Superlega contro UEFA, cosa può succedere dopo la sentenza della Corte Europea: una rivoluzione
La data è segnata: giovedì 21 dicembre 2023, il giorno in cui la Corte di Giustizia dell'Unione Europea si pronuncerà sulla diatriba tra la cosiddetta Superlega e la UEFA. Un giorno che potrebbe cambiare per sempre il calcio europeo per come lo conosciamo, oppure quello in cui si consoliderà lo status attuale del pallone continentale? Risposte, ovviamente, non potranno essercene prima della sentenza. Al momento, infatti, vi sono solo indicazioni. Non vincolanti, ma concrete, che già si conoscono da tempo e che vedono le istituzioni comunitarie contrarie a competizioni sportive chiuse, come previste dal progetto iniziale della Superlega. Ma quel progetto, stando alla versione di A22 Sports Management (la società che gestisce gli interessi della Superlega), è cambiato. E non è detto che un "no" ad una lega chiusa possa equivalere ad un "no" alla creazione di un campionato europeo al di fuori dell'egida della UEFA.
Superlega, cosa può cambiare: i possibili scenari
La pronuncia della Corte di Giustizia dell'Unione Europea potrà fornire di base due scenari: il mantenimento dello status quo con la UEFA che rimarrebbe la sola entità governativa del calcio in Europa oppure l'apertura ad un nuovo sistema, con la nascita di nuovi soggetti e possibilmente di nuovi tornei, come appunto richiesto dalla Superlega e proposto da A22 Sports Management. Ma non sono le sole ipotesi plausibili, perché in ballo c'è anche la possibilità di una coesistenza:
- La Corte di Giustizia dell'UE dà ragione alla UEFA e legittima la sua posizione dominante
- La Corte di Giustizia dell'UE dà ragione alla Superlega contro il monopolio UEFA e apre alla creazione di un nuovo sistema di governo calcistico
- La Corte di Giustizia dell'UE riconosce la possibilità di creare un modello alternativo che possa coesistere con UEFA e FIFA, sulla base dei principi stilati nella risoluzione adottata dal Parlamento europeo
Per capire come si possa arrivare a queste tre possibili soluzioni, però, è il caso di ripercorrere quanto accaduto negli ultimi due anni e otto mesi.
UEFA vs Superlega: tutte le tappe della vicenda
La vicenda va avanti dal 19 aprile 2021, giorno in cui la Superlega venne annunciata all'intero mondo del calcio, salvo poi sgonfiarsi nel giro di qualche ora, con quasi tutti i club fondatori in ritirata. Solo in tre rimasero ufficialmente nel progetto, ovvero Real Madrid, Barcellona e Juventus. Una lista ridotta a sole due squadre, dato che lo scorso luglio la Juve ha annunciato di aver iniziato la procedura di uscita, lasciando dunque nel gruppo solo le due spagnole (i cui rapporti tra l'altro sono ai ferri corti per il caso Negreira). Nonostante la maggior parte dei club – 9 su 12, ovvero le sei inglesi, Inter, Milan e Atletico Madrid – abbia fatto dietrofront, i superstiti hanno battagliato in ogni sede legale per vedere riconosciuto il diritto a costituire una lega separata, accusando la UEFA di avere una posizione monopolistica nel calcio europeo. Così, dal Juzgado Mercantil di Madrid si arriva al deposito della procedura presso la Corte di Giustizia dell'Unione Europea il 27 maggio 2021. Secondo il parere (non vincolante) presentato dall'avvocato generale Athanasios Rantos, «le regole FIFA-UEFA in base alle quali qualsiasi nuova competizione è soggetta ad approvazione preventiva sono compatibili con il diritto della concorrenza dell’UE». Ma questo, appunto, è un parere. Il verdetto, arriverà solo giovedì.
Nel frattempo, la guerra legale è andata avanti in diverse altre sedi. Quelle sportive hanno visto dapprima i club "redenti" siglare un accordo con la UEFA, ma nel settembre 2021 l'Organo di Appello della massima entità calcistica europea ha dichiarato il procedimento contro le tre "ribelli" nullo. In precedenza, sempre dal Juzgado Mercantil di Madrid, era arrivata un'ordinanza per disporre appunto l'annullamento di ogni tipo di procedimento avverso a Real, Juve e Barca. Un anno dopo, nell'ottobre 2022, fa il suo ingresso un nuovo volto: quello di Bernd Reichart, amministratore delegato di A22 Sports Management, «società europea di promozione sportiva». Nel mese di novembre, incontra a Nyon i vertici della UEFA, guidati dal presidente Aleksander Ceferin, e alti rappresentanti di leghe nazionali, club, giocatori e tifosi. Come riportato dalla stessa UEFA, nelle due ore e mezza di incontro avute, «A22 afferma di non rappresentare i tre club rimasti» nel progetto che, però, viene esposto pubblicamente sotto una nuova veste nel febbraio 2023 con i «Dieci principi per un campionato di calcio europeo»: stavolta si parla di competizione più ampia (da 60 a 80 squadre), con principi meritocratici, senza membri permanenti e qualificazioni basate sui risultati nei tornei nazionali.
Il parere dell'avvocato generale e la risoluzione del Parlamento europeo
Se la Corte di Giustizia dell'Unione Europea dovesse accogliere quanto espresso dall'avvocato generale Rantos nei propri pareri non vincolanti, il quadro sarebbe quello del mantenimento dello status quo. Non solo infatti verrebbe confermata la posizione favorevole nei confronti della UEFA, ma negherebbe ai club di un'eventuale Superlega di «partecipare alle competizioni calcistiche organizzate dalla FIFA e dalla UEFA senza la previa autorizzazione di tali federazioni». Secondo l'avvocato generale, inoltre, «il mancato riconoscimento da parte della FIFA e della UEFA di una competizione sostanzialmente chiusa quale l’ESL possa essere considerato inerente al perseguimento di taluni obiettivi legittimi, in quanto mira a mantenere i principi della partecipazione basata sui risultati sportivi, delle pari opportunità e di solidarietà sui quali si fonda la struttura piramidale del calcio europeo nonché a contrastare fenomeni di doppia appartenenza».
Non sarebbe dunque solo un problema relativo al vecchio format della Superlega, ma anche ad un eventuale nuovo torneo come annunciato nei dieci principi di A22 Sports Management: «Le norme dell’Unione in materia di concorrenza non vietano alla FIFA, alla UEFA, alle loro federazioni o alle loro leghe nazionali di minacciare sanzioni nei confronti dei club affiliati a dette federazioni qualora questi ultimi partecipino a un progetto per l’istituzione di una nuova competizione che rischierebbe di pregiudicare gli obiettivi legittimi perseguiti da tali federazioni di cui essi sono membri», si legge nel comunicato della Corte di Giustizia dell'Unione Europea sulle conclusioni dell'avvocato generale nella causa tra Superlega e UEFA. Non va inoltre dimenticato che, nel novembre 2021, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla politica sportiva dell'UE opponendosi «fermamente alle competizioni separatiste» che pregiudicano i principi di «solidarietà, sostenibilità, inclusività per tutti, competizione aperta, merito sportivo ed equità».
Cosa chiede la Superlega alla Corte di Giustizia dell'UE?
Va ribadito, però, che la "nuova" Superlega ha abbandonato il format chiuso con i membri permanenti, proponendo un sistema diverso con più divisioni, fatto di promozioni e retrocessioni, legato ai risultati ottenuti dai club nei tornei nazionali. Ma leggendo i pareri dell'avvocato generale, «la vera problematica nel caso di specie riguarda la possibilità per tali club di istituire una propria lega e di pretendere, allo stesso tempo, di continuare a partecipare all’ecosistema calcistico della FIFA e della UEFA, nonché alle competizioni da esse organizzate». E se invece questo, per la Corte di Giustizia dell'Unione Europea, non dovesse essere un problema? Lo stesso avvocato Rantos, d'altronde, vede uno spiraglio: «Nulla impone agli organizzatori di una nuova competizione indipendente di creare il loro progetto sulla base di un modello organizzativo analogo a quello della UEFA e della FIFA». Una scissione vera e propria, in sostanza, ma non è questo quello che propone A22 Sports nei suoi dieci punti.
È qui che si può giocare ancora una partita sul caso Superlega. Abbandonata ogni velleità di lega chiusa ed elitaria, tenendo dunque conto dei principi enunciati nella risoluzione adottata dal Parlamento europeo nel 2021, la nuova competizione proposta da A22 potrà prendere corpo? Anche senza abbandonare l'ecosistema attuale e, in quel caso, trovando un modo per coesistere con l'UEFA e far partecipare le proprie squadre ai campionati nazionali? Tutto dipenderà da ciò che i 15 giudici della Corte di Giustizia dell'UE decideranno in merito alla posizione dominante della UEFA nel mercato calcistico europeo, accusata dai club superstiti della Superlega di detenere un monopolio, contro le norme della stessa Unione Europea. Le sei questioni pregiudiziali poste dal ricorrente (European Superleague Company S.L.) ai giudici vertono appunto su questo:
– «Se l’articolo 102 TFUE debba essere interpretato nel senso che vieta un abuso di posizione dominante in base al quale la FIFA e la UEFA stabiliscono nei loro statuti […] che è richiesta una previa autorizzazione da parte di tali enti, ai quali è stata attribuita la competenza esclusiva di organizzare o autorizzare competizioni internazionali per club in Europa, affinché un’entità terza istituisca una nuova competizione paneuropea per club come la Superlega».
– «Se l’articolo 101 TFUE debba essere interpretato nel senso che vieta alla FIFA e alla UEFA di imporre nei loro statuti […] una previa autorizzazione da parte di tali enti, aiquali è stata attribuita la competenza esclusiva di organizzare o autorizzare competizioni internazionali in Europa, affinché un’entità terza possa istituire una competizione paneuropea per club come la Superlega».
– «Se gli articoli 101 e/o 102 debbano essere interpretati nel senso che vietano un’azione da parte della FIFA, della UEFA, delle loro federazioni che ne sono membri e/o delle leghe nazionali diretta a minacciare l’adozione di sanzioni contro i club che partecipano alla Superlega e/o i loro giocatori per la dissuasione che potrebbero generare».
– «Se gli articoli 101 e/o 102 TFUE debbano essere interpretati nel senso che sono con essi incompatibili le disposizioni degli articoli 67 e 68 dello statuto della FIFA in quanto identificano la UEFA e le federazioni nazionali che ne sono membri come «proprietari originali di tutti i diritti derivanti dagli incontri (…) sotto la rispettiva giurisdizione», privando i club partecipanti e qualsiasi altro organizzatore di competizioni alternative della titolarità originaria di tali diritti, assumendosi la responsabilità esclusiva della loro commercializzazione».
– «Se, qualora la FIFA e la UEFA […] vietassero o si opponessero […] allo sviluppo della Superlega, l’articolo 101 TFUE debba essere interpretato nel senso che tali restrizioni alla concorrenza potrebbero beneficiare dell’eccezione stabilita in detta disposizione, dato che la produzione è circoscritta in maniera sostanziale, la comparsa sul mercato di prodotti alternativi a quelli offerti dalla FIFA/UEFA è protetta e l’innovazione è limitata, precludendo formati e modalità ulteriori, eliminando la concorrenza potenziale nel mercato e limitandola scelta del consumatore».
– «Se gli articoli 45, 49, 56 e/o 63 TFUE debbano essere interpretati nel senso che una disposizione come quella contenuta negli statuti della FIFA e della UEFA […] costituisce una restrizione contraria ad alcune delle libertà fondamentali sancite in tali disposizioni, richiedendo una previa autorizzazione di tali enti per l’istituzione da parte di un operatore economico di uno Stato membro di una competizione per club paneuropea come la Superlega».
La risposta, la conosceremo giovedì mattina. Il giorno in cui il calcio europeo potrà restare per com'è o cambiare per sempre.