi sentite ancora?
"Con Ale ho un rapporto molto forte, ho vissuto 10 anni giocando insieme a lui".

Cosa vi lega di più?
"Abbiamo vissuto momenti belli, ma anche delicati come Calciopoli, in cui si è creato questo legame d'amicizia forte. Anche se non ci sentiamo molto spesso abbiamo un rapporto stretto".

Molti tuoi compagni della Juve del 2006 ricordano precisamente il momento in cui decisero di rimanere anche in Serie B.
"È stato un momento molto confuso dopo il Mondiale del 2006. Non si riusciva a capire benissimo questa vicenda che era più burocratica che sportiva. Venivano da un campionato che avevamo vinto in maniera straordinaria con Capello, Vieira, Cannavaro, Ibra".

Non fu una scelta facile.
"Credo sia stata una scelta molto individuale quella di restare in B per alcuni di noi. In quel momento la società era aperta affinché ognuno considerasse il proprio futuro. Ci siamo ritrovati a partire con una penalizzazione in Serie B da vincitori del precedente campionato di Serie A".

Trezeguet e Del Piero hanno composto uno dei tandem d'attacchi più forti d'Europa.
Trezeguet e Del Piero hanno composto uno dei tandem d'attacchi più forti d'Europa.

Cos'è che ha fatto la differenza in quella scelta?
"La forza di ognuno di noi è stata quella che nessuno avesse pensato molto a cosa fare. Ci siamo subito adattati nonostante un campionato competitivo con squadre come Napoli, Genoa, Piacenza, Brescia".

Com'è stata poi quella stagione?
"Deschamps ha gestito benissimo quel gruppo e il tifoso juventino – e non solo – ha avuto sempre un rispetto enorme verso di noi per essere rimasti in quella situazione. Non sono tanti i giocatori che farebbero questa scelta, che io poi in qualche modo ho anche replicato col River successivamente nel 2012".

L'Inter ha esposto in sede la coppa dello Scudetto 2006 tolto alla Juve in seguito ai fatti di Calciopoli.
"Lo sappiamo tutti, anche il pubblico interista: il campionato è stato vinto sul campo dalla Juve con una dimostrazione di forza superiore all'Inter. Le partite venivano giocate e quella Juve aveva una squadra mostruosa superiore anche alle varie Real, Barcellona e Bayern che quell'anno andavano forte".

Ti ha dato fastidio?
"Questo Scudetto che mostra l'Inter oggi è un qualcosa di folcloristico. Credo che tanti giocatori dell'Inter sapessero che la Juventus fosse superiore e meritasse di vincere quel campionato. Tutto il resto è solo folclore".

Trezeguet con Andrea Agnelli.
Trezeguet con Andrea Agnelli.

Che ricordi hai della famiglia Agnelli, da Gianni a Umberto.
"Ho conosciuto diversi personaggi della famiglia Agnelli. Con Gianni mi sono ritrovato a prendermi il caffè a casa sua e in poche parole mi ha fatto capire subito il mondo Juve. Bisogna vincere sempre, anche per tradizione di una famiglia vincente come la loro".

Si parla proprio di DNA Juve.
"Questo la Juve me l'ha trasmesso subito, negli anni ho avuto la fortuna di conoscere tantissimi campioni e di aver giocato con tre Palloni d'Oro: Zidane, Nedved e Cannavaro. Mi sono ritrovato in uno spogliatoio di 25-30 giocatori internazionali: è così che capisci quanto il livello sia alto".

È vero che ad inizio carriera dicevano che eri troppo magro per sfondare? Come hai fatto a superare i dubbi degli altri?
"Il giocatore sudamericano viene generalmente in Europa con questa idea di doversi sviluppare fisicamente. Poi quando si mette in linea con quell'idea dà qualcosa in più. In Europa il calcio è più sviluppato dal punto di vista delle strutture, di mentalità, di alimentazione. Chi lo capisce bene ne approfitta al massimo, come ho fatto io allenandomi diversamente approfittando del mio rendimento".

Spesso quando si pensa a Trezeguet, si pensa ad Henry. Com’è il vostro rapporto ancora oggi?
"Ho un rapporto molto forte con lui poiché è stato il mio primo amico, mi ha aiutato tantissimo al Monaco e per lui ho un rispetto enorme. Essere incompreso alla Juve ha sviluppato in lui una forza enorme in una squadra come l'Arsenal. Lì è diventato un giocatore rappresentativo, per i francesi storicamente non è facile imporsi in un campionato come l'Inghilterra".

Trezeguet e Henry sono cresciuti insieme al Monaco.
Trezeguet e Henry sono cresciuti insieme al Monaco.

E con i social? Sei presente ma sembri molto discreto nel modo in cui ti mostri.
"Sono molto discreto, faccio fatica quasi, mia moglie me lo dice sempre. Noto però che questa cosa di non essere molto presente sui social alla gente piaccia tanto. Sono riuscito a creare questa idea ma non ho la passione per i social".

Ci puoi raccontare cosa ha rappresentato per te Diego Armando Maradona?
"Diego continua a essere quell'icona popolare per gli argentini. Sicuramente quello che è successo negli ultimi anni qui con la vittoria del Mondiale 2022 e delle due Coppa America ha creato in Messi questo modello per le nuove generazioni, ma Maradona non potrà mai essere dimenticato. Qui non si considera solo il lato sportivo ma anche quello umano. Lui è quel classico sudamericano che fa gruppo. Un calciatore straordinario che rideva sempre e aiutava tantissimo i compagni dentro e fuori dal campo".

Con lui hai condiviso un incontro molto speciale e importante, se ce lo puoi raccontare…
"Io con Diego ho sempre avuto un rapporto forte avendolo conosciuto dopo la finale dei Mondiali 2006. Per me fu molto importante che un personaggio di quel calibro ti riconosca. Maradona al termine di quella finale venne a parlarmi: ‘Ricordati sempre che anche i migliori sbagliano'. Per me, che una cosa del genere te la dica Maradona, fu un momento unico".

Poi l'ha incontrato ancora?
"Negli anni quando me lo ritrovavo davanti parlavo di calcio, era un amante del calcio, aveva un rispetto per i calciatori enorme e poco importava che uno giocasse in Serie A o in categorie inferiori. Io sono cresciuto su quell'idea di calcio che aveva Maradona".

Trezeguet e Diego Armando Maradona durante un evento FIFA.
Trezeguet e Diego Armando Maradona durante un evento FIFA.

Ricordi cosa hai fatto con i tuoi primi guadagni da calciatore? Uno sfizio che ti sei tolto, un regalo che ti sei fatto…
"No, non ho mai avuto questa idea. Ho voluto investire, sono stato molto attento e grato per aver beneficiato di guadagni importanti. Ho dato priorità alla famiglia dando sicurezza a loro. Sicuramente oggi ne approfitto di più dopo il calcio giocato, godendo di una vacanza e di una mangiata in più, e di vivere gli amici. È una scoperta di ciò che ha lasciato un po' da parte, vedo tutto diversamente".

Cosa pensi della Juve attuale, credi che qualcosa non stia funzionando?
"Partiamo dal fatto che Juve storicamente ha sempre avuto questa idea che i conti si fanno alla fine. La verità, secondo le statistiche, è che la vera Juve non si sia ancora vista. In campionato deve migliorare, in Coppa Italia è passata e in Champions bisogna fare punti nelle ultime due partite. Degli infortuni, dei giocatori che si adattano, dei loro problemi personali, non gliene frega niente a nessuno. Alla Juve sei in una società che conta solo vincere, al pubblico juventino altro non interessa".

Ti aspettavi qualcosa in più?
"I nuovi magari non riescono a capire dove si trovano o cosa rappresenta la Juve a livello mondiale. Si perde tempo a giustificarsi tanto quando invece in bianconero l'unica maniera per dimostrare al pubblico qualcosa è vincere. L'attaccante deve fare gol, il resto al tifoso juventino non interessa. Questo va detto ai giocatori, alla società che ha avuto tanti cambiamenti importanti. Per fortuna dal punto di vista calcistico è tornato Chiellini, spero che abbia quello spazio importante nel club perché per il resto c'è tutta gente che non fa parte del calcio".

Vlahovic di recente ha avuto qualche screzio con i tifosi.
"Alla Juve bisogna trasmettere la fame di vincere, il resto conta poco altrimenti ti mandano via. È quello che ho imparato io da Agnelli a Moggi, Giraudo e Bettega. La Juve aveva trovato di nuovo una continuità nelle vittorie e ora è in quella fase in cui il pubblico ti aspetta. Sei in una società in cui puoi parlare, ma devi vincere e se questo non l'hai capito devi cambiare squadra".

Trezeguet reputa strategico il ruolo di Chiellini nella nuova Juventus.
Trezeguet reputa strategico il ruolo di Chiellini nella nuova Juventus.

Serve qualcuno che riesca a trasmettere il DNA Juve?
"Questo può fartelo capire uno come Chiellini, con tutto il rispetto gli altri sono imprenditori o altro. Se la palla non entra in rete e la situazione attuale non ti piace, devi andare in un altro posto. Chi è all'interno della Juve lo sa".

E su Thiago Motta? Credi stia trovando difficoltà?
"Io Thiago lo capisco, ha fatto bene, ma alla Juve il tifoso si aspetta la vittoria e basta, non vittorie con risultati eclatanti. Le partite contro le piccole in casa e fuori contano, tutto il resto di chi gioca con o senza voglia, non frega a nessuno. Quando vai a farti un giro a Torino alla gente non importa niente di te, loro vogliono solo e sempre vincere. L'aveva capito Conte: la Juve è la Juve, devi vincere punto e basta".

Chi invece sembra aver capito tutto è Thuram, oggi il top in Italia.
"È migliorato, evidentemente quando ti parlavo di scuola francese i tedeschi con lui sono andati su quella linea. È andato in una squadra in cui si è formato, poi all'Inter ha cambiato anche mentalità in un campionato diverso e più competitivo, anche più latino, con squadre che giocano diversamente. Oggi ha alzato il livello e fisicamente è un animale. Riesce a spostare i difensori e in più è diventato più cattivo sotto porta. Può migliorare ancora a livelli molto alti, diventando uno dei giocatori più importanti a livello europeo".

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