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Luis Suarez e il caso della cittadinanza italiana

Suarez alla Juve, la gaffe di Paratici: “Sui siti specializzati aveva passaporto italiano”

La Juventus aveva trovato l’accordo totale con Luis Suarez il 30 agosto senza però accertarsi, se non in un secondo momento, con il diretto interessato sul possesso del passaporto comunitario indispensabile per la fumata bianca. Fabio Paratici infatti ha rivelato nell’interrogatorio alla Procura di Perugia che inizialmente si era affidato a “siti specializzati” per verificare lo status del Pistolero.
A cura di Marco Beltrami
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Dagli stralci dei verbali dell'interrogatorio di Fabio Paratici alla procura di Perugia, in merito al caso dell'esame farsa di Suarez, è emerso che la Juventus aveva di fatto trovato l'accordo totale con il bomber. Il dirigente bianconero ha infatti dichiarato, come riportato da La Nazione, che c'era l'intesa su cifre e durata del vincolo che avrebbe dovuto legare il Pistolero alla Vecchia Signora. Il tutto però senza verificare con il diretto interessato o il suo entourage, se non in un secondo momento, lo status comunitario del giocatore e l'eventuale possesso del suo passaporto europeo, ma fidandosi solo di "siti specializzati". Una situazione a dir poco curiosa.

Paratici, la gaffe di mercato nell'accordo con Suarez

Nell'interrogatorio dell'11 novembre davanti al procuratore capo di Perugia Cantone, Fabio Paratici ha rivelato che la Juventus aveva già raggiunto il 30 agosto l'accordo con Luis Suarez, in uscita dal Barcellona. "L’interlocuzione consentì di raggiungere un accordo del valore di circa 7,5 milioni di euro netti, comprensivi di un bonus di 1,5 milioni, compresi bonus più difficili da raggiungere fino a un totale di 10 milioni di euro". La notte porta consiglio e nell'occasione portò alcuni dubbi nella mente di Paratici che si chiese se Suarez fosse realmente in possesso del passaporto comunitario. La Juventus infatti aveva già raggiunto il limite di extracomunitari e non avrebbe potuto tesserare altri giocatori non "europei".

Ecco allora il messaggio inviato dal dirigente al fiscalista del calciatore "Una pregunta por hacer seguro: luis tiene pasaporte comunitario tambien verdad ("una domanda per essere sicuri: Luis ha il passaporto comunitario vero?") con la risposta perentoria "Buenas dias Fabio. No tiene pasaporte europeo" ("Buongiorno Fabio, non ha il passaporto europeo"). 

Il verbale di Paratici nell'interrogatorio sul caso dell'esame Suarez

Ma come è stato possibile per la Juventus trovare l'accordo con il calciatore senza accertarsi del suo status comunitario, fondamentale per il suo ingaggio? A chiarire il tutto ci ha pensato lo stesso Paratici sottolineando quella che può essere considerata anche una "leggerezza", ovvero il ricorso a siti "specializzati", senza rivolgersi inizialmente proprio al giocatore o al suo entourage, contattato solo in un secondo momento. Queste le dichiarazioni dello Chief Football Officer: "La trattativa la chiudiamo il 30 agosto. Noi eravamo convinti, perché questo dicevano i siti specializzati che il calciatore avesse cittadinanza comunitaria e in particolare italiana in quanto aveva moglie e figli italiani ed era in Europa da 11 anni".

Da qui è partita poi la macchina per l'ottenimento dei documenti necessari, con l'uomo mercato della Juventus che ha rivelato di aver mollato la presa sul Pistolero intorno al 12-13 settembre, quando ci si è accorti che i tempi sarebbero stati troppo lunghi per l'ottenimento del passaporto (aspetto su cui indaga la Procura per approfondire le eventuali fughe di notizie). Una conferma del tutto è arrivata anche dalle dichiarazioni della ministra dei trasporti Paola De Micheli, contattata proprio da Paratici per delucidazioni sulle pratiche per l'ottenimento del passaporto e ascoltata dalla Procura: "Mi contattò, mi pare il 3 settembre 2020, forse nel corso della mattinata. Mi disse che la Juve sta comprando Suarez e che l’accordo era quasi fatto. Paratici mi spiegò che non aveva il passaporto italiano, non si erano accorti che non aveva il passaporto comunitario, cosa che era emersa a trattativa quasi conclusa e che quindi il requisito della cittadinanza era indispensabile per il buon fine dell’operazione".

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