Superlega, Fratelli d’Italia garantisce che i club italiani saranno liberi di aderire
La sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha aperto una breccia spezzando il regime di monopolio della Uefa. Ha definito la sfera d'influenza della Federazione, che s'era opposta duramente al progetto della Superlega minacciando pensati ritorsioni nei confronti dei club fondatori e aderenti, come "abuso di potere dominante" e di fatto lasciata aperta la possibilità che il mondo del calcio continentale abbia una struttura nuova in un futuro nemmeno tanto lontano.
Le reazioni al verdetto hanno riacceso il dibattito anche nei palazzi della politica italiana. Il senatore, Paolo Marcheschi (nella foto), responsabile del Dipartimento Sport di Fratelli d'Italia, ha accolto in maniera favorevole gli ultimi sviluppi auspicando che il pronunciamento dei giudici sia un'opportunità per "cambiare e rinnovare" e non terreno di scontro da parte dell'attuale sistema calcistico per barricarsi "a difesa di un assetto ormai palesemente inadeguato".
Fratelli d’Italia prende atto della sentenza della Corte di Giustizia Europea – le parole di Marcheschi a LaPresse – con la quale è stato ribadito il principio che anche nel mondo del calcio non possono prevalere posizioni monopolistiche, e che quindi questo settore deve uniformarsi ai principi della concorrenza e del libero mercato. In particolare, riguardo il progetto Superlega riteniamo che alle squadre di calcio debba essere garantita la piena libertà di aderirvi o meno in una logica appunto di libero mercato.
Come sarà la Superlega? Sarà solo un ambito alternativo a quello Uefa (e Fifa) oppure è possibile ipotizzare una forma di coesistenza? "Sarà il tempo a dire se questo progetto si affiancherà a quelli attuali" è la riflessione proposta dal senatore Marcheschi che punta l'attenzione sul altri aspetti della questione. Aspetti che la sentenza della Corte UE ha portato sotto i riflettori.
L'attuale sistema presenta criticità sia sul piano della scarsa produzione di talenti italiani sia su quello finanziario con un gravissimo indebitamento. È giunto il tempo di guardare a un cambiamento, o nel senso di un rafforzamento della dimensione sociale e culturale del calcio, ed allora bisognerà pensare a un maggior coinvolgimento dello Stato sottoforma di aiuti e sostegni, oppure lungo la strada dello spettacolo e del profitto il che significa puntare sui diritti tv e sulle sponsorizzazioni.
La strada è tracciata. Al netto di contratti in essere e della posizione attualmente dominante della Uefa, che ha messo in cantiere anche nuovi format (è il caso della Champions che dalla prossima stagione cambierà pelle o della Conference League che ha allargato la base di partecipazione alle coppe), difficilmente si potràsuper rispondere con una semplice levata di scudi dinanzi a istanze come quelle che nell'aprile 2021 e più ancora oggi hanno espresso volontà di cesura.
Che piaccia o meno – ha concluso il senatore di FdI -, la sentenza Ue ha messo in moto un processo ed i prossimi mesi saranno decisivi per capirne gli effetti da cui dipenderà il futuro stesso del movimento calcistico italiano. Far finta di nulla sarebbe non solo inutile ma aprirebbe a scenari preoccupanti per il calcio nazionale.