Tonali, il centrocampista completo che l’Italia aspettava. Ma non è il nuovo Pirlo
Non è il nuovo Pirlo, anche se per molti gli somiglia. Corini lo vede più simile a De Rossi. Lui si considera più una fusione tra il regista e un mediano alla Gattuso. È sfuggente, e i paragoni con i grandi del passato non aiutano a inquadrarlo. Perché Sandro Tonali è Sandro Tonali. Semplice. E semplice non vuol dire facile.
In questa frase c'è un senso del gioco che si deve al grande Ajax, all'Olanda che ha rivoluzionato il calcio negli anni Settanta. “Giocare un calcio semplice è la cosa più difficile del mondo” diceva Johann Cruijff. Tonali, in piena sintonia con quella visione, che a Brescia è già arrivata nei mesi in cui in campo convivevano Roberto Baggio e Guardiola, non ha la prontezza nel lancio che ha fatto di Pirlo un artista del pallone. È meno creativo, anche meno associativo. Per tenere insieme la squadra usa insieme i passaggi e i movimenti, con e senza palla. È qualcosa meno di un playmaker, qualcosa più di un mediano difensivo. Qualcosa di diverso e superiore rispetto alla somma delle due parti.
Dove gioca Tonali
Corini lo schiera come perno centrale del 4-3-1-2. Non è strano, nella Serie A attuale, vedere nel ruolo che un tempo si sarebbe definito del centromediano metodista, dei giocatori che nascono con caratteristiche diverse, delle mezzali adattate come Pjanic, Brozovic o Fabian Ruiz, per restare ai top club del campionato.
- Tonali è affiancato da due mezzali, Dimitri Bisoli e Romulo prevalentemente con Emanuele Ndoj come prima alternativa, alle spalle del trequartista. Corini gli chiede di abbassarsi quando la squadra costruisce l'azione da dietro. Tende a posizionarsi, in queste situazioni, appena dietro la prima linea di pressing. Corre il rischio di essere chiuso dagli attaccanti e dai centrocampisti avversari, ma se questo succede i difensori hanno pur sempre l'opportunità di giocare largo per i terzini, che rimangono piuttosto bloccati nell'avvio dell'azione, o calciare lungo per le mezzali che invece possono godere di maggiore libertà.
Il Brescia fa avanzare velocemente il pallone attraverso passaggi corti e combinazioni strette. In media, la squadra di Corini direziona in avanti il 40% dei passaggi. Tonali, naturalmente portato a velocizzare il flusso del gioco, è perfettamente funzionale alla strategia complessiva. Rapido nel passo e nel gesto tecnico, è infatti sesto in Serie A per passaggi chiave lunghi (1.1 a partita).
Unisce tecnica e fisico
Tonali è svelto anche di pensiero, e questo gli permette di orientare il corpo per ricevere il passaggio in posizione utile per poter continuare lo sviluppo dell'azione. Può cercare un compagno libero, può andare nello spazio palla al piede, può saltare l'avversario in dribbling. Non a caso è decimo, con Lautaro, Berardi, il compagno di squadra Ndoj e Mario Rui per falli subiti in Serie A.
Ma non gli manca la presenza fisica. Usa il corpo anche come scudo per proteggere il pallone nell'uno contro uno e può diventare un prezioso valore aggiunto nelle azioni di contropiede. In queste situazioni, infatti, servono giocatori che sappiano vedere gli spazi prima degli altri, creando i corridoi se necessario, che possano disallineare le difese infilarsi velocemente in quei buchi alle spalle della difesa. Tonali è uno di questi.
Perché non è un regista
Ma non è un regista. La definizione del ruolo, di per sé ibrido, segna più i margini di un compito, i confini di un modo di stare in campo. Non è la posizione a determinare il regista, è quello che materialmente fa. Quando ha il pallone tra i piedi, e quando ce l'hanno i compagni di squadra.
- Tonali, primo di squadra per passaggi chiave (1.9) e secondo per appoggi a partita dietro Sabelli (39.2 contro 42.2, dati Whoscored), gioca prevalentemente corto, molto più di interpreti più affermati dello stesso ruolo in Italia: Pjanic tenta il doppio di passaggi lunghi, Brozovic più del quadruplo.
Tuttavia non è tra i più cercati dai compagni. Contro la Lazio, ha ricevuto 25 passaggi, soprattutto da Mateju e Romulo (6 volte a testa). È la conferma che Tonali tende a occupare la zona di centro-sinistra, anche se il Brescia attacca prevalentemente partendo da destra. Nei 90′ contro la squadra di Inzaghi, Bisoli e Sabelli, che formano la catena di destra, hanno ricevuto 33 passaggi a testa. In tutta la squadra, solo Cistana (espulso), Torregrossa (uscito dopo il rosso al difensore) e Spalek (cambiato all'intervallo) hanno ricevuto meno palloni di Tonali. Un dato che la dice lunga.
L'importanza di Tonali nelle due fasi
La sua capacità di lettura veloce del contesto di gioco aiuta anche in fase di recupero del pallone. Il 4-3-1-2 porta il Brescia a difendere con linee strette, con più densità in zona palla. Tonali può mantenere la posizione e guidare una seconda linea di pressing oppure, contro avversari che attaccano con tanti uomini, diventare un terzo centrale aggiunto, formando una linea a cinque. Spesso, però, è fin troppo energico e questo lo porta a commettere 1.2 falli a partita, una fonte di possibile vantaggio per le squadre con calciatori particolarmente efficaci sui calci di punizione.
L'intuizione lo aiuta anche a mantenere la posizione, a capire in anticipo la direzione del pallone. Settimo in squadra per intercetti a partita, Tonali in molte occasioni garantisce un ribaltamento rapido dell'azione, essenziale per una squadra come il Brescia.
I margini di miglioramento
Mentalmente, poi, non si lascia negativamente condizionare dagli errori. Ha affrontato i cambiamenti, compreso il salto di categoria, con l'equilibrio che deriva dalla sicurezza di essere nel posto giusto. Ancora impreciso nei passaggi per la maturazione ad alto livello, in quanto ne sbaglia ancora più di uno su quattro, non riduce l'approccio energico alle due fasi che lo caratterizza dal primo all'ultimo minuto, nemmeno contro le grandi. In questo, rispecchia l'atteggiamento della squadra che rinuncia all'idea di snaturarsi e limitarsi a difendersi contro avversari più dotati e quotati.
Tonali, lungi dall'assumere stili o comportamenti da fuoriclasse, matura come il progetto di centrocampista completo che il calcio italiano stava aspettando. Ma nessuno ha ancora visto, né forse intuito, il disegno complessivo che sottende all'idea. Per ora è una bozza che sta prendendo forma. E davanti ha solo un infinito tendere, un naturale moltiplicarsi delle possibilità.