Taider sommerso di offerte di aiuto, ma non è sul lastrico: ora racconta cosa è successo davvero
Ha destato molto scalpore l'intervista in cui ad inizio anno Saphir Taider aveva denunciato le proprie attuali difficoltà economiche, dopo aver rescisso dopo pochi mesi il contratto con l'Al-Ain, club saudita col quale aveva firmato nell'ottobre del 2020 dopo aver lasciato i Montreal Impact. "Ho ricevuto il pagamento degli stipendi per soli due mesi, novembre e dicembre – aveva raccontato il 29enne centrocampista algerino – Poi niente più da gennaio. Nel marzo 2021 ho contattato il presidente del club e mi ha promesso che avrei ricevuto gli stipendi, in ritardo. Ho aspettato fino al 21 agosto 2021 e poi ho rescisso il mio contratto, citando in giudizio il club davanti alla FIFA e ho vinto. Ora l'Al-Ain mi deve 6 milioni di euro".
La parte più sorprendente era quella relativa alle ristrettezze attuali, alla luce del fatto che parliamo di un giocatore che ha militato in squadre di Serie A come Bologna, Inter e Sassuolo, oltre al biennio nella Major League: "Ho perso tutto e non posso pagare l'affitto o le tasse scolastiche dei miei figli – aveva detto Taider – Ho provato a contattare il presidente dell'Al-Ain molte volte per ricevere i miei soldi, ma non ha mai risposto". Comprensibilmente, la vicenda ha avuto ampio risalto e molti colleghi del giocatore – tuttora svincolato – gli hanno manifestato supporto via social, così come gli sono arrivati parecchi messaggi di vicinanza e sostegno.
Ma le cose non stanno così: la verità è un'altra. È lo stesso Taider a raccontarla in una storia su Instagram in cui spiega cosa è successo: "Ciao, ho ricevuto molti messaggi di sostegno negli ultimi 2 giorni. Grazie ancora. Certe righe della mia intervista a Goal Arabia sono state sicuramente mal interpretate. Alla mia famiglia, ai miei figli ed a me non manca nulla grazie a Dio".
L'algerino chiarisce il senso delle sue dichiarazioni: "Volevo semplicemente riferirmi a certi giocatori o ad altre persone che purtroppo non possono sostenere le proprie famiglie, proprio per mancanza di rispetto, professionalità e onestà da parte di tanti club – come il mio ex club Al-Ain – che possono mandare in frantumi carriere, sogni e obiettivi non adempiendo ai propri obblighi finanziari e professionali. Questi club devono assumersi le proprie responsabilità ed essere fortemente sanzionati dalla loro federazione e dal loro Ministero dello Sport quando la FIFA li obbliga, come nel mio caso".
Il discorso fatto da Taider non era dunque riferito a se stesso, ma a persone con una posizione economica meno solida della sua, che si trovano loro malgrado a dover fare i conti con situazioni sgradevoli di questo tipo, con club che non onorano i contratti sottoscritti e li privano per mesi di qualsiasi introito. Il concetto viene ulteriormente precisato alla Gazzetta dello Sport, quando gli si chiede se quindi è tutto ok: "Gioco ad alti livelli da dieci anni, il mio era un discorso generale riferito a chi ha stipendi ‘normali’. Magazzinieri, preparatori, ragazzi dell’ufficio stampa. Io sono uno che crede ai contratti, punto. E stavolta non sono stati rispettati. Così come le persone. Lì invece si svegliano la mattina e ti dicono ‘Io oggi non ti pago'. Così non si fa, non è possibile lavorare senza stipendio".
Taider adesso non vede l'ora di tornare a giocare, magari nuovamente in Italia: "Perché no? Mi ha lasciato un segno, sono stato da Dio. Arrivai a Bologna a 18 anni nel 2011, ora che ne ho 29 sono pronto per una nuova sfida. Ho tanto da dare". Ma non per tirare avanti: da quel punto di vista l'algerino non ha nessun problema e vuole che si sappia.