Tacconi appena uscito dal coma: “Ho aperto gli occhi e ho visto mia moglie: ma sei morta pure tu?”
Stefano Tacconi migliora di giorno in giorno, seduta di riabilitazione dopo seduta, nel recuperare più possibile della persona che era prima dell'emorragia cerebrale che lo ha colpito due anni fa. La rottura di un aneurisma aveva spinto l'ex portiere della Juventus e della nazionale sul ciglio del sentiero finale della sua vita. "Ho visto la morte in faccia", dice Stefano, spiegando che adesso "è al 70-75%". Tacconi è stato in coma parecchi giorni in ospedale, poi si è svegliato e ha visto la sua Laura, che non lo aveva lasciato per un solo attimo: "Quando ho aperto gli occhi ho visto mia moglie: ma sei morta pure tu? Credevo di essere in paradiso. Anche se mi sa che io finirò all'inferno".
Stefano Tacconi ha un obiettivo: "Voglio aprire un ristorante e lo farò"
A 67 anni Tacconi guarda avanti con la motivazione molto forte di realizzare un progetto: "Certo che penso al futuro, solo che sono frenato da questi due – racconta a Repubblica indicando moglie e figlio – Voglio aprire un ristorante e lo farò, alla faccia loro. Specialità umbre, dalla porchetta in poi. Vino e cibo a 15 euro. Ci penso da quando mi sono risvegliato. Cosa mi manca? La libertà. Laura e Andrea sono due aguzzini…".
Il portiere perugino non ha perso niente del suo modo schietto di dire le cose. Gli chiedono del calcio di oggi: "È di una noia mortale. Sono tornato allo stadio per Juve-Napoli: una palla. Noi portieri eravamo dei pazzi, adesso sono tutti a modino e giocano con i piedi. Io appena avevo la palla la tiravo più lontano che potevo. Fare l'opinionista in TV? Sarei troppo scomodo. Ma li vedete? Sono tutti paludati, inquadrati, anche Adani. Fanno filosofia, ma il calcio è arte, anche se c'è ben poco di artistico da commentare".
Tacconi su Cassano e Balotelli: "Li avrei presi a calci in culo non so fino a dove"
Tacconi poi ne ha anche per qualcun altro, sempre senza peli sulla lingua: "Se avessi allenato Cassano e Balotelli li avrei presi a calci in culo non so fino a dove. Da dirigente, a quelli come Tacconi avrei detto di fumare e bere meno. Che poi è quello che mi dicono Laura e Andrea. Sono i miei dirigenti. Ero pazzo? Lo sono ancora. In ospedale dovevano legarmi al letto. Una volta sono scappato, mi hanno trovato al quarto piano. Dico grazie a tutti: la sanità pubblica mi ha salvato la vita".