Suarez, l’avvocato dell’impiegata indagata a Fanpage.it: “L’idea che fosse raccomandato c’era”
Cinzia Camagna, impiegata dell’Università per stranieri di Perugia, è tra gli indagati nell'inchiesta della Procura di Perugia sull'esame farsa di Luis Suarez, sostenuto lo scorso 17 settembre presso l'ateneo umbro. Accusata per falso in atto pubblico, ha materialmente elaborato il diploma – seguendo le indicazioni dei superiori, come svelato da alcune intercettazioni – per poi affidarlo nelle mani della commissione esaminatrice prima che quest'ultima lo consegnasse a Suarez al superamento della prova. Giuseppe Innamorati, avvocato difensore di Cinzia Camagna, ha raccontato la sua versione dei fatti a Fanpage.it.
"La dottoressa Camagna è un’impiegata di livello B4 – ha spiegato – e ha eseguito quanto gli è stato richiesto dai suoi superiori senza sapere che fosse un’operazione non regolare". Il legale della donna specifica come il documento predisposto dalla Camagna, dal suo punto di vista, non debba essere considerato come un vero certificato: "Un documento diventa tale quando è firmato dai commissari. Da parte della signora c'è stato l’adempimento di una richiesta effettuata dai superiori con l'inconsapevolezza far parte di un’operazione irregolare, secondo quanto contestato dai pm. Rispetto alla contestazione che le è stata fatta, ai pm la signora ha spiegato di non avere consapevolezza di un’eventuale operazione irregolare".
Innamorati ha sottolineato l'estraneità della donna nella vicenda, dato che non aveva alcun compito organizzativo all'interno della commissione esaminatrice: "È un impiegato esecutivo. È entrata con un ruolo da portiere all’Università degli Stranieri di Perugia e non sapeva che questo signore fosse spalleggiato e mandato all’Università degli Stranieri dalla Juventus". Sull’esito dell’esame ha aggiunto: "Nessuno è fesso, non è che la signora fosse così ingenua. L’esito dell’esame si poteva immaginare, vista la precedente risonanza della presenza di Suarez".
Uno degli aspetti da chiarire resta quello relativo alla predisposizione di un certificato che avesse già al suo interno un voto ancor prima dello svolgimento dell'esame di Suarez: "Era possibile che una volta emesso, anche con un esito negativo, sarebbe stato poi stracciato e quindi la procedura avrebbe avuto il suo prosieguo con la comunicazione della bocciatura. La signora ha realizzato subito il tutto in modo tale che nell’immediatezza dell’esame fosse stato possibile consegnare il diploma".
La richiesta di formulare subito un certificato è arrivata tramite il superiore della donna: "L’idea che fosse raccomandato ce l’aveva. Lei ha preparato il diploma con il minimo dei voti su richiesta del suo superiore. Era pronto con il voto già messo per consegnarlo subito: questo non accade a tutti, ma solo nei casi più disperati (ad esempio una coppia di anziani che doveva tornare in Australia). Il documento è stato predisposto prima per avere la sicurezza che fosse pronto nell’immediatezza".
L'impiegata dell'Università è indagata per falso, ma secondo il legale della donna quello predisposto non può essere giudicato come un atto pubblico perché non ancora firmato da nessuno: "Si tratta di una richiesta del dirigente, che chiede di stampare un certificato con il minimo voto. È la prima volta che accade ma non era necessariamente illegale, perché la signora poteva cestinarlo in caso di esito negativo. Quello prodotto non era un documento, dato che non era firmato. La falsificazione, se si vuole parlare di falso in atto pubblico, è avvenuta dopo quando il documento è stato firmato dai commissari".