“Ti porto nello spogliatoio e ti violento”, la giovane calciatrice posta tutto sui social
Lei è Karolina Sarasua ed una calciatrice dell'Osasuna femminile, squadra femminile di calcio, che ha ricevuto l'ennesima violenza a sfondo sessuale e sessista. Questa volta non è stato un allenatore o l'avversario di turno ad accanirsi su di lei e sulle sue compagne mentre giocavano la partita contro la Nueva Montana, poi vinta 5-0, bensì i tifosi sulle tribune. Scene disgustose, frasi impronunciabili, offese indicibili, ma Karolina si è fatta coraggio ha trascritto tutto su un foglietto che poi ha fotografato e consegnato alla memoria dei social che nulla dimenticano.
"Ti porto nello spogliatoio e violento te e le tue compagne", ma anche "Alzati la maglietta e fammi vedere tutto", oppure "vi violenteremo tutte". Sono queste le frasi che sono piovute dagli spalti da parte di un gruppetto di tifosi, maschi, che assistevano alla partita, ma ce ne sono molte altre che Karolina ha deciso di annotare una a una per denunciare la violenza e gli abusi cui è stata sottoposta durante una semplice partita di pallone.
Una cosa semplicemente vergognosa, un atto inqualificabile, ma la decisione presa dalla giovanissima calciatrice, solamente 17 anni, ha già lasciato il segno perché quanto scritto e pubblicato è finito nel referto arbitrale e adesso ci saranno sicure ripercussioni anche a livello individuale per gli autori di quelle frasi ingiuriose. Ma poco conta, il problema è che nel calcio femminile permane un alone di sessismo, evidente. "Spero che questo tipo di insulti sparisca il prima possibile" ha fatto sapere Karolina che ha ringraziato tutti coloro che le hanno dato sostegno. "Non auguro a nessuno tutto ciò che io e le mie compagne abbiamo vissuto".
Non appena ha pubblicato il foglietto sui social, Instagram e Twitter, il contenuto è diventato di dominio pubblico e immediatamente virale. Karolina Sarasua ha ricevuto l'appoggio e il sostegno di tutti: dalla propria società, da quella avversaria, dalla Federazione. Ma non basterà per lenire il dolore, la sofferenza e l'umiliazione che sono state inferte a lei e alle sue compagne di gioco.