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Tra PSG e Mbappé volano ancora stracci: malgrado la condanna il club si rifiuta di pagare i 55 milioni

La Commissione Legale della Ligue 1, in prima istanza ha obbligato il PSG a dover pagare i 55 milioni di euro richiesti da Mbappé per gli emolumenti e i bonus non pagati, ma il club si è rifiutato e ha già fatto ricorso. La questione finirà in Commissione d’appello federale e poi davanti al Comitato Olimpico francese. Se sarà necessario si proseguirà oltre la giustizia sportiva, rivolgendosi al Tribunale del Lavoro.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il Paris Saint Germain deve risarcire Kylian Mbappé per un totale di 55 milioni, ovvero la cifra richiesta dal giocatore e che equivale ai bonus e agli stipendi mai elargiti dal club francese e regolarmente inseriti nell'ultimo contratto tra le parti prima del trasferimento al Real Madrid. Questa è la decisione in prima istanza attorno alla disputa legale tra l'attaccante e i parigini, apertasi in estate. Ma il PSG non ha ottemperato entro i termini richiesti (7 giorni) e ha già presentato ricorso, intenzionato a non fermarsi: se necessario si andrà oltre ai gradi di giustizia sportiva, fino al Tribunale del Lavoro.

La disputa legale, Mbappé vince in prima istanza: deve ricevere 55 milioni

Kylian Mbappé ha vinto ancora una volta una nuova battaglia legale nella sua oramai sempre più personale guerra contro la sua ex squadra, il PSG. Nella disputa legale sul pagamento di 55 milioni di euro, richiesti dalla stella della nazionale francese, la Commissione congiunta per le risorse della LFP – la Lega del campionato transalpino – ha ratificato la decisione in prima istanza della Commissione Legale, ordinando al club parigino di pagare all'attaccante del Real Madrid l'importo richiesto per bonus e stipendi non pagati. La decisione verrà ufficializzata nei prossimi giorni ma è stata presa e al momento il PSG è costretto o a sanare il debito, trovando tempistiche e modalità da concordare, o rivolgersi in appello.

La scelta del PSG: nessun pagamento, già pronto il ricorso

Ovviamente dal PSG continua la linea di intransigenza verso l'ex calciatore, sostenendo la linea difensiva del primo istante ovvero quella di essere parte lesa della scelta da parte di Mbappé di aver chiuso l'accordo con il Real Madrid già da tempo, ben prima dell'ufficialità del contratto. "Ora che la commissione d'appello ha confermato il parere espresso dalla commissione legale" hanno fatto sapere dal club, "il PSG ha deciso di portare la questione davanti ai tribunali competenti, pur continuando a cercare di trovare una soluzione amichevole con il giocatore". Dunque, di fronte alla decisione della Commissione Legale della Ligue 1, il PSG è già pronto a presentare un nuovo ricorso davanti alla Commissione d'appello superiore della Federcalcio francese (FFF). Questo però è l'ultimo passo che potrà fare il club all'interno della giustizia sportiva, poi – in caso di conferma della sentenza e del pagamento della somma a Mbappé – avrà altre due chance. La prima, restando nell'ambito sportivo, rivolgendosi al Comitato Olimpico francese che, però, andrebbe verosimilmente a confermare le decisioni precedenti, poi resterà unicamente la giustizia ordinaria con il Tribunale del Lavoro. Se anche in quel caso subisse sentenza avversa, il PSG rischierebbe tantissimo.

Perché Mbappé ha richiesto 55 milioni al PSG

La vicenda è legata a prese di posizioni ma anche a cavilli e clausole impugnate dai rispettivi studi legali relativi all'ultimo contratto prima del trasferimento in Spagna. Il PSG non ha pagato gli ultimi stipendi e i bonus che erano inseriti nell'accordo per un valore complessivo di 55 milioni, appellandosi al fatto che l'attaccante aveva stretto accordi e volontà di lasciare il club per il Real Madrid ben prima della naturale scadenza del contratto. Fatto per cui i parigini non avrebbero potuto usufruire appieno e fino in ultimo del contributo del giocatore, utilizzato sempre meno da Luis Enrique e al quale è stato contestato il famoso "bonus fedeltà". Dal canto suo, Mbappé ha sempre sostenuto che ci fosse da parte del club una sorta di mobbing preventivo al fatto che sarebbe andato via, pur ottemperando fino all'ultimo i propri impegni.

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