Totti racconta il Covid: “Solo a letto, tossivo minuto dopo minuto. Un incubo”
Febbre. Tosse. Ansia, perché il Covid quando ti prende non sai mai come va a finire. Isolamento e paura. E dolore fortissimo dentro, perché quel virus, che s'insinua e nemmeno te ne accorgi, attacca i polmoni e toglie il respiro, s'è portato via suo padre Enzo. Quando Francesco Totti ha scoperto di essere stato contagiato a inizio novembre ha capito subito che le frasi su ‘ma è solo una banale influenza‘ erano una fesseria. Gli effetti del coronavirus e le conseguenze che ti lascia addosso sono un'altra cosa. Comprendi quanto possa essere pericoloso e letale quando lo hai superato.
In Italia sono oltre 100 mila i morti stimati in un anno di pandemia e, ancora oggi, la situazioni è difficile, molto delicata per la situazione di emergenza sanitaria ed economica. Il ceppo originale e adesso le varianti sono un incubo che prima o poi finirà. Quello dell'ex capitano della Roma è durato quasi un mese e se ci ripensa gli vengono i brividi. Negli occhi puoi leggergli lo smarrimento che mai ha avuto nemmeno quando era sotto di 2 gol oppure si trovava a calciare un rigore decisivo. "Mo' gli faccio era cucchiaio…", disse quando con sfrontatezza e sicurezza dei propri mezzi beffò il portiere dell'Olanda. Col Covid, invece, rischi di non farla franca.
Ci sono voluti 24 giorni per guarire. Ho preso il Covid in una forma abbastanza aggressiva – racconta Totti nell'intervista al Corriere della Sera -. Mi è stata diagnosticata una polmonite bilaterale. Ho avuto febbre a 40°, tosse continua. Mi sentivo stanco e non avevo fame. A un certo punto la saturazione è scesa a 89-90 e avrei dovuto ricoverarmi ma ho rifiutato. Avevo paura, per quello che era successo a mio padre due mesi prima. Con i farmaci sono riuscito ad uscirne, ma è stata veramente dura».
Steso su letto, con la sensazione che gli fosse passato addosso un caterpillar. Totti non si era sentito così nemmeno quando gli avversari lo prendevano a calci e provavano a metterlo ko. Si alzava, faceva una smorfia poi riprendeva a correre e a far gol, replicando con le sue prodezze tecniche alle ‘attenzioni' che riceveva. Qualche volta ha perso il controllo (come in occasione dello sputo a Poulsen oppure del calcio a Balotelli) ma ha fatto ammenda per quegli atteggiamenti. Con il Covid, invece, ha accusato angoscia e consapevolezza di poter far nulla se non avere pazienza e augurarsi che passasse tutto quanto prima possibile.
Ho cercato di stare il più possibile a casa e curarmi con cortisone, antibiotici, eparina – ha aggiunto Totti -. Ero a letto da solo, in balia del tempo. Non reagivo… È stato un incubo durato quasi un mese. E quando ho visto che dopo una decina di giorni di farmaci e punture non mi passava ho temuto davvero.
Il coronavirus ha colpito tutta la sua famiglia anche se in maniera differente e in forma più lieve. Nel racconto di Totti c'è anche questo dettaglio. Come abbia mai potuto contrarre il virus non sa spiegarlo ma il distanziamento sociale e le precauzioni restano l'unico sistema migliore per provare a proteggersi.
I ragazzi si sono spaventati, anche loro tutti positivi, per fortuna asintomatici. Ilary, le tate, il giardiniere, tutti. Tutti quelli che mi circondavano l’hanno preso – ha concluso -. Non so come sono rimasto contagiato… tra foto, autografi, amici, non sai chi possa essere stato.