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Tchaouna racconta il dolore del razzismo: “L’arbitro non ha fatto niente, nessuno ha sentito”

Durante Twente-Lazio Tchaouna è stato costretto a uscire dal campo per essere diventato vittima di insulti razzisti: “. È la prima volta che mi succede, l’arbitro doveva intervenire”
A cura di Ada Cotugno
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C'è tanta rabbia dietro alle parole di Loum Tchaouna che per la prima volta ha provato sulla sua pelle il grande dolore del razzismo. La vittoria della Lazio in casa del Twente è stata macchiata da un episodio vergognoso che ha condizionato la gara del giocatore, costretto a uscire dal campo dopo essere stato ricoperto da insulti razzisti e ululati dal pubblico olandese. Nessuno è intervenuto, neanche l'arbitro: per lui quei momenti sono stati terribili e la rabbia è stata incontenibile, tanto da portare Baroni alla sostituzione per tutelarlo.

Tchaouna parla per la prima volta degli insulti razzisti

Il biancoceleste non potrà mai dimenticare quella serata e a SoFoot ha raccontato nei dettagli tutto quello che è successo. Tutto è accaduto dopo il secondo gol della Lazio, segnato da Isaksen poco prima della fine della partita, quando l'intera squadra stava festeggiando per la vittoria che sarebbe arrivata di lì a breve. In quell'occasione Tchaouna è stato preso di mira da alcuni tifosi olandesi che gli hanno rivolto insulti razzisti e ululati: "Avevamo appena segnato il secondo gol ed ero euforico. Mi sono congratulato con il mio compagno e a quel punto ho sentito gridare e arrivare dagli spalti versi come se fossero delle scimmie. Non capisco. Mi giro. L'arbitro è molto vicino a me. Mi avvicino a lui e gli chiedo se ha sentito quello che stava succedendo. Lui non ha fatto niente. Mi sono detto che non era possibile e mi sono arrabbiato".

L'arbitro non ha fermato la partita perché, a suo dire, non aveva sentito quanto era accaduto pur essendo vicino al giocatore. A quel punto Tchaouna è esploso per la rabbia e per il senso di ingiustizia che ha provato: "I miei compagni di squadra mi dicevano di calmarmi, ma non capiscono, perché non hanno sentito le urla razziste. L'arbitro poteva intervenire, avrebbe potuto parlare con il quarto uomo o il delegato di gara e fare qualcosa. Invece è rimasto lì, per questo l’allenatore mi ha sostituito. È la prima volta che mi succede. Non c'è posto per il razzismo nel calcio. I calciatori hanno cercato di portare avanti questa battaglia. Se c'è unità, se molti giocatori sbattono i pugni sul tavolo un po' di più, penso che possiamo vincere qualcosa. Ma anche le sanzioni sono troppo leggere per quello che sta succedendo".

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