Trentalange si è dimesso da presidente degli arbitri: caos nell’AIA dopo il caso D’Onofrio
Terremoto nell'Associazione Italiana Arbitri. Si è dimesso infatti dalla carica di presidente dell'AIA Alfredo Trentalange. Una situazione per certi versi inevitabile, dopo lo scandalo legato al caso D'Onofrio che ha sollevato un vero e proprio polverone. La decisione è stata ufficializzata attraverso una breve nota, con le motivazioni che saranno rese di dominio pubblico in serata.
Una vita per il fischietto quella del classe 1957 di Torino che dopo la carriera da arbitro in campo, sia in Italia che a livello internazionale, dal 1989 al 2003, è rimasto nel giro dimostrandosi un abile dirigente. Nel 2021, è stato eletto alla presidenza dell'AIA, battendo Marcello Nicchi. La sua avventura dunque al vertice degli arbitri di casa nostra dunque si chiude dopo meno di un anno.
Questo il comunicato: "Alfredo Trentalange ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Presidente dell'Associazione Italiana Arbitri. Questa sera, alle 21, i Componenti del Comitato Nazionale incontreranno in videocall i Presidenti delle rispettive macro regioni per spiegare le ragioni della scelta".
Perché Trentalange si è dimesso da presidente degli arbitri italiani
Ma cosa ha portato alle dimissioni di Trentalange? Tutto nasce dal possibile coinvolgimento nella surreale vicenda D'Onofrio, il procuratore capo dell’Associazione Italiana Arbitri, arrestato per traffico internazionale di droga, nell’ambito dell’inchiesta della DDA di Milano. I vertici arbitrali nostrani hanno immediatamente preso le distanza da D’Onofrio, anche se sono emerse varie situazioni che li vedrebbero coinvolti.
Il capo del Procura della Federcalcio Giuseppe Chiné in occasione della chiusura delle indagini, che hanno portato ad approfondire anche la scalata di D’Onofrio ai vertici dell’AIA, aveva rilevato la presenza di “comportamenti disciplinarmente rilevanti” da parte di Trentalange a rischio deferimento, con successivo commissariamento dell’Associazione stessa. Secondo l’accusa, l’ex arbitro che aveva la diretta ed esclusiva responsabilità delle nomine, avrebbe omesso di verificare se D’Onofrio avesse realmente le carte in regola per ricoprire il ruolo di capo procuratore.
Un "comportamento omissivo, seguito da quello commissivo di proposta, che ha determinato la nomina del D'Onofrio”, quello di Trentalange secondo le carte, anche se l’ormai ex numero uno dell’AIA che inizialmente non sembrava propenso a dimettersi ha sempre ribadito la sua estraneità al tutto. In una nota aveva detto: "Ho preso atto con stupore e amarezza del contenuto della comunicazione inerente la chiusura dell'istruttoria della Procura Federale relativamente al caso D'Onofrio anche se è bene precisare che non si tratta di un deferimento a mio carico. In tal senso ho chiesto di essere sentito con estrema sollecitudine dal Procuratore, Dott. Giuseppe Chinè, non solo a mia tutela ma soprattutto nell'interesse di tutta l'Associazione Italiana Arbitri. Tengo a chiarire che non ho nessuna intenzione di dimettermi". Alla fine però ecco il dietrofront e le dimissioni, per un'AIA sempre più nel caos.